Travolse e uccise la 19enne Chiara Papini: in carcere Samuele Mellace
Non solo omicidio stradale e omissione di soccorso: il giovane è stato condannato anche per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti.

E' entrato in carcere alle 13 di oggi, mercoledì 22 settembre 2021 Samuele Mellace, il 23enne di Lecco che il 21 maggio del 2020 in via Papa Giovanni XXIII nel rione di Castello travolse sulle strisce pedonali la diciannovenne Chiara Papini. La giovanissima, dopo una notte in Terapia Intensiva all'ospedale di Varese dove era stata trasportata in condizioni disperate aveva chiuso gli occhi per sempre. Una tragedia assurda: Mellace, risultato poi positivo al narco test, subito dopo l'incidente non si era fermato a soccorrere la diciannovenne ma si era allontanato ed era stato poi rintracciato dagli uomini della Questura. Stamattina gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecco lo hanno arrestato eseguendo l'ordine di carcerazione emesso ieri dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecco.
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Ubriaco travolse e uccise la 19enne Chiara Papini: in carcere Samuele Mellace
Mellace deve scontare sei anni e mezzo di carcere per un cumolo di pene. Il 22enne, nel novembre del 2020, era stato condannato a 5 anni e mezzo di carcere dal Gup del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore per omicidio stradale con omissione di soccorso. Non venne riconosciuta l’aggravante di guida in stato di ebrezza, mentre gli venne contestata quella di guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Al giovane vennero concesse le attenuanti generiche. La condanna è stata poi confermata nell'aprile di quest'anno dai giudici della Corte di appello di Milano. Inoltre è stato condannato anche per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti.
L'incidente
Chiara, quella maledetta sera stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con amici quando era stata investita sulle strisce pedonali. Pochi attimi dopo l’incidente in via Papa Giovanni XXIII era arrivata una sua amica che l’aveva riconosciuta e si era precipita a casa ad avvisare la mamma Maria e il fratello Fabio che si erano precipitati subito sul posto dove già c’erano i sanitari che la stavano soccorrendo.
"Sua madre avrebbe voluto avvicinarsi per tenerle la mano, ma probabilmente il personale sanitario, sapendo le condizioni in cui versava Chiara, aveva preferito tenerla lontana - ci aveva raccontato il papà della diciannovenne - Io sono giunto poco dopo, quando era ormai sull’autoambulanza. All’ospedale di Varese arrivammo intorno alla mezzanotte. Il trauma di Chiara era tale da non consentire un intervento chirurgico, bisognava solo aspettare. Alle 2 riuscimmo a parlare con un neurologo. I dottori hanno l’obbligo di dire la verità, ma forse perché è una verità che non si vuole sentire o perché in quel momento non si riesce a recepirla io chiesi: “Nelle condizioni di mia figlia quanti sopravvivono? Uno su cento?”. Il medico mi rispose: “Neppure uno su mille”. A quel punto capimmo che l’avevamo persa".
La donazione degli organi
Un dolore straziante accompagnato dall'ultimo generoso geto della donazione degli organi. "E' stata una scelta di Chiara. Ne aveva parlato con la madre. Per me è stata una decisione sofferta, era difficile pensare che il corpo di mia figlia potesse essere svuotato... Ma ha dato una possibilità di vivere a tante persone, tanti giovani, bambini addirittura. Chiara era generosa, un po’ di lei vivrà in tutti loro. Ci hanno detto che ci diranno l’età e la regione di residenza dei trapiantati, magari potremo entrare in contatto con loro e incontrarli".