Dimissioni di Marco Galbiati, Piazza: "Qualcuno dovrebbe vergognarsi"
"Perdiamo una persona buona che ha fatto del bene, gratuitamente, che si è rimboccato le maniche per la comunità di tutti, che ci ha provato con i limiti che tutti abbiamo ma senza il limite di chi è povero dentro"

Di Mauro Piazza, consigliere regionale
C’è da capirlo Marco Galbiati. Perché arriva un momento in cui il lavoro del sordido sorcio contro la costruzione di qualcosa di buono diventa non solo fastidioso ma non più tollerabile. E uno si chiede “ma chi me lo fa fare”, con un po’ di amarezza e di sconforto. Non più tollerabile soprattutto per le persone perbene, oneste intellettualmente, cariche di positività, increduli davanti al meschino, al micragnoso, al tanto peggio tanto meglio, all’ottuso.
Serve oggi ricordare che Marco è padre con un legame speciale con la scuola, che è un imprenditore di successo, che è membro del cda di uno dei più grandi fondi di investimento italiani, che presiede una grande associazione di beneficenza, che non troverete qualcuno non abbia aiutato? No, non serve, perché chi lo ha estenuato ha il profilo di derelitto, di ominicchio e finanche quaquaraquà, di ombra invidiosa. Serve ricordare quanto fatto per la scuola, in un periodo difficilissimo, e con quanta qualità lo ha fatto? No, non serve, perché, ciò che splende non può essere visto da occhi gretti e accecati da pregiudizio.
Perdiamo una persona buona che ha fatto del bene, gratuitamente, che si è rimboccato le maniche per la comunità di tutti, che ci ha provato con i limiti che tutti abbiamo ma senza il limite di chi è povero dentro. Qualcuno dovrebbe vergognarsi, ma dubito che abbia la dignità di questo sentimento.
È una giornata dove sembra che la bandiera di chi lavora di cuore per gli altri sia arretrata di un metro. Eppure anche da questo impariamo che la correttezza, la testa alta, gli occhi che non hanno vergogna di guardare e la parola che non ha paura di dire ciò che si fa sono la bussola, il dono, l’esempio che dobbiamo dare, certi che sarà prima o poi contagioso. La schiena dritta sulla strada principale è un privilegio che l’untuoso ricurvo che striscia nell’anfratto ombroso non conoscerà mai.
Mauro Piazza
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