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Como-Lecco, ribalta nazionale per l’allarme selvatici: “Ora servono i fatti”

La situazione è gravissima in Alto Lago come da un capo all’altro delle due province

Como-Lecco, ribalta nazionale  per l’allarme selvatici: “Ora servono i fatti”
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E’ una ribalta nazionale quella assunta dall’allarme selvatici nelle due province di Como e Lecco, con le troupe Rai e Mediaset che ieri si sono recate in Val Menaggio per raccogliere il grido d’allarme delle imprese agricole, ancor più preoccupate dopo i casi di peste suina registrati alle porte della Lombardia: un’ulteriore problematica che va a innestarsi su un quadro già compromesso dalla presenza invasiva dei cinghiali sul territorio. Non solo: nelle zone del Porlezzese, dove sono state girate le immagini, è altrettanto grave il problema dei cervi che vagano incontrollati a decine, devastando i prati a pascolo e i raccolti, peraltro ricolmi delle loro deiezioni che rendono di fatto inutilizzabile l’erba e il fieno raccolti.

Como-Lecco, ribalta nazionale per l’allarme selvatici: “Ora servono i fatti”

Una situazione gravissima, di cui hanno parlato il Tg5 delle 20 ieri sera e, questa mattina, anche Buongiorno Italia su Rai Tre, oltre alla Tgr, si è occupato del caso: “La situazione è più che mai fuori controllo ed è ora di agire, anche alla luce dei recenti allarmi” rimarca il presidente della federazione interprovinciale, Fortunato Trezzi   che conferma come “le segnalazioni delle imprese agricole in merito ai danni subiti dalla fauna selvatica sono pressochè quotidiane”.

La situazione è gravissima in Alto Lago come da un capo all’altro delle due province: proprio nel Porlezzese e a Carlazzo le invasioni nei campi sono senza freni: cervi e cinghiali raggiungono anche i giardini delle case, oltre a scorrazzare, anche a branchi, sia sulle strade poderali, sia sulle principali arterie viarie, come le strade statali che collegano le nostre province, oltrechè la pianura alle aree più settentrionali del Lario.

Ancora Trezzi: “Gli agricoltori sistemano i propri campi, ripetono le semine e, il più delle volte, si ritrovano nel giro di pochi giorni con i campi di nuovo invasi e la necessità di ricominciare da capo. Non è possibile lavorare in queste condizioni. E non è possibile farlo, soprattutto, in un periodo in cui l’agricoltura deve essere ancor più tutelata, dopo due anni di pandemia e alla vigilia di una ripresa che non può prescindere dal ruolo attivo delle imprese agricole”.

Nelle settimane dell’emergenza Coronavirus, i selvatici si muovono per il territorio ancor più indisturbati: “E non solo nei campi. Incoraggiati dalla scarsa presenza umana e dal traffico pressochè assente, raggiungono perfino i centri urbani, comprese le città capoluogo. Nei periodi di zona rossa, lo scorso anno, si sono segnalati cervi fin sulle carreggiate della Statale Regina, oltrechè a ridosso delle case in decine di paesi”.

Come detto, il problema è ora aggravato dalla comparsa della Peste Suina Africana già nel vicino Piemonte, che può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, anche se non è trasmissibile agli esseri umani.

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