Lecco

Si è alzato il sipario sul Museo del Cai, uno spaccato della storia alpinistica lecchese

Il Museo dell’Alpinismo Lecchese, che racconta un importante pezzo della storia del nostro territorio, è stato riallestito e aggiornato in occasione del 150° del CAI Lecco, con storie dedicate a momenti significativi dell’alpinismo lecchese e uno spazio dedicato alle origini della sezione

Si è alzato il sipario sul Museo del Cai, uno spaccato della storia alpinistica lecchese
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Oltre cent’anni di storia alpinistica lecchese. Oggetti, volti luoghi, montagne, spedizioni. Ghiaccio e neve ma anche roccia. E l'evoluzione delle tecniche di Soccorso alpino. C'è tutto questo nella lunga e stretta sala del Museo del Cai, il Museo Alpinistico Lecchese, ospitato al terzo piano di Palazzo delle paure a fianco dell'osservatorio alpinistico. Uno spazio espositivo intriso di fatica, di grandi successi e di sconfitte, di sogni, di conquiste quello che è stato ri allestito in occasione del 150esimo anniversario  di fondazione della sezione lecchese del Cai intitolata alla memoria di Riccardo Cassin e che è stato ufficialmente re inaugurato oggi, venerdì 5 aprile 2024.

Si è alzato il sipario sul Museo del Cai, uno spaccato della storia alpinistica lecchese

Il progetto del Museo dell’Alpinismo Lecchese nacque nei primi anni Novanta quando iniziò a costituirsi una collezione di oggetti e documenti, donati alla Sezione CAI Lecco da alpinisti del territorio o da loro familiari. "Oggi con questo allestimento di chiude una fase del percorso iniziato prima nella Torre Viscontea e continuato nel 2018 con il trasferimento a Palazzo delle Paure  - ha esordito l'assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza - L'obiettivo è quello di offrire ai visitatori  la conoscenza di una delle nostre radici culturali che è alpinismo. L'allestimento ripercorre la storia di una associazione che è fatta dall'anima pulsante di tante persone che non solo amano la montagna, ma amano il territorio. Persone che trasmettono l'amore di salire le vette insieme, perché solo insieme si vince".

Uno spazio importante quindi che desidera essere attrattivo tanto per chi vive Lecco nella quotidianità, quanto per i turisti. "A fianco di quel  meraviglioso patrimonio   naturale che sono le nostre montagne grazie al questo museo possiamo godere di un approfondimento culturale - ha aggiunto l'assessore alla attrattività territoriale Giovanni Cattaneo  - Su questo progetto è stato fatto un investimento importante di pensiero perché possa essere un vero punto di riferimento per chi ama la montagna. Ma noi non ci accontentiamo.  Sarebbe bello avere spazio più grande e altre opportunità di visibilità perché difficile contenere questa grande storia in una stanza. Per questo ci dobbiamo tutti interrogare su come valorizzare la nostra tradizione  vorremmo che quello di oggi fosse l'inizio di un nuovo percorso per abbinare a questo museo  altri spazi e altre iniziative".

A ripercorre la storia che ha portato a questo riallestimento è stata la presidente del Cai Lecco Adriana Baruffini. Un storia iniziata quando a presiedere il Cai Lecco era Peppino Ciresa. Un storia iniziata con le fotografie donate al Cai da Pino Comi. Una iniziata con il primo, semplice allestimento fatto da Annibale Rota in Torre Viscontea. "Poi nel 2008 sentimmo l'esigenza  di fare un inventario di tutto il materiale che avevamo, di catalogare  tutti i cimeli donati da alpinisti o loro familiari. Oggetti che testimoniano un  senso di appartenenza alla sezione oltre che amore per la montagna o desiderio di tramandare il proprio nome. Un grande impulso lo diede Giuliano Maresi. Come e poi non ricordare Beppe Ferrario che si spese con tutte le sue energie finché la malattia che ce lo ha portato via glielo consentì".

Un lavoro di catalogazione enorme che ha portato poi nel 2018 al trasferimento a Palazzo delle Paure e al nuovo allestimento di oggi che ha permesso al museo di rimarcare la propria identità con un approfondimento delle radici dell'associazione. Un allestimento che è stato curato dall'architetto Alessandro Dubini che ne ha illustrato le peculiarità: "Abbiamo  contestualizzato tutti gli oggetti con una fotografia e li abbiamo  collegati ad ambienti e persone per riconoscere la storia di chi li ha utilizzati. All'ingresso della sala c'è un pannello con i volti dei 5 fondatori del Cai Lecco. Poi c'è la sezione dell'arrampicata su roccia, quella su ghiaccio, un approfondimento su tre importanti spedizioni e uno spazio dedicato al Soccorso Alpino. In mezzo un grande mondo con indicate montagne e nomi di alpinisti. L'obiettivo è che sia un percorso intuitivo anche per chi non conosce la storia del Cai".

Una storia che, invece Alberto Benini, esperto di alpinismo conosce benissimo. "Questo è un progetto importante e spero che si arrivi ad un momento in cui possa anche produrre occasioni lavorative in una Lecco che ha cambiato pelle. Si potrebbe ad esempio fare anche un museo dell'arrampicata esperienziale. Tutti questi oggetti raccontano come è cambiato nel tempo l'alpinismo attraverso l'evoluzione tecnica. Noi dobbiamo esser capaci di trasmettere alle persone l'emozione che c'è dietro questi oggetti".

Un progetto che non è destinato a chiudersi qui ed in questo senso fondamentale è stato il "richiamo all'unità" invocato dal presidente regionale del Cai Emilio Aldeghi. "Per andare oltre dobbiamo fare in modo che tutte le associazioni della montagna uniscano le forze.  Avevamo tentato di farlo  anni fa con il progetto Modisca, ma non è andata. Ci dobbiamo impegnare a trasmettere insieme quell'amore per la montagna che si esplica anche nella manutenzione dei sentieri. Lo faremo ad esempio il 20 e il 21 aprile quando ripristineremo un vecchio sentiero che da Cereda porta a Montalbano. Questi valori non sono racchiusi solo nel museo, ma sono la nostra storia".

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