I Passaporti dei Promessi Sposi: ecco la moderna Lucia
Dodici passaporti: dodici anime, dodici volti, dodici video e voci di persone (o personaggi) che raccontano il romanzo, che squarciano la finzione romanzesca e il linguaggio letterario.
Dodici passaporti: dodici anime, dodici volti, dodici video e voci di persone (o personaggi) che raccontano il romanzo, che squarciano la finzione romanzesca e il linguaggio letterario. Sono loro i protagonisti de "I Passaporti dei Promessi Sposi", il progetto del creativo di Paolo Vallara che si è concretizzato anche (ma non solo) nella magnifica mostra allestita nella prestigiosa location della Torre Viscontea di Lecco che è stata inaugurata nell'ambito del Festival dei Promessi Sposi. Un'esposizione da non perdere: per visitarla c'è tempo fino al 7 novembre (il giovedì e la domenica dalle 10 alle 18 e il sabato dalle 14 alle 18). Intanto, proprio fino al 7 novembre, ogni giorno accenderemo un faro su ogni personaggio e non potevamo non partire da Lucia. A prestare il volto alla "Mondella 2.0" è Eva Maria Castelletti.
Lucia
E chi l’avrebbe detto! Io, che volevo fare una vita tranquilla: sposarmi, fare figli, smettere di lavorare come operaia, fare la moglie e la mamma con il mio Renzo, con l’aiuto di mia madre vedova. Invece, senza volerlo, ho creato un gran putiferio: quello scellerato, Don Rodrigo, pace all’anima sua, ha cercato addirittura di rapirmi; Il mio amato Renzo, che ha la testa un po’ calda ma è un uomo onesto, è diventato un capopopolo, ricercato come un criminale, e alla fine abbiamo pure dovuto espatriare.
Ma io godo della protezione della Madonna, e così ho fatto convertire quel signore terribile, mamma che paura che ho avuto! Però grazie a lui ci siamo salvati tutti. E alla fine siamo scampati pure dalla peste, anche se io pensavo di essere giunta alla fine della mia vita, nel lazzaretto di Milano.
A volte mi chiedo se non sia stata anche un po’ colpa mia: quando Don Rodrigo è venuto alla filanda con quell’antipatico di suo cugino, ho visto che mi guardavano. Sono rimasta un po’ imbambolata, stordita dall’eleganza di quel signorotto. Forse al primo momento ho sorriso, ma subito dopo ho pensato che quelle erano persone cattive, di cui avere paura.
E così, mi hanno immortalato in un romanzo: mi amano, mi odiano, le donne, in particolare. Secondo me la cattiveria è nella natura umana, ma le donne sono prima di tutto invidiose: non gli va che io sia ritenuta bella e buona da tutti.
Ma io a chi altro dovrei chiedere aiuto? Anche da quel panzone del curato, cui ho sempre portato il massimo del rispetto, non ho avuto il minimo sostegno. Non l’ha voluto nemmeno la peste! Ma il Cardinale Borromeo gli ha fatto una bella romanzina, lo so di certo: me l’ha detto una cameriera, cugina della sua Perpetua!