E' morto Silvio Barbieri, secondo padre degli oltre 100 ragazzi di Casa Alber
Insieme alla moglie Albertina Negri, scomparsa nel novembre del 2022, aveva gestito per oltre 20 anni (dal 1960 al 1984) “Casa Alber” a Olginate, ospitando oltre 120 tra bambini e ragazzi disagiati con situazioni familiari difficili
Un uomo buono e un padre presente, per i suoi figli e per centinaia di bambini di “Casa Alber”. È l’intera comunità di Olginate a piangere la morte, nella giornata di ieri giovedì 16 gennaio 2025, di Silvio Barbieri, 99enne pioniere, delle case famiglia. Insieme alla moglie Albertina Negri, scomparsa nel novembre del 2022, aveva gestito per oltre 20 anni (dal 1960 al 1984) “Casa Alber” a Olginate, ospitando oltre 120 tra bambini e ragazzi disagiati con situazioni familiari difficili.
E' morto Silvio Barbieri, secondo padre degli oltre 100 ragazzi di Casa Alber
Classe 1925, Barbieri nasce a Parma e, all’età di cinque anni si trasferisce con la famiglia a Milano per seguire il papà Attilio, tenore di buon livello. Nei primi anni ’50 del dopoguerra, opera come catechista e cooperatore di oratorio, diventando molto attivo nella Gioventù Italiana di Azione Cattolica, rinnovando l’animazione e la formazione negli oratori milanesi con metodologie aperte ai quartieri, all’educazione di strada e alla vita degli adolescenti.
“Dal 1954 al 1956 assume la vice Direzione della Casa del Giovane lavoratore della Fondazione “Belloni” delle ACLI provinciali di Milano e successivamente la direzione della Casa dei Ragazzi di Olgiate Molgora dove incontrò l’amore della sua vita, Albertina Negri che sposò nel 1957. Molti dei ragazzi ospitati erano figli illegittimi che avevano subiti diversi trasferimenti di istituto.” – ricorda il figlio Paolo Barbieri.
Nel 1961, Silvio e Albertina aprono ad Olginate Casa Alber, una casa famiglia che ospitava ragazzi in stato di abbandono oppure con problematiche famigliari che necessitavano di un supporto in attesa di soluzioni: “Il modello della casa famiglia di Silvio e Albertina fu innovativo per l’epoca: una casa aperta alle relazioni, alla partecipazione dei ragazzi alle attività scolastiche, sociali e sportive del territorio, una casa in costante rapporto anche con i servizi sociali e il Tribunale dei Minorenni” aggiunge Barbieri.
Dal 1961 al 1986 Silvio e Albertina si sono occupati di121 bambini e ragazzi. Tutto è cominciato con 12 bambini piccoli tra i 2 e 12 anni a cui successivamente ne sono seguiti molti altri. Alcuni sono rimasti in “casa” poche settimane o mesi, altri anni. Molti dei ragazzi sono stati accompagnati con attenzione nei loro percorsi di studi, in quelli professionali sino a raggiungere un inserimento famigliare o una autonomia lavorativa.
“Dal 1973 sino agli inizi degli anni ’90 mio padre pubblicò più di duecento appelli soprattutto sul settimanale “Il Resegone” e sul quotidiano “Avvenire” in favore dell’adozione di bambini che nessuno voleva: soprattutto bambini disabili, bambini colpiti da malattie incurabili e bambini con gravi problemi comportamentali – prosegue il figlio - Le risposte positive di diverse famiglie hanno dato la possibilità ad una parte di questi bambini di avere una vita più serena”.
Negli anni ’80 del secolo scorso collaborò con il Decanato di Lecco, in particolare, per le iniziative legate al convegno “Farsi Prossimo” voluto dall’allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. Collaborò anche con la Caritas di Olginate per l’organizzazione del Centro d’Ascolto. Infine, dal 1989 al 1991, Silvio svolse l’incarico di giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Milano con il compito di reperire coppie di coniugi adottive o affidatarie idonee all’accoglienza in famiglia di casi particolarmente difficili.
Silvio Barbieri lascia i figli Marco Giuseppe con Giovanna e Paolo con Carla, le nipoti Martina e Patrizia. Insieme a loro anche tutti i ragazzi, oggi adulti, che per un motivo o per l’altro l’hanno vissuto personalmente, un po’ come un secondo padre.