editoriale

Casargo, la scuola alberghiera a rischio chiusura: ultima chiamata per salvarla

Dopo anni di polemiche e scelte discutibili, il CFPA di Casargo si trova di fronte a un bivio: finanziamenti pubblici o alleanze strategiche per evitare la chiusura definitiva

Casargo, la scuola alberghiera a rischio chiusura: ultima chiamata per salvarla
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Un paio di anni fa Marco Galbiati lasciò la presidenza della scuola alberghiera  di Casargo esausto di polemiche e bastoni fra le ruote che la politica nostrana più cicisbea si prodigava a produrre. Non si tollerava il suo spirito imprenditoriale libero ed energico, che voleva portare progettualità innovativa e alta qualità per ridare lustro alla scuola e promuoverla come eccellenza nel campo della formazione professionale per alberghi e ristoranti. Da queste colonne stigmatizzammo questo atteggiamento miope e piccinino, capace solo di invidie, risentimenti, mezze frasi e calcoli politici senza visione su di una scuola destinata ad un lento declino, sia per la impietosa curva demografica decrescente, sia per la collocazione geografica del convitto non facile da raggiungere.

Casargo, la scuola alberghiera a rischio chiusura: ultima chiamata per salvarla

Ci era sembrato di capire che la sostituzione di Galbiati con il già ex presidente Francesco Maria Silverij dovesse avere connotati salvifici: via l’imprenditore appassionato con progetti strampalati, avanti con un politico di vecchio conio meno funambolista e più attento ai numeri di bilancio. Si parlò di rilancio, di una nuova stagione più posata che potesse portare nuovi iscritti, nuovi corsi, nuova linfa. Le cose, come prevedibile, non sono andate così.

Sí, certo, qualche risparmio è stato fatto, il gas è tornato a costare meno, e qualche progetto che richiedeva investimenti è stato brutalmente accantonato, permettendo un pareggio di conto economico. Ma davanti ad una crisi di sistema per il mondo della formazione, serve a poco o punto il buon comando da travet di ragioneria, quanto piuttosto una visione ampia e coraggiosa. Sta di fatto che il bravo Silverij ha dovuto anch’egli ammettere che il re è nudo: non c’è stata alcuna netta inversione nel numero delle iscrizioni, non partirà il corso per turismo, non ci sarà una nuova classe dell’operatore casaro. “Con questi numeri tra tre anni si chiude”, ha concluso, con una doccia fredda per tutti coloro che pensavano malamente che bastasse sostituire Galbiati per mettere le cose a posto.

Archiviata dunque l’idea di un rilancio stellato e stellare con la presidenza Galbiati, e preso atto di aver raschiato il fondo del barile quanto a risparmi, quale speranza rimane affinché il CFPA eviti la chiusura annunciata? La politica locale, dopo aver cosparso il capo di ceneri a qualche esponente saputello, ha davanti a sé solo due strade, come ha tratteggiato lo stesso Silverij. La prima è banale: ogni anno la Provincia apre il portafoglio e con 300/400 mila euro ripiana le perdite, gravando, non poco, sui suoi già striminziti bilanci. La seconda, più sfidante e di largo orizzonte, è quella di sinergie con altri enti di formazione che permettano di avere bacini di utenti più ampi e maggiori risorse. Alessandra Hofmann, la signora Provincia, è orientata sulla seconda, e con lei la sua maggioranza.

Speriamo che a questa ultima chiamata non prevalgano gli ostacolatori in servizio effettivo permanente, e si esca dal languire in un limbo che vuole la scuola alberghiera di Casargo come riserva di caccia di qualche ambizione politica di piccolissimo cabotaggio personale. Anche perché - dettaglio - c’è di mezzo il futuro dei nostri ragazzi, non solo la  reputazione di qualcuno.

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