"Alpinista del Novecento",

15 anni senza Riccardo Cassin: Lecco omaggia il suo "re"

Nonostante siano ormai passati 15 anni dal suo ultimo respiro su questa nostra Terra, Cassin l’alpinista e Cassin l’uomo restano impossibili da dimenticare: troppo grandi le sue imprese e troppo carismatica la sua personalità per correre il rischio di essere cancellata dall’oblio.

15 anni senza Riccardo Cassin: Lecco omaggia il suo "re"
Pubblicato:
Aggiornato:

"Il 6 agosto di 15 anni fa ci lasciava un grandissimo protagonista dell'alpinismo, cui Lecco è fortemente legata: Riccardo Cassin. A lui, "Alpinista del Novecento", esploratore e partigiano, la Città di Lecco ha intitolato il piazzale della Piccola, luogo che sarà centro del quindicesimo rione di Lecco, vissuto soprattutto dai giovani". Così oggi, 6 agosto 2024, il sindaco Mauro Gattinoni  ha voluto pubblicamente ricordare il "re" di Lecco "e le sue straordinarie gesta, che tanto onore hanno portato alla nostra Città".

15 anni senza Riccardo Cassin: Lecco omaggia il suo "re"

Lo ha fatto pubblicando una straordinaria foto, (l'immagine di copertina ndr) scattata  in occasione dei festeggiamenti del suo 100° compleanno, in compagnia di altri due miti della montagna Walter Bonatti e Reinhold Messner.
Nato a Savorgnano di San Vito al Tagliamento, nel 1909, da una famiglia umile, il padre Valentino, costretto ad emigrare in Canada per trovare lavoro, morì a soli 29 anni in un incidente in miniera, nel 1913. Rimasto orfano e senza il sostegno finanziario del padre, Cassin trascorse la sua infanzia con la madre vedova e la sorella minore nella casa del nonno materno a Savorgnano, nei pressi del fiume Tagliamento, proprio nei luoghi dove imperversava la prima guerra mondiale.
Nel 1926 si trasferì a Lecco per motivi di lavoro e cominciò a dedicarsi a diverse attività sportive. Inizialmente alternò le attività alpinistiche sulle guglie delle Grigne in estate e sugli sci in inverno agli incontri di pugilato, ma in seguito abbandonò quest'ultimo sport.
riccardo cassin
In città ci era giunto per lavoro, ma le montagne lecchesi lo avevano stregato. Sposato con Irma Ceroni, classe 1912, compagna di vita nei 64 anni passati insieme, sino alla sua scomparsa, avvenuta il 10 aprile 2004, Cassin ha avuto tre figli: il compianto Valentino, classe 1940, Pierantonio detto «Tono», classe 1942, e Guido detto «Lillo», classe 1946.
Cassin, membro del Gruppo Ragni della Grignetta, onorario del Club Alpino Accademico Internazionale, del Groupe Haute Montaigne e dei club alpini di Italia, Stati Uniti, Spagna, Svizzera e Francia, ha scritto pagine epiche di storia dell'alpinismo: 2500 scalate con 100 prime assolute, medaglia d’oro al valore atletico, Cavaliere della Repubblica, decorato con la croce al valore militare.
Incredibili le sue imprese, dalla Ovest di Lavaredo alla Torre Trieste, dal Pizzo Badile alla Punta Walker alle Grandes Jorasses, fino allo Sperone Sud del McKinley, vinto all’età di 52 anni, quando l’alpinismo non aveva certo la visibilità odierna.
A 78 anni ha ripetuto due volte in una settimana l'ascensione al Pizzo Badile nel 50° anniversario. Nel 1997 si è recato in Patagonia per inaugurare un rifugio intitolato all'amico Carlo Mauri.
Ma Cassin non partecipò solo alla storia alpinistica dell’epoca, bensì anche alla storia civile e politica, come partigiano. L’alpinista è stato inoltre autore di diverse pubblicazioni, tra cui due testi autobiografici: «Dove la parete strapiomba» e «Capocordata, la mia vita di alpinista».
Nonostante siano ormai passati 15 anni dal suo ultimo respiro su questa nostra Terra, Cassin l’alpinista e Cassin l’uomo restano impossibili da dimenticare: troppo grandi le sue imprese e troppo carismatica la sua personalità per correre il rischio di essere cancellata dall’oblio.
Federica Rota
Seguici sui nostri canali