Vietare la montagna ai lecchesi è come togliere loro la libertà
Giacomo Zamperini: "Oltre che alle giuste norme di prevenzione dal coronavirus, esiste un più sottile disagio fisico e psicologico che colpisce soprattutto i nostri anziani ed i nostri giovani, reclusi in casa da ormai due mesi"
Devo dire con rammarico di essere rimasto basito di fronte alla presa di posizione di alcuni sindaci, compreso Virginio Brivio, nel voler vietare la passeggiata in montagna attraverso delle ordinanze che reputo illegittime. Concordo certamente con il Prefetto di Lecco, Michele Formiglio, che da profondo conoscitore delle istituzioni e persona di buonsenso legata alla realtà, ha deciso di intervenire su questi atti amministrativi liberticidi.
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Infatti, non si riesce a capire con quali presupposti giuridici il sindaco di Lecco abbia deciso di emettere questa ordinanza che chiude i nostri sentieri, i nostri boschi e le nostre montagne. Non esistono i requisiti della contingenza e dell’emergenza necessari a legittimare questo genere di atto amministrativo che, dunque, appare insensato ed illogico, oltre che a mio avviso illegittimo. Invito ad esprimere pubblicamente una posizione alternativa da parte di alcuni sindaci che certamente non condividono questa posizione o da parte del Presidente della Provincia di Lecco che, su questa decisione scellerata, avrebbe potuto e dovuto smarcarsi dalla Giunta di centrosinistra del Capoluogo che, peraltro, non perde occasione per attaccare sul nulla Regione Lombardia, dimenticandosi che è stato proprio il Governo Conte a consentire l’esercizio fisico all’aperto, senza alcun vincolo e restrizione, tranne quelle raccomandate per ogni altro genere di attività.
Mi chiedo su quali basi scientifiche il sindaco abbia preso questa decisione, visto che né l’Istituto Superiore di Sanità né tantomeno il comitato tecnico voluto dal Governo hanno evidenziato preoccupazioni simili. Se l’intento era quello di evitare assembramenti, forse avrebbero dovuto immaginare che, conseguentemente a questa decisione, i cittadini cercheranno di occupare lo spazio verde cittadino, riversandosi nei parchi e sul lungolago. Togliere la montagna ai lecchesi equivale a togliere loro la libertà.
Infine, ricordando che il diritto alla libertà di movimento è sancito dalla nostra Costituzione e non dovrebbe essere proprio il Partito Democratico a metterlo in discussione per un suo piglio personale, quello che davvero mi fa innervosire, come giustamente evidenziato da alcuni miei concittadini, è che si trattino i lecchesi come degli bambini viziati e sciocchi, incapaci di prendersi cura di loro stessi e degli altri: fino ad oggi, abbiamo mostrato tutti quanti un grande senso di responsabilità, certamente maggiore delle più rosee aspettative. Quindi mi piacerebbe che il sindaco si fidasse un pochino di più dei cittadini di Lecco, che certamente starebbero attenti ad attuare comportamenti virtuosi senza creare situazioni di pericolo sui sentieri e nei punti di ristoro, ed un pochino di meno di chi lo ha così mal consigliato.
Oltre che alle giuste norme di prevenzione dal coronavirus, esiste un più sottile disagio fisico e psicologico che colpisce soprattutto i nostri anziani ed i nostri giovani, reclusi in casa da ormai due mesi. Molti medici con i quali mi sono confrontato, concordano nel pensare che potrebbero essere anche gravi le conseguenze ad un periodo così prolungato di tempo, senza potersi muovere liberamente. Quindi, chiederei al sindaco di rivedere questa decisione, ritirare l’ordinanza, ed affidandosi al buonsenso dei lecchesi perchè sono certo siano molto meno sprovveduti di come gli si voglia dipingere
Giacomo Zamperini, già Consigliere Comunale di Lecco e Dirigente Regionale di Fratelli d’Italia.