Covid-19

Bimbi vaccinati costretti alla quarantena, la rabbia delle famiglie lecchesi

Il paradosso: un bambino  che rientra  nella fascia 5-11 anni, se vaccinato, deve stare in casa se entra in contatto con un positivo (due per la primaria) a scuola, invece non deve fare la quarantena se il contatto è extrascolastico, ad esempio se la persona contagiata dal Covid è la mamma o il papà.

Bimbi vaccinati costretti alla quarantena, la rabbia delle famiglie lecchesi
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Bimbi vaccinati costretti alla quarantena in caso di contatti con positivi... ma solo a scuola. A dare voce alla rabbia, alla delusione, allo  sconcerto delle famiglie lecchesi è Angela Fortino, presidente dell’associazione scuole dell’infanzia paritarie di Lecco.

Bimbi vaccinati costretti alla quarantena, la rabbia delle famiglie lecchesi

"Tanti genitori ci hanno contattato arrabbiati e increduli di fronte a queste nuove norme - conferma Fortino - Hanno scelto di vaccinare i propri figli non certo a cuor leggero, convinti che tutelare la loro salute mentale fosse una cosa importante. E parlo di salute mentale perchè sappiamo benissimo che l'isolamento ha delle conseguenze non certo leggere sui bambini"

"La socialità è un aspetto estremamente importante per la crescita e lo sviluppo dei più piccoli. Invece ora queste mamme e questi papà hanno scoperto che in caso di contatti positivi scolastici i loro figli saranno costretti alla dad (quelli delle primarie visto che all'asilo la dad praticamente non esiste) e all'isolamento casalingo". Stiamo parlando quindi dei piccoli compresi nella fascia tra i 5 e gli 11 anni per i quali, lo ricordiamo  la campagna vaccinale è iniziata a metà dicembre.

Due pesi, due misure

Una situazione che Angela Fortino non esita a definire profondamente ingiusta. "Non si è tenuto conto dei bambini è inutile negarlo". Due pesi, due misure, anche perchè il paradosso è che i bambini vaccinati, non solo non hanno nessun tipo di "tutela scolastica", ma sono anche penalizzati rispetto agli adulti.

Secondo le ultime norme sul fronte delle quarantene infatti, ormai è cosa nota, è stato stabilito che chi  ha completato il ciclo vaccinale “primario” (senza richiamo) da 120 giorni o meno, chi è guarito dal COVID-19 da 120 giorni o chi  ha ricevuto la dose di richiamo del vaccino (cosiddetta “terza dose” o “booster”), in caso di contatto con positivo non deve più stare in quarantena. A tutte queste categorie di persone, purchè asintomatiche,  si applica una auto-sorveglianza, con obbligo di indossare le mascherine FFP2 fino al decimo giorno successivo all’ultima esposizione al soggetto positivo al COVID-19 (quindi l’undicesimo giorno dall’ultimo contatto). È prevista poi l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione dell’antigene Sars-Cov-2 alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto. Questo, in teoria sarebbe dovuto valere anche per i bimbi vaccinati.

L'uso del del condizionale è d'obbligo perchè in realtà una nota operativa congiunta di Ministero dell'Istruzione e di quello della Salute datata 8 gennaio impone a tutti  i bambini degli asili e delle elementari (senza alcuna distinzione tra vaccinati e non vaccinati), in caso di contatto con positivo a scuola,  la misura sanitaria della quarantena della durata di 10 giorni con test di uscita - tampone molecolare o antigenico - con risultato negativo. L'unica differenza è che per le scuole d'infanzia la quarantena scatta con un solo caso di positività nella bolla e per le elementari con due casi.

La nota operativa

 

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Il paradosso

Come si traduce tutto questo? In una situazione che sembra avere poco senso: in pratica, un bambino  che rientra  nella fascia 5-11 anni, se vaccinato, deve stare in casa se entra in contatto con un positivo (due per la primaria) a scuola, invece non deve fare la quarantena se il contatto è extrascolastico, ad esempio se la persona contagiata dal Covid è la mamma o il  papà.

Un gran caos che abbiamo tentato di chiarire con Ats Brianza. Dall'agenzia di tutela della salute, pur confermando una "incongruenza" tra le diverse norme, hanno preferito non commentare. Abbiamo quindi chiesto chiarimenti tanto al Miur quanto al Ministero della Salute e, al momento, siamo ancora in attesa di una risposta ufficiale.

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