«Per favore non portate via i fiori dalla tomba di nostro figlio, questi gesti aggravano il nostro dolore».
Il messaggio accorato – messo nero su bianco e appeso alla tomba di Giovanni Giarletta, vice responsabile del soccorso alpino morto in un tragico incidente in montagna – è rimasto purtroppo inascoltato. Non c’è pietà né civiltà nel gesto di chi commette un furto in un camposanto, nella fattispecie il Monumentale, nel cuore della città. Un comportamento ignobile (che peraltro è anche un reato) aggravato dal fatto che è stato compiuto malgrado la preghiera di due genitori (il padre Antonio Giarletta, noto penalista del foro di Lecco e la madre Carmela De Maio, ex infermiera del Manzoni) che non possono fare altro per il loro ragazzo, se non ricordarlo con un fiore.
Furto sacrilego a Lecco: “Rubare fiori dalla tomba di nostro figlio aumenta il dolore che già proviamo”
Come detto, dopo i ripetuti furti, i genitori di Giovanni, morto a 38 anni il 16 febbraio 2018 in Grignetta, hanno pensato di lasciare un biglietto con poche sentite righe:
«Per favore non rubate i fiori e altri piccoli pensieri che portiamo durante le visite giornaliere al nostro caro figlio Giovanni, accolto dal Signore nelle sue braccia, perché ha fatto tanto bene ai giovani e ad altri in occasione dei suoi interventi nella veste di vice responsabile del Soccorso alpino di Lecco. Vi preghiamo pertanto di non farlo più perché ogni qualvolta rubate i fiori, piante ed altro dal nostro caro figlio Giovanni risvegliate e aggravate il nostro dolore. È l’unico conforto che ci resta. Vi ringraziamo e siamo sicuri che accoglierete la nostra preghiera».
Ma chi compie un simile gesto il cuore non ce l’ha.
«Nei giorni scorsi ho acquistato due vasi di ciclamini – racconta mamma Carmela – Alla fioraia ho detto, ne compro solo due, perché ci sono continui furti. Ho sistemato i fiori davanti alla lapide di Giovanni, uno ci è rimasto per tre giorni poi è sparito insieme ad alcuni lumini. Qualche tempo fa avevano rubato anche un moschettone, lasciato da un amico, che recava inciso il nome di mio figlio».
Di qui la decisione di appendere l’accorato messaggio sulla lapide:
«Il gruppo alpinistico Gamma, come ogni anno, ha portato un bel vaso di fiori a mio figlio. Giovedì scorso dopo soli due giorni è sparito anche quello. Immagino che dietro questi ladrocini ci sia un florido commercio».
Il dolore si è anche riversato nelle pagine social dove i commenti sdegnati sono stati tanti.
«È inaccettabile che si debbano leggere sempre più spesso notizie di oltraggi, come il furto di fiori, oggetti personali o simboli d’affetto lasciati per onorare i defunti – ha aggiunto Carmela De Maio – La nostra famiglia è stata colpita da un gesto ignobile: la tomba di Giovanni è stata violata, un’azione vergognosa e abbietta che ha riaperto ferite profonde e ci ha lasciati pieni di rabbia e dolore. Queste azioni commesse da individui senza scrupoli né umanità calpestano la sacralità dei cimiteri e offendono nel modo più crudele chi ancora piange i propri cari».
Di qui la decisione di scrivere un secondo biglietto, questa volta con i toni risentiti di chi è davvero esasperato. E ferito:
«L’appello civile posto sulla tomba di mio figlio rivolto al “soggetto indefinibile”, non è servito a nulla perché continua imperterrito a prelevare dalla tomba piante, fiori ed altro – si legge nel secondo foglio – Auguro a questa persona di soffrire le pene dell’inferno come le anime dannate. Basta e ancora basta a questo vile comportamento».
Chissà se adesso il chiaro messaggio potrà servire da deterrente…
Micaela Crippa
