Verdone è sempre Verdone... anche col Covid, anche in isolamento: spettacolo al Film Fest
Don Davide ha strappato a Verdone la promessa di intervenire alla quarta edizione: Lecco è avvisata, il Lecco Film Fest sta già pensando a futuro.
Verdone è sempre Verdone, anche in collegamento da casa, anche quando è uno “spettatore”. Avrebbe dovuto essere il super ospite della terza edizione del Lecco Film Fest, ma il Covid l’ha bloccato a Roma. Tuttavia non ha voluto disattendere alla promessa fatta e ieri, sabato 9 luglio 2022, si è collegato in streaming prima con il cinema Aquilone per la presentazione di “Ordet”, il film di Carl Theodor Dreyer, e poi con Piazza Garibaldi dove ad attenderlo c’erano oltre 500 persone.
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Verdone è sempre Verdone... anche col Covid, anche in isolamento: spettacolo al Film Fest
Sul palco di Piazza Garibaldi a dialogare con il regista Gianluca Arnone, coordinatore editoriale di Fondazione Ente dello spettacolo; Marina Sanna giornalista e critica cinematografica della Rivista del Cinematografo, Ciro d’Emilio, regista e naturalmente Don Davide Milani che per primo ha offerto una lettura del film “Ordet”, scelto proprio da Verdone per sottolineare il tema del festival “Luci della città”.
“Nel film la fede dei protagonisti non ha a che fare con l’esistere, è fatta di riti, di riti, di parole, almeno fino al miracolo finale, che non è solo il ritorno in vita della protagonista, ma il ritorno alla fede del marito, che avviene perché lui partecipa al miracolo, perché è attaccato alla vita, come mostra la scena finale del bacio, cosi carnale, scena chiave del film. Molti anche i riferimenti cristologici, il folle si chiama Johannes, come Giovanni, proprio colui che nel suo Vangelo ci avvisa che “in principio era il verbo”, cioè la parola, e Ordet significa parola; compie spesso il gesto di scrivere per terra, come faceva Gesù quando era attaccato”.
Verdone ha invece spiegato perché ha scelto questo film
“Vidi il finale per sbaglio, ad un cineclub. Mi colpì così tanto che lo affittammo in 16mm per vederlo. È un capolavoro assoluto. Dreyer ha la capacità di ipnotizzare gli spettatori con il suo modo di girare, i personaggi che si muovono con lentezza e sempre la voce della natura in sottofondo, in questo caso il vento. Dreyer usa tre soli coli colori, il bianco, il nero ed i grigio, ma è il più bel bianco e nero che io abbia mai visto”.
Il "mezzo miracolo"
Arnone ha poi chiesto al regista se gli fosse mai capitato di assistere girando un suo film ad un miracolo e la domanda traghetta i presenti dalle riflessioni su Dreyer alla vita artistica di Verdone che ha ricorda un “mezzo miracolo” accaduto mentre girava “Ma che colpa abbiamo noi” (2003): “All’inizio del film, durante la seduta di psicoterapia di gruppo, la psicanalista che era una signora in età, muore. Chiesi all’attrice che la interpretava, un’ottantacinquenne, di resistere senza respirare per alcuni secondi mentre come prevedeva il copione tentavano di rianimarla. Do il ciak e tutto va secondo i piani: quando la signora è stesa sul divano Claudia Gerini improvvisamente urla “è morta, è morta davvero!”. Mi avvicino e non c’è polso, chiamiamo un ‘ambulanza e intanto dagli altri teatri di posa arrivano altri attori e cominciano a dire “ma che davvero avete un attore morto?”, qualcuno suggerisce che il film porta jella… poi a un certo punto mi passano una telefonata: è il primario dell’ospedale che mi avvisa che si trattava di morte apparente e mi passa la signora che mi dice: “Ma che è successo, perché siete agitati? Lei mi ha chiesto di essere morta e io sono un’attrice diligente”. Insomma abbiamo fatto un “Ordet” comico”.
E gli aneddoti non sono finiti qui
Don Davide Milani ha chiesto a Verdone di raccontare l’ormai celebre bocciatura all’esame di Storia e critica del cinema, inflittagli da suo padre, che era il suo professore perché come gli disse una volta a casa “non mi andava che si dicesse che ti avevo favorito”. “Io ero preparato su tutto, tranne il cinema del Nord Europa, gli chiesi di farmi interrogare dagli assistenti sul neorealismo, ma già lui era contrario. La mattina dopo gli assistenti non c’erano: mi chiamò per primo e mi chiese? Esatto: Dreyer e io avvicinandomi “Fellini, Fellini” e per tutta risposta lui “mi parli di Pabst” e io “il neorealismo, il neorealismo” e lui: “si ripresenti la prossima volta””.
Verdone scrittore
Marina Sanna ha invece sollevato li velo su Verdone scrittore e in particolare su “La carezza della memoria” (Bompiani – 2021) in cui l’autore si è messo a nudo e su “Vita da Carlo” la serie Tv per cui sta scrivendo la seconda stagione. Il libro come è noto nacque durante il lockdown dal fortuito ritrovamento di uno scatolone contenente molti ricordi. “Ero a casa, in attesa dell’intervento alle anche, ho spostato una scatola che aveva sigillato nel trasporto precedente il mio compianto segretari e si è sfasciata. Sono usciti cimeli, foto, agendine, occhiali. Ognuno mi ha suggerito un capito. Sì, mi sono messo a nudo, perché non avrei dovuto? La mia casa non ha muri, non mi vergogno delle mie debolezze”. E cosi Verdone ha raccontato anche con commossa tenerezza la sua storia d’amore con Maria F. una prostituta di cui si innamorò a 23 anni: “Se c’è stata una storia d’amore pura, fu quella”, ha detto, rimandando per il finale al capitolo sul libro.
La crisi delle sale
Ciro d’Emilio ha invece acceso la sua attenzione sulla situazione attuale del cinema e sulla crisi delle sale. “La crisi c’è. I ragazzi sono drogati di serie preferiscono guardarsele al cellulare: “sto sul letto mio, stipo quanto voglio” dicono. E questo è un fatto di cui dobbiamo prendere atto. Ma sapete chi gliela deve dare una mano alle sale? I registi. Bisogna fare buoni film, non correre dietro ai finanziamenti. Si sta lavorando tanto, non trovo un tecnico, un microfonista: stanno tutti lavorando e hanno l’agenda piena. I film stanno in sala 10, 7 giorni e poi via, di corsa a farne un altro. Ma il pubblico, se lo deludi, non torna. Si fanno film ancora anni novanta: la sfida è saper raccontare la realtà di oggi, che è molto complicata”.
Regali al pubblico
Poi Verdone ha fatto due regali al pubblico: un cameo di Don Alfio, uno dei suoi personaggi, ed ha mostrato una foto di Dreyer con dedica a suo padre. “Mi è sempre capitato cosi: quando ha molto amato un personaggio sono sempre riuscito ad incontrarlo, e in qualche modo è così anche stavolta”.
Don Davide ha infine strappato a Verdone la promessa di intervenire alla quarta edizione: Lecco è avvisata, il Lecco Film Fest sta già pensando a futuro.
Chiara Ratti