Lecco invoca pace, Lecco si mobilita per la pace, Lecco prega per la pace
Padre Vitaliy Korsakov: "Ringrazio Dio per avermi insegnato il vero amore il cui esempio è mostrato dal popolo italiano"
"La pace non è assenza di guerra, l'accoglienza non è assenza di diversità, la giustizia non è assenza di differenze, il perdono non è assenza di giustizia, la libertà non è assenza di legge, l'unità non è assenza di confronto e di critica"
Lecco invoca pace, Lecco si mobilita per la pace, Lecco prega per la pace. Un territorio compatto nel dire no ad ogni forma di violenza, alla guerra che sta insanguinando il nostro continente, che sta mietendo vittime, che sta spargendo morte, devastazione, distruzione, dolore. Dopo le prime iniziative di solidarietà in favore della popolazione dell'Ucraina, messa in ginocchio dal conflitto, che si sono concretizzate con l'invio dei primi aiuti, e dopo le manifestazioni a Lecco, Osnago e Merate, nella serata di mercoledì 2 marzo 2022, i lecchesi si sono fermati per una veglia per la pace. La comunità cristiano cattolica e quella cristiano ortodossa composta da russi, modavi e ucraini si sono unite in un momento di profonda spiritualità nella nella basilica di San Nicolò di Lecco.
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Lecco invoca pace, Lecco si mobilita per la pace, Lecco prega per la pace
Qui il prevosto don Davide Milani e padre Vitaliy Korsakov della chiesa ortodossa e con loro don Andrea Lotterio e monsignor Maurizio Rolla, hanno guidato i tantissimi fedeli che hanno voluto unire cuori, pensieri e speranze nel desiderio che l'escalation di violenza si fermi. Gremita la chiesa, altrettanto il sagrato, dove è stato allestito un maxischermo per consentire a tutti di sentirsi partecipi della cerimonia.
Un cerimonia animata da canti e riflessioni. Una cerimonia corale, che ha visto la partecipazione della presidente della Provincia Alessandra Hofmann, del sindaco di Lecco Mauro Gattinoni e di tantissimi primi cittadini del territorio che, fascia tricolore indosso, hanno voluto rappresentare tutte le comunità del Lecchese.
A tutti loro, al termine della celebrazione sono stati consegnati simbolicamente dei dolci realizzati da una fedele ortodossa come segno di gratitudine.
"Dobbiamo convertire il nostro sguardo e il nostro agire"
"La presenza delle autorità civili, insieme a quella di tanti fedeli e di una rappresentanza forte e qualificata ortodossa dimostra l'unione della nostra città, delle nostre chiese e delle comunità del nostro Decanato per la pace - ha sottolineato monsignor Milani - Perchè stasera preghiamo per la pace? Dobbiamo forse convincere Dio a donarci la pace? Dio soffre già per l'assenza di pace, vede il dolore di tante persone. Siamo noi che dobbiamo convertire il nostro sguardo e il nostro agire, cambiare le nostre posizioni, i giudizi che diamo a proposito di questo conflitto".
"Questa sera allora pregheremo per questo cambiamento che deve avvenire anzitutto da noi. Ci sono delle soluzioni che a giudizio umano sembrano più convenienti. Il giudizio umano sa stabilire chi è l'aggressore e chi sono gli aggrediti, ma se vogliamo agire secondo lo sguardo, la misericordia e la giustizia di Dio, dobbiamo cambiare questi giudizi, altrimenti non ci sarà mai la pace. Non esiste una pace armata, armabile, che avviene attraverso le guerre commerciali o le guerre convenzionali. Noi chiediamo di cambiare la nostra città e il mondo affinchè tutti i popoli possano godere della pace. Lo facciamo con i nostri fratelli ortodossi, lo facciamo per chi è colpito dalla guerra, per il popolo ucraino. Non preghiamo per la nostra tranquillità o perchè le nostre bollette del gas non aumentino ancora, preghiamo per la pace, per la fine di questa guerra e di tutte le guerre".
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Le parole sulla pace del cardinale Carlo Maria Martini
Tanti e diversi gli spunti di riflessione offerti, a partire dalla preziosa testimonianza sulla pace scritta dal Cardinale Carlo Maria Martini nel 2003 a Gerusalemme.
Questa volontà e questa ansia di pace, che totalmente condividiamo, ci spingono però a ricordare tre cose. La prima è che la pace ha un costo. Mi diceva un amico qualche tempo fa, parlando della sua esperienza come straniero in una società travagliata da conflitti: questa società, nelle sue espressioni migliori, vuole sinceramente la pace, ma non sa decidersi a pagarne il prezzo. Non basta dunque invocare la pace: bisogna essere disposti a sacrificare anche qualcosa di proprio per questo grande bene, e non solo a livello personale ma pure a livello di gruppo, di popolo, di nazione. Una seconda cosa che menzionerei è che la pace non è mai un edificio solido, costruito compatto una volta per tutte, ma somiglia piuttosto ad una tenda, ad un castello di sabbia, da custodire e da ricostruire sempre con infinita pazienza. La terza verità da ricordare è che, per tutti i motivi detti sopra, una pace seria e duratura, là dove persistono ragioni gravi di conflitto, ha sempre un po' del "miracoloso", dell'improbabile, del "dono dall'alto" ("Vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi", Gv 14, 27) e perciò chi crede in Dio la deve chiedere nella preghiera con tutte le forze e anche chi non crede la deve invocare dal fondo della propria coscienza pronto a sacrificarsi con tutto se stesso. Occorre cercare la pace possibile e intercedere per essa con quella instancabilità con cui pregava Gesù nell'orto degli Ulivi "ripetendo le stesse parole" (Mt 26, 44), con quella costanza, perseveranza, creatività e tenacia di cui ci dà esempio Papa Giovanni Paolo II.
"Non crederemo mai al diritto del più forte, al linguaggio delle armi, alla forza dei potenti"
Quindi è stato declamato lo scritto di William Berry (1753-1824), diacono battista
Non crederemo mai al diritto del più forte, al linguaggio delle armi, alla forza dei potenti. Signore, noi vogliamo credere ai diritti della persona umana, alla forza dei non-violenti. Non crederemo mai che non dobbiamo occuparci di quanto succede lontano da noi. Signore, noi vogliamo credere che il mondo intero è casa nostra. Non crederemo mai che noi possiamo combattere l’oppressione altrove, se tolleriamo l’ingiustizia vicino a noi. Signore, noi vogliamo credere che non saremo mai liberi fintanto che una sola persona è in schiavitù. Non crederemo mai che la guerra e la fame sono inevitabili e la pace inaccessibile. Signore, noi vogliamo credere alle piccole azioni, all’amore che crea pace sulla terra. Osiamo credere, sempre e malgrado tutto, in un’umanità nuova. Signore, noi osiamo credere al tuo sogno: nuovi cieli e nuova terra, in cui abiteranno la giustizia e l’amore. Per questo ti sei sacrificato e noi continuiamo oggi il tuo sacrificio.
Il messaggio del metropolita di Kiev Onufrij
Vibrante l'appello dche lo scorso 24 febbraio è stato fatto dal metropolita di Kiev Onufrij all’indomani dell’attacco russo e che è stato letto in basilica.
Mi rivolgo a voi e a tutti i cittadini dell’Ucraina come primate della Chiesa ortodossa ucraina. È avvenuta una tragedia. Con nostro enorme dolore, la Russia ha iniziato l’intervento militare contro l’Ucraina, e in questo momento cruciale vi esorto a non farvi prendere dal panico, ad essere coraggiosi e a mostrare amore per la vostra patria e gli uni per gli altri. Vi esorto, soprattutto, ad innalzare un’intensa preghiera penitenziale per l’Ucraina, per il nostro esercito e il nostro popolo; vi chiedo di dimenticare le liti e le incomprensioni reciproche e di unirci nell’amore a Dio e alla nostra patria. In questo momento tragico, esprimiamo affetto e sostegno particolari ai nostri soldati che vegliano, proteggono e difendono la nostra terra e il nostro popolo. Che Dio li benedica e li custodisca! Difendendo fino all’ultimo la sovranità e l’integrità dell’Ucraina, ci appelliamo al presidente della Russia perché cessi immediatamente questa guerra fratricida. Il popolo ucraino e il popolo russo sono usciti dal fonte battesimale del Dnepr, e una guerra fra questi popoli significa riprodurre il peccato di Caino, che per invidia uccise suo fratello. Questa guerra non ha giustificazioni né presso Dio, né presso gli uomini. Esorto tutti al buon senso, che ci insegna a risolvere i nostri problemi terreni nel dialogo e nella comprensione reciproci, e confido sinceramente che il Signore perdoni i nostri peccati e che la pace di Dio regni sulla nostra terra e in tutto il mondo!
"Ringrazio Dio per avermi insegnato il vero amore il cui esempio è mostrato dal popolo italiano"
Gratitudine e sofferenza, speranza di pace e appello perchè la guerra finisca al più presto: una riflessione che ha toccato l'anima di tutti i presenti quella di padre Vitaliy Korsakov. "Ho cercato tante parole con le quali rivolgermi a voi in questo giorno e non ho trovato quelle giuste, ma solo parole di gratitudine - ha detto visibilmente emozionato - Ringrazio Dio per avermi insegnato il vero amore il cui esempio è mostrato dal popolo italiano. Vivo in Italia da più di 10 anni, precisamente nella città di Lecco. Ho conosciuto tanti italiani qui. Queste persone sono un esempio di come dovrebbe essere un uomo e in cristiano. Ho sempre amato l'Italia e la città di Lecco e ringrazio Dio per avermi dato l'opportunità di vivere qui. E ancora una volta non riesco a trovare le parole per esprimere la gratitudine e quei sentimenti che riempiono il mio cuore che appartiene al popolo italiano. Voglio ringraziare tutti i coloro che hanno risposto nei primi minuti ai tragici eventi che stanno avvenendo in Ucraina, in primis il sindaco di Lecco che è venuto a supportarci il primo giorno e ci ha dato aiuto e sostegno senza aspettare che ci rivolgessimo a lui".
"Al momento stiamo lavorando insieme per raccogliere aiuti per i rifugiati ucraini in particolare nella regione dove, secondo i dati ufficiali, si sono radunate oltre 5000 persone, la maggior parte delle quali sono donne con bambini. Siamo anche grati a don Andrea Lotterio perla sua costante presenza nella nostra vita e la sua disponibilità ad aiutarci sin dai primi istanti. Grazie anche alla Fondazione Comunitaria Lecchese che ci ha aiutato nella raccolta fondi e grazie ai tanti italiani che mi stanno chiamando. Mi appello a tutti coloro che non sono indifferenti e possono partecipare alla raccolta di aiuti umanitari. Abbiamo urgenza soprattutto di medicine, beni di prima necessità e cibo. Tutti i sostegni verranno inviati anche nelle regioni dove imperversano aspri combattimenti e dove le persone sono state tagliate fuori dagli aiuti. Preghiamo Dio che questa guerra finisca e la pace giunga nel mondo intero e le parole di Cristo siano al centro della vita delle persone: Come io vi ho amato, amatevi anche voi gli uno gli altri".
Mario Stojanovic