La Giunta di Lecco immaginata fuori dagli schemi e dagli stretti canoni della politica.
Gioco semiserio sulla Giunta che dovrà guidare il Comune per la ricostruzione dopo gli effetti del Coronavirus. Come nei tempi antichi tornerebbe utile un «governo dei migliori» con figure di primo piano

In un periodo di malattia, di paura, di luce fioca, di sentimenti contraddittori e di schizofrenie, non ci possiamo sottrarre dal dire qualcosa sulla medicina di cui avrà bisogno la nostra Lecco alla fine di questa emergenza. Lo facciamo nei modi di una provocazione che non ha pretese divinatorie, ma coltiva almeno quella di «campanello», più o meno d’allarme. E ci mettiamo un po’ di idrolitina e di paradosso, senza appoggiarci troppo ai principi che altrimenti, per dirla con Longanesi, rischiano di piegarsi.
Finito il tempo dei tamponi, avremo a che fare con una città diversa, inghiottita da una crisi economica e sociale mai vista prima, con progetti e programmi da ripensare totalmente sotto il segno di un «manifesto della rinascita».
Davanti a una prova da brividi compiliamo, qui e ora, la lista dei nomi per una «giunta dei migliori», simulando che possa essere la sola in grado di portare la barca al largo, su lidi che vadano oltre i ponti, senza affondare.
Non è l’aristocrazia di liceale e aristotelica memoria, ma piuttosto un appello al buonsenso e al pragmatismo che potrebbero essere i doni più preziosi lasciati dalla pandemia, sia per chi deve mettersi a disposizione sia per chi deve votare.
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La giunta immaginata fuori dagli schemi e dagli stretti canoni della politica
Alla cultura laica e religiosa: don Davide Milani (Prevosto della città); ai servizi sociali Luciano Gualzetti (presidente Caritas Ambrosiana); alla salute e prevenzione: Carlo Signorelli (professore ordinario igiene e sanità pubblica, già assessore provinciale e per altro inserito nel comitato scientifico regionale che prepara la Fase 2); al turismo: Franco Gattinoni (patron di Gattinoni Viaggi)/Fabio Dadati (presidente Lariofiere, già assessore provinciale); ai lavori pubblici: Gigi Colombo (presidente Colombo Costruzioni)/ Roberto Castelli (Presidente Pedemontana); alle relazioni istituzionali e Università: Vico Valassi (non servono specifiche); all’urbanistica e patrimonio: Giulio Ceppi (archistar nella taske force del Governo che dovrà ripensare la scuola); al bilancio: Francesco Puccio (vicepresidente ordine commercialisti e politicamente figlio d’arte); allo sviluppo economico e commercio: Peppino Ciresa (presidente Fondo di garanzia commercianti e past president di Confcommercio, nonché panettiere da generazioni, e dal pane si riparte sempre); alla scuola e formazione: Maria Grazia Colombo (presidente Agesc); all’ambiente e rifiuti: Marco Peverelli (ex direttore generale Silea); ai giovani, sport e bandi europei: Mauro Gattinoni (ex direttore API Lecco); alle risorse umane e polizia locale: Corrado Valsecchi (assessore, fondatore di Appello per Lecco ed ex direttore del personale di grandi gruppi); ai grandi eventi e rapporti con la città metropolitana di Milano: Francesca Colombo (direttore Biblioteca Alberi Milano, già Sovrintendente Maggio musicale Fiorentino); Segretario generale: Virginio Brivio (Sindaco in carica).
Lo sappiamo, è un piatto ricco, e finanche con qualche imbarazzo per la scelta. Impossibile, direte. Pura fantasia, ci bolleranno i tecnici e i legulei e i «cencelliani». Eppure, amici, basterebbe compulsare gli annali del Consiglio comunale e delle giunte del secolo scorso per scoprire che su quegli scalcagnati scranni sedevano i figli della più bell’acqua della città, imprenditori, professionisti, esponenti del mondo cattolico e sindacale. Mentre ora, provare per credere, vi basti assistere a una seduta dell’assise comunale per cogliere al volo a che punto siamo arrivati.
E il sindaco? Beh, si potrebbe pensare, sapendo che si tratterà non di un’avventura ma di un’impresa, a chi dall’impresa viene: un Lorenzo Riva (presidente Confindustria) o un Daniele Nava (imprenditore e già Presidente della Provincia, se vogliamo qualcuno che mastichi già di amministrazione pubblica); ma forse sarà bene che rimettano in piedi l’economia. O a chi dalla politica viene, se questa avrà ancora cittadinanza come profetizza il nostro Marco Calvetti, un Mauro Piazza (consigliere regionale, instancabile tessitore di dossier); ma forse è bene che rimanga a presidiare ciò che della Regione resterà.
Tuttavia, ci pare di poter dire che con un’orchestra di quel livello forse non sarà poi così determinante il direttore, sempre che viga la concordia per il bene comune e non ci sia qualche assolo di troppo visto il nutrito numero di primedonne.
Il Governo dei migliori
Insomma. Abbiamo sognato un po’, sapendo che alla fine il «governo dei migliori» ha poca cittadinanza tra le pieghe della democrazia, come forse è giusto che sia.
A proposito dei nomi di Giunta che leggerete tra qualche mese, Marco Calvetti ha «promesso» il contributo di un programma innovativo fondato sul principio della rinascita, per attuare il quale, al di la dei giochi più o meno letterari, occorreranno figure nuove, fresche, intraprendenti, un mix tra l’espressione dei partiti e profili che abbiano già dimostrato di saperci fare nel loro campo, con forti declinazioni al femminile.
Certamente, a urne scrutinate, i nomi degli assessori saranno molto diversi da quelli dell’album che oggi abbiamo voluto collezionare. Un bagno di realtà, che pur tuttavia speriamo possa essere l’emergere di qualcosa di buono, se è vero che il meglio è nemico del bene. Dalla giunta dei migliori al trionfo dei peggiori, il passo è breve. E l’unica barriera che può evitarlo è la vostra scheda elettorale.