Cultura

I Passaporti dei Promessi Sposi: gran finale con il Cardinal Borromeo di Ceppi

Con il simbolo di un Cristianesimo puro e ispirato, rappresentato nel capolavoro Manzoniano dal Cardinal Borromeo, si chiude il nostro viaggio alla scoperta dei personaggi de  "I Passaporti dei Promessi Sposi"

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Con il simbolo di un Cristianesimo puro e ispirato, rappresentato nel capolavoro manzoniano dal Cardinal Borromeo, si chiude il nostro viaggio alla scoperta dei personaggi de  "I Passaporti dei Promessi Sposi", il progetto creativo di Paolo Vallara che si è concretizzato nella mostra allestita in Torre Viscontea a Lecco (accessibile sino alle 18 di oggi, domenica 7 novembre). A impersonare il patriarca milanese cugino di S. Carlo e venerato nel XVII secolo come un santo egli stesso e Giulio Ceppi.

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I Passaporti dei Promessi Sposi: Ceppi

Emanare serenità colla fede: il fato mi ha riservato un elevato destino. Il confronto con il mio Santo cugino è di sprone, ma sobbolle nel mio animo il timore: ne sarò all’altezza?
Fin da piccolo mi fu suggerita la strada che avrei dovuto percorrere. Morto mio padre quando avevo tre anni, la intuivo negli accenni degli zii; benevoli precettori mi confermavano con esagerati complimenti che non la donna, ma la filosofia sarebbe stata la mia sposa: “mente profonda” … “piccolo Aristotele” …
Ancora oggi, avendo rinunciato alle consolazioni del matrimonio, la contemplazione delle Arti e lo studio di rari codici, nella mia Biblioteca, sono il balsamo nei momenti di solitudine.
Mi chiedo se la comunione col divino sia conseguibile per un principe qual sono, anche se confido nella gratitudine mista a consolazione che i semplici trovano nel mio magistero.
I miei pari, invece, malati nel corpo dal troppo e nello spirito dal troppo poco, si chiedono “Perché lo fa, perché l’ha fatto? Certo per un motivo meno nobile di quello che dichiara”. Non hanno letto Boiardo: “Io sono e sarò sempre quel ch’io fui, e se altro esser volesse, io non potrei.”
Sono tempi difficili. Tra pestilenze, guerre e carestie, tutti chiamano il mio soccorso: ambasciatori, parroci, artefici e mercanti. Sempre più difficile mi è trovare il tempo per rifugiarmi nella mia Isola che scintilla sul Verbano. Quando ne sento di più la mancanza, allora ringrazio Dio di avermi concesso l’ambrosia di poter essere fratello con tutti e capace di perdonare: se avessi dovuto conoscere il male che alberga sulle strade polverose o nelle stamberghe umide, se la canfora e la violetta con cui mi profumavano i vestiti fosse stata scacciata dal letame dei cascinali, allora non so di quale sovrano sarei stato scudiero.

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