Le dimissioni di Marco Galbiati, una grave perdita per la scuola
Marco Galbiati è stato un presidente certamente esuberante, con piglio imprenditoriale, portatore di energie fresche e innovatrici, capace di mettere Casargo in una rete di eccellenze. Per capirlo bisognava avere intelligenza, umiltà e buonafede. Sembrerebbe che siano mancate tutte e tre.

Di Giancarlo Ferrario
Marco Galbiati si è dimesso da presidente della scuola alberghiera di Casargo. Lo ha fatto perché estenuato e schifato da continui attacchi strumentali e pusillanimi rivolti alla sua gestione e alla scuola. È una grave perdita per il sistema della formazione professionale, poiché sono indubitabili il rilancio e la qualità educativa che il Galbiati ha portato.
Di lui non citiamo il curriculum e i successi, poiché sono noti a tutti. Così come evitiamo di citare i personaggetti che lo hanno indotto a gettare la spugna, essendo figure tanto sbiadite quanto ignote, e spesso anche sanzionate dal voto contrario degli elettori.
Tuttavia ci preme dire che la classe politica lecchese segna ancora una pessima figura, condizionata da qualche poveruomo afflitto da ottusità, incapacità, malafede e rancori misti ad invidia. Non è una questione di destra o sinistra, badate bene. Galbiati fu scelto dal presidente della Provincia Flavio Polano (csx), confermato dal successore Claudio Usuelli (csx e cdx assieme), riconfermato da Alessandra Hofmann (cdx) e difeso dal consigliere Agnese Massaro (PD) e Mattia Micheli (Lega).
Il punto è che figure minori e trasversali, magari bravi a mettere morose negli enti locali o a reclamare di non essere stati assunti come direttore dell’alberghiero qualche anno fa, riescono a infestare, corrodere e indebolire ciò che di buono si riesce a mettere in campo per la cosa pubblica. Riescono a far scappare persone per bene e fanno questi giochetti sulla pelle dei nostri ragazzi, se è vero che quando parliamo di scuola parliamo del loro futuro. Marco Galbiati è stato un presidente certamente esuberante, con piglio imprenditoriale, portatore di energie fresche e innovatrici, capace di mettere Casargo in una rete di eccellenze. Per capirlo bisognava avere intelligenza, umiltà e buonafede. Sembrerebbe che siano mancate tutte e tre.
Ora la presidente Hofmann ha per le mani una partita non facile. Può darla vinta al partito del tanto peggio tanto meglio, e far sì che la scuola si trasformi nuovamente in un bivacco di interessi parentali e di occasioni per scroccare una cena e un calice, fregandosene dei ragazzi. Oppure può dare ottima prova di sé, come sta facendo su molti dossier, sbugiardando con i numeri le false e subdole accuse di questi mesi e scegliendo un uomo al comando che prosegua nell’azione di rilancio, con una nuova dose di energia che dia un orizzonte agli studenti e lo tolga per sempre ai sabotatori in esercizio permanente.
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