Lecco

Abuso edilizio alla Piccola: gli uffici di Linee Lecco non sono regolari

Gattinoni: "Noi ci assumiamo le responsabilità di questo errore e  che è stato evidentemente per superficialità, ma in buina fede, senza interessi da parte di nessuno"

Abuso edilizio alla Piccola: gli uffici di Linee Lecco non sono regolari
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Un mero errore in una sigla, un S8.2 (questa la dicitura corretta) che invece si trasforma in S8.1 (questo si legge nella prima "sciagurata" delibera  che, a cascata,  ora sta creando non poche grattacapi all'Amministrazione comunale).  C'è questo alla base dell'abuso edilizio alla Piccola che spiega il motivo per il quale gli uffici di Linee Lecco, inaugurati nel febbraio dello scorso anno, sono da sempre vuoti. Stiamo parlando del "quartier  generale " (o almeno questo  avrebbe dovuto essere) della società partecipata del Comune  che si  occupa del trasporto pubblico in città e della gestione di molti parcheggi.

Abuso edilizio alla Piccola: gli uffici di Linee Lecco non sono regolari

Una sede che avrebbe dovuto garantire a Linee Lecco  anche la possibilità di installare una centrale operativa presidiata 24 ore su 24 dal personale, diviso su tre turni lavorativi.

Peccato che, come detto, nessuno ci abbia mai messo piede visto che la struttura è risultata  essere abusiva per un errore che è stato commesso negli uffici di Palazzo Bovara e non solo considerato che la mancata conformità urbanistica "non era stata rappresentata dalla società proponente, dal progettista incaricato, e dagli uffici comunali competenti".

E' quanto si legge nel provvedimento approvato il 30 maggio dalla Giunta diretta dal sindaco Mauro Gattinoni. Una deliberazione che, in autotutela, annulla le precedenti delibere ( si tratta per la precisione delle n.86 del 31/03/2021, n. 126 del 02/09/2021 e n. 78/2022 del 24/03/2022) che riguardavano proprio la costruzione dello stabile il cui progetto è stato realizzato da Matteo Anghileri e Michele Spreafico.

E' stato il sindaco, nella serata di ieri, mercoledì  12 giugno 2024, ad illustrare tutta la vicenda ai capigruppo consiliari di maggioranza e minoranza convocando una  commissione d'urgenza.

Ma burocratese a parte, cosa è esattamente successo?  Per capirlo dobbiamo fare un salto indietro nel 2021 quando l'architetto gli uffici diretti da Luca Gilardoni, allora te dell'area Gestione del territorio, edilizia, beni e servizi ambientali, mobilità e trasporti,  avevano di fatto classificato l'intervento di costruzione dello stabile con una categoria sbagliata, quella dei “parcheggio a raso” invece che “parcheggi in struttura Compresi uffici per la gestione del parcheggio o del sistema di sosta pubblica, usi complementari quali uffici, attività di assistenza meccanica”. Un errore apparentemente banale, ma difficile, anzi impossibile da "correggere". Almeno ora.

"Lo si sarebbe potuto fare con una variante urbanistica - ha spiegato Gattinoni - ma solo prima della costruzione  dello stabile, e non dopo". Invece la "magagna" è stata  scoperta solo in fase di collaudo dall'Ingegner Alessandro Crippa. 

"Politicamente non abbiamo responsabilità perchè il Consiglio comunale ha recepito  e approvato le delibere che erano forti sia dei pareri tecnici che di quelli contabili - ha proseguito il primo cittadino - Resta però il fatto che la situazione apre diversi problematici sia da un punto di vista penale, che da un punto di vista amministrativo, e anche da quello erariale".  Da qui la necessità del provvedimento in autotutela.

Ed ora quali sono le strade che si possono percorrere? "Noi ci assumiamo le responsabilità di questo errore che è stato evidentemente compiuto per superficialità, ma in buona fede, senza interessi da parte di nessuno. Adesso si tratta di risolvere la situazione. Dobbiamo notificare la difformità  e il  Comune deve necessariamente disporre una ordinanza di demolizione"  ha specificato Gattinoni.

A quel punto la "patata bollente" passerà a Linee Lecco. "La società avrà in linea generale tre possibilità: ricorrere al Tar contro il nostro provvedimento. abbattere lo stabile oppure non agire. In quest'ultimo caso, dopo 90 giorni, il bene tornerà nelle disponibilità del Comune che ne diverrà proprietario".

E a qual punto, ma solo a quel punto, si potrà mettere mano alla situazione e tentare di  risolverla.

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