Crisi Afghana - Il dramma dell'uomo ospite a Olginate

"Ero interprete per il contingente italiano, ora sono profugo coi miei tre bimbi". Appello per procurare alla famiglia giochi e un passeggino

Il pensiero dell'uomo va ai suoi cari, rimasti in Afghanistan. "I miei suoceri sono ancora là e anche mio fratello"

"Ero interprete per il contingente italiano, ora sono profugo coi miei tre bimbi". Appello per procurare alla famiglia giochi e un passeggino
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"Ero interprete per il contingente italiano, ora sono profugo coi miei tre bimbi". Quando apre la porta dell’appartamento di Olginate dove è ospite con la moglie e i tre figli, Nooreddin M. (non possiamo rivelare il suo nome per intero), 35 anni, non ha esitazioni, ci invita subito a entrare. E’ uno dei 2700 profughi afghani giunti in Italia dopo che il contingente di pace ha lasciato il Paese.   Nooreddin arriva da Herat e ha lavorato dal 2007 al 2009 come meccanico sia per gli italiani che per gli americani e poi è stato con i nostri militari come interprete per la missione «no-combat» Resolute Support (RSM) a Camp Arena. Ha fatto corsi, partecipato a simposi e missioni accanto agli uomini del nostro esercito e il 13 giugno, con un preavviso di poche ore, è stato imbarcato su un aereo insieme alla moglie 28 anni e ai figli di 8 anni e mezzo, 5 e un anno e mezzo. Sbarcato all’aeroporto di Fiumicino ha trascorso a Roma i quindici giorni di quarantena anti Covid-19, poi è stato a Genova e l’11 agosto è arrivato a Olginate dove dovrebbe fermarsi per almeno quattro mesi.

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"Ero interprete per il contingente italiano, ora sono profugo coi miei tre bimbi"

Dal suo Paese il 35enne non ha potuto portare via molto. "Grazie al mio lavoro i miei cari vivevano bene, avevamo una casa, la macchina e un conto in banca. Purtroppo abbiamo dovuto fare le valigie in fretta e furia, sono fuggito con in braccio il mio bambino più piccolo, non ho potuto prendere quasi nulla, non c’è stato il tempo di andare a prelevare i soldi e adesso non posso più usare il bancomat, il mio conto è bloccato. Dalla Prefettura ci danno 2,50 euro al giorno ma solo per tre persone e noi siamo in 5. Difficile pensare di vivere dignitosamente in questo modo".

La preoccupazione per la famiglia

Il pensiero del profugo va ai suoi cari, rimasti in Afghanistan. "I miei suoceri sono ancora là e il padre di mia moglie ha lavorato come muratore per gli italiani. I miei genitori sono fuggiti da Herat e sono andati a vivere da parenti a Kabul. Anche mio fratello Zekria che ha 37 anni ha lavorato come meccanico per 14 anni con lo staff italiano di Camp Arena. Siamo molto preoccupati per lui. Nei giorni scorsi si è recato più volte in aeroporto, ma i miliziani lo hanno mandato via"

 

Appello per procurare alla famiglia giochi e un passeggino

Nell’appartamento di Olginate la famiglia di Nooreddin M. vive con tre bambini piccoli. Non conoscono il territorio, non hanno mezzi di trasporto, non possiedono un televisore, un ventilatore e il passeggino che è stato loro consegnato è rotto. E’ difficile far trascorrere la giornata a tre bambini che non parlano italiano e non hanno a disposizione giocattoli con cui svagarsi.
Rivolgiamo il nostro appello a chi ha buon cuore facendo presente che questa famiglia è fuggita dall’Afghanistan senza riuscire a portare con sé praticamente nulla. Ci sono tre bambini di 8 anni e mezzo, 5 e di un anno e mezzo che hanno bisogno di vestiti (in ottime condizioni per favore). Raccoglieremo nella nostra redazione di via Roma 78 a Lecco (tutti i giorni escluso il lunedì) tutto ciò che i lecchesi vorranno donare compreso scatolame e riso a lunga scadenza (tenendo presente che la famiglia è musulmana) e prodotti per l’igiene personale e la pulizia della casa.
Grazie

Il servizio integrale in uno  sul Giornale di Lecco in edicola. Clicca qui per la versione sfogliabile

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