Coronavirus: Api Lecco chiede alla politica di tutelare le imprese
“Le istituzioni devono pensare anche al lavoro di migliaia di persone”
n questi giorni di emergenza in Italia, a causa del Coronavirus, Api è in prima linea a fianco delle aziende per cercare di affrontare in modo razionale e concreto questa emergenza imprevista. “Come Api ci siamo prontamente attivati nell’inviare alle nostre associate l’Ordinanza del Ministero della Salute e le indicazioni su come comportarsi nei confronti dei dipendenti e dei visitatori esterni” dichiara il Presidente di Api Lecco, Luigi Sabadini.
Coronavirus: Api Lecco chiede alla politica di tutelare le imprese
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Nonostante le imprese associate abbiano messo in pratica tutti i provvedimenti di prevenzione, hanno riscontrato queste problematiche: autisti che non consegnano o ritirano merce in Lombardia per timore di essere contagiati, merce ferma non ritirata nella “zona rossa” perché le imprese in quella zona sono state costrette a chiudere, clienti esteri molto allarmati della situazione nella nostra regione che non vogliono venire in Lombardia o credono che le nostre aziende siano chiuse.
Andrea Beri Consigliere di Api Lecco titolare della Ita spa di Calolziocorte
“La situazione è già complicata – spiega Andrea Beri Consigliere di Api Lecco titolare della Ita spa di Calolziocorte -, anche le mie aziende in Lombardia e Veneto stanno avendo difficoltà in questi primi due giorni di ritorno al lavoro dopo l’esplosione del Coronavirus in Italia. Il Governo sta adottando soluzioni per la prevenzione della salute dei cittadini, ma non ha tutelato quella parte industriale dell’Italia che contribuisce in gran parte al Pil italiano: non sono stati presi provvedimenti per tutelare imprese e lavoratori. Quest’eccessivo allarmismo ci ha reso vulnerabili agli occhi dei nostri partner esteri. Come Api abbiamo già contattato i nostri rappresentati politici del territorio a Milano e Roma per porre l’attenzione su questo tema per cercare di aiutare e non mettere in difficoltà le imprese lombarde. Non tutti possono lavorare in smart working, la merce viene consegnata fisicamente”.