La Guerra

Collegamento telefonico con l'Ucraina: "Ancora non possiamo sapere quanto sarà dura per noi"

Filo diretto organizzato da Les Cultures con Yuriy a Chernigov, città a 150 chilometri da Chernobyl. "Non credevamo potesse davvero accadere".

Collegamento telefonico con l'Ucraina: "Ancora non possiamo sapere quanto sarà dura per noi"
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Chernigov, Ucraina. Ore 14.30 di giovedì  24 febbraio. "C'è gente che scappa, qualcuno è già scappato. Dove? Verso l'Europa". In collegamento telefonico con gli amici lecchesi di Les Cultures, Yury Teslik dà voce allo sconcerto in cui la popolazione ucraina è piombata  stanotte, quando Vladimir Putin, lo "zar" di Russia,  ha dato il via all'invasione e alla guerra.

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"In Ucraina non ce l'aspettavamo sul serio"

Yuriy è il referente dell'associazione Detskij Fond di Chernigov, città di 295mila abitanti nel nord dell'Ucraina, a 150 chilometri da Kiev. Sta più o meno alla stessa distanza il confine con la Bielorussia dove Putin per settimane ha ammassato truppe in armi e da dove ha detto che, in 48 ore, raggiungerà Kiev. Ma gli ucraini non credevano che l'avrebbe fatto davvero. "Tutti pensavano scherzasse come le altre volte" dice Yuriy. Invece è successo.

Che potete fare per noi? Ora nulla"

"Che cosa potete fare per noi? Assolutamente nulla". Yuriy è quasi perentorio. Realista e perentorio. E' che nessuno sa esattamente cosa fare. "Beh possiamo almeno essere solidali con voi?". L'amicizia e la collaborazione con Les Cultures dura da trent'anni. L'associazione Detskij Fond si occupa di cooperazione pro infanzia, concretamente coordina progetti internazionali a sostegno  degli orfanotrofi che costellano l'Ucraina e, in generale, in aiuto ai bambini che  sopravvivono in condizioni di povertà materiale e umana, spesso senza genitori, affidati a nonni. "Il problema della disgregazione delle famiglie è andato peggiorando ultimamente" spiegano Giorgio Redaelli e Rita Scaramelli di Les Cultures.

Una amicizia nata con i bambini di Chernobyl

Con l'Ucraina Les Cultures ha avviato un canale diretto oltre trent'anni fa, dopo il disastro della centrale nucleare di Chernobyl (1986). Occorreva trovare famiglie lecchesi che ospitassero per un mese i bambini ucraini e bielorussi in cagionevole stato di salute per via delle radiazioni assorbite attraverso l'acqua, il terreno, il cibo contaminati.  Ogni estate erano 50-60 i piccoli che arrivavano per un soggiorno terapeutico. Ripartivano poi rafforzati nelle difese immunitarie e non solo. Qualcuno è riuscito a venire in Italia più di una volta. Le famiglie che li hanno ospitati hanno mantenuti saldi i contatti. A distanza di anni li considerano ancora i loro "bambini ucraini", anche se ormai sono adulti, si sono sposati, hanno figli. Inevitabile preoccuparsi per loro soprattutto adesso, mentre l'Ucraina sprofonda in una guerra di portata mondiale. Già si parla di possibili 5 milioni di profughi che si riverseranno sui confini con Polonia, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca.

Giorgio Redaelli, presidente di Les Cultures e Rita Scaramelli al telefono con Yuriy Teslik, referente dell'associazione Detskij Fond di Chernigov, Ucraina.

Dopo la pandemia la collaborazione era ripresa

Anche Les Cultures ha costantemente alimentato il rapporto di amicizia, interscambio  e collaborazione nato nel 1994 con l'associazione Detskij Fond di Chernigov. Certo la pandemia di Covid aveva obbligato a sospendere nell'ultimo biennio i progetti avviati, ma adesso le attività di raccolta di materiali e finanziamenti da inviare a Chernigov era ripresa. Giusto la scorsa settimana si parlava dei mercatini di primavera che si sarebbero tenuti nella città ucraina... proprio non si credeva che la situazione potesse deflagrare...

"Non possiamo sapere quanto sarà dura"

"Nessuno prevedeva che finisse così" dice Yuriy. Al telefono è di poche parole. Si sente anche lì il rumore delle esplosioni? "Qualcosa si comincia a sentire...". Non si sa nulla, non si prevede nulla. Gli invasori di Putin? "Sembra che arrivino preferibilmente di notte".  L'invasione è cominciata da nemmeno 24 ore e già è bruciata una cisterna nel locale aeroporto. Ci si può muovere liberamente, ma tutti stanno ovviamente chiusi in casa. Da mangiare ancora si trova ancora. Nessuna interruzione di telefono e internet. Ma "non possiamo sapere quanto potrà essere dura questa situazione, non l'abbiamo mai provata" dice Yuriy.

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