Studenti, professori e genitori in piazza per chiedere "Priorità alla scuola"
"Il 25 settembre saremo in piazza per esigere con forza Priorità alla Scuola, perché la scuola non è l’ultima cosa a cui pensare, il fanalino di coda tra le priorità del governo e delle istituzioni"
Studenti, professori e genitori in piazza per chiedere "Priorità alla scuola". L'appuntamento, annunciato da "Assemblea Priorità alla Scuola Lecco" è in programma per il prossimo 25 settembre 2020.
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Studenti, professori e genitori in piazza per chiedere "Priorità alla scuola"
Salve, siamo alcuni studenti e studentesse, professori, professoresse e genitori di Lecco e, così come tutta la società, anche noi siamo pronti a ripartire. Ma siamo davvero pronti? La scuola è veramente pronta per ricominciare? La scuola riparte, ma ciò non basta. La problematicità non è affrontare il primo giorno, ma poter sostenere un intero anno scolastico. Il piano scuola messo in atto dal Ministero non farà altro che aumentare le disuguaglianze socioeconomiche tra individui, famiglie e territori; un piano che renderà la didattica a distanza un elemento strutturale invece che prettamente emergenziale. L'incapacità di organizzare l'apertura della scuola in presenza, in sicurezza e in continuità è una responsabilità che sembra ricadere solo sui genitori o sui lavoratori; in realtà è un problema che attraversa trasversalmente tutta la società. L’emergenza sanitaria Covid-19 ha nettamente esacerbato problemi già esistenti e radicati da anni all’interno della società e, in particolare, all’interno del mondo della scuola. È sufficiente pensare a criticità come la dispersione scolastica: la media italiana, già grave precedentemente alla pandemia, era del 14,5%; con la didattica a distanza in alcune aree si è raggiunto il picco del 27,1%. Inoltre, bisogna evidenziare che il 24% delle famiglie italiane non dispone di una rete internet, il 9,3% delle quali per l’alto costo del collegamento. Altro dato importante: il 33,8% delle famiglie in Italia non ha computer o tablet in casa, il 57% deve condividerne almeno uno tra i membri della famiglia. Si tratta di dati molto preoccupanti e critici, sui quali è d’obbligo fermarsi a riflettere: si è davvero pensato alla didattica a distanza come metodo per sopperire o addirittura sostituire una didattica in presenza? La risposta è sì ed è stato fatto proprio per sfuggire ad un ripensamento della scuola, per scappare da un rinnovamento del sistema, ormai vetusto e legato a modelli antiquati e novecenteschi. Vogliamo che sia garantita una didattica veramente funzionale e inclusiva, anche grazie ad un'innovazione e una formazione orientata alla digitalizzazione, che non lasci in disparte chi è più fragile. La didattica a distanza ha dimostrato come il diritto allo studio sia fortemente dipendente dalla situazione socioeconomica dell’individuo: gli studenti e le studentesse che non disponevano di dispositivi tecnologici sono stati lasciati indietro o addirittura penalizzati; rivelando anche specularità e affinità, già problematiche, quali frontalità e modalità nozionistica ad esempio, con una didattica cosiddetta “normale”. L’epidemia e il lockdown ci hanno permesso di poter pensare davvero alla scuola in un’ottica innovativa, diversa. Partendo dal modo di insegnare, abbandonando il vecchio modello di didattica avente una struttura frontale e un modus operandi fortemente nozionistico. La scuola deve essere ripensata, deve essere cambiata. Si è avuta la possibilità di farlo. Non si tratta tuttavia dell’unico campo in cui si sarebbe potuto avere un margine di innovazione: ponendo più attenzione sulle strutture che ogni giorno noi studenti e studentesse, professori e professoresse, lavoratori, lavoratrici e genitori frequentiamo, perché parte fondamentale della quotidianità. Occupandosi dunque dell’edilizia scolastica. Il dato italiano è di una scuola su tre a norma. Inaccettabile, soprattutto pensando che il 49% delle scuole ha il certificato di collaudo statico e solo il 39% possiede quello di agibilità e abitabilità. Nell’ottica della pandemia la situazione cambia notevolmente: si sarebbe dovuto agire sull’edilizia, incentivando maggiormente un piano di investimento, in modo incisivo per poter scongiurare o quantomeno ridurre al minimo il sovraffollamento delle classi e di conseguenza la possibilità di contagio all’interno degli istituti scolastici. Ciò non è avvenuto. Ci si è limitati a imbastire una didattica a distanza, che oltre ad annichilire i rapporti umani durante le lezioni, li azzera anche durante le ore di studio e di confronto extrascolastiche. Si sarebbe dovuto pensare alla creazione di spazi, ad esempio aule studio, tuttora assenti, da usare in ore pomeridiane, nelle quali studenti, professori, lavoratori e genitori avrebbero potuto confrontarsi, discutere, in totale sicurezza; spazi che avrebbero portato sicuramente un incentivo alla socialità, già attualmente ridotta. Si è avuta la possibilità di ripensare e di cambiare la scuola. Si è presentata ed è stata sprecata, rifugiandosi nell’asetticità di una didattica che non è didattica. Per questo il 25 settembre saremo in piazza per esigere con forza Priorità alla Scuola, perché la scuola non è l’ultima cosa a cui pensare, il fanalino di coda tra le priorità del governo e delle istituzioni.
Assemblea Priorità alla Scuola Lecco