I Passaporti dei Promessi Sposi: Fabio Dodesini è Don Rodrigo, il protagonista antagonista
"Io non ho paura: sono superiore!"
Fabio Dodesini ha indossato i panni di Don Rodrigo, il protagonista antagonista, colui che si oppone alle forze del bene con prepotenza e cattiveria, convinto del suo potere e quindi dell’impunità delle sue nefande azioni. Lo ha fatto nel progetto creativo di Poalo Vallara "I Passaporti dei Promessi Sposi" che offre una lettura diversa del capolavoro del Manzoni. Una lettura che tutti possono apprezzare visitando la mostra allestita in Torre Viscontea a Lecco, accessibile sino a domenica 7 novembre (oggi e domani dalle 14 alle 18 e domenica dalle 10 alle 18).
I Passaporti dei Promessi Sposi: Fabio Dodesini è Don Rodrigo, il protagonista antagonista
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I Passaporti dei Promessi Sposi: don Rodrigo
Sono tutti invidiosi; perché sono bello, ricco, imparentato con i grandi di Spagna. Io so stare a tavola, cavalcare destrieri, la mia cantina non è mai sprovvista di Amontillado; la mia cucina è ricca di cinghiali e cervi. Non mangio mica quelle schifezze che masticano i vari Tramaglino; missultini, arborelle! Quando gli va bene, quelli ingoiano un cappone, o un vecchio manzo avvizzito, e lo chiamano per darsi un tono “stufato”. Le loro case puzzano di fuliggine, le mie stanze e i miei vestiti, invece, profumano di essenze che mio cugino, l’elegantone, ordina dagli speziali di Venezia; i miei mantelli sono di velluto cangiante, i miei stivali di cuoio bulgaro: sono, insomma, indubbiamente un individuo superiore.
Certo molte volte mi prende una rabbia: basta uno sguardo insolente, una parola ironica di chi mi sta vicino, e penso che voglia mettere in dubbio la mia superiorità. Sia esso un paria o un galantuomo, la mano corre subito alla spada. Qual nobile arte è il duello, quale eroico modo di morire! Lo dissi anche nell’orazione funebre per quell’amico di mio padre, ucciso in duello da un mercante zotico, di nome Ludovico. Lui non lo sa, ma io mi ricordo bene la sua faccia, anche se ha osato venire in casa mia, protetto dal saio. per chiedermi di lasciare perdere quell’operaia, Lucia: faceva l’umile, ma io l’ho provocato apposta, sapevo benissimo chi avevo di fronte. E, infatti, alla fine non ha saputo trattenere la sua insolenza: l’ho cacciato con un calcio nel sedere, e uno più sonoro gliel’ho fatto dare tramite mio zio dal Padre Provinciale: è finito a Rimini!
Adesso dicono che ho la peste, ma è uno scherzo di quel farabutto di Griso: vorrebbe farmi fuori per derubarmi. Ma la peste se la prenderà lui. Io non ho paura: sono superiore!