Dolore

Struggente addio a Beatrice, il papà: "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Se avrà i tuoi in quell'ora, non avrò paura"

Don Filippo Dotti: "Facciamo tesoro  della storia di questa nostra figlia e amica, intelligente, profonda e gentile"

Struggente addio a Beatrice, il papà: "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Se avrà i tuoi in quell'ora, non avrò paura"
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Solo le norme volute per contenere l'emergenza pandemica hanno impedito che la grande Basilica di San Nicolò si riempisse in ogni angolo. Hanno impedito gli abbracci. Hanno impedito che una intera città si stringesse fisicamente ad una famiglia colpita da un dolore troppo grande  da descrivere. Ma non hanno impedito a Lecco di fermarsi per dire addio a  piccola grande donna che se ne andata troppo presto, a una giovane "intelligente, profonda e gentile", a un'anima "forse troppo sensibile".

Oggi sono stati celebrati i funerali di Beatrice Odazio di Castel D'Isola, morta mercoledì notte a soli 15 anni in un letto del Manzoni  di Lecco  dove si trovava ricoverata da domenica scorsa, dopo essere precipitata dal quarto piando di un condominio di via dell'Isola.

Di fianco all'altare, dove don Filippo Dotti e altri dieci sacerdoti hanno celebrato la funzione,  lo stendardo dell'Aido, l'associazione dei donatori di organi. Perchè i genitori della giovanissima hanno voluto che il loro adorato fiore, spezzato troppo presto, potesse regalare una speranza a tante persone che soffrono e hanno acconsentito all'espianto di cuore, fegato, polmoni e reni.  

Un ultimo dono che mamma e papà hanno compiuto nella consapevolezza che questo è quello che Beatrice, che aveva  "forte senso di giustizia e di capacità di includere" come ha ricordato il papà, avrebbe voluto. E anche don Filippo, nella sua omelia ha invitato A  fare in modo che la vita di Beatrice, e il suo ricordo, spingano tutti a "procedere con la stessa profondità nel percorso della nostra esistenza".

Don Filippo: "Facciamo tesoro  della storia di questa nostra figlia e amica, intelligente, profonda e gentile"

Toccante l'omelia pronunciata da don Filippo.

Fa molto freddo oggi, 19 marzo, festa di San Giuseppe. Fa freddo anche nei nostri cuori, ma la nostra chiesa grande si riempie ancora una volta di persone per dare l'addio alla nostra amata Beatrice, figlia e amica, e ritrova così almeno un po' di calore umano. Si riempie la nostra chiesa delle tante domande che vediamo scritte sul volto soprattutto dei più giovani. Domande che fatichiamo a formulare ma che dobbiamo avere il coraggio di ascoltare. Si riempie anche del senso di colpa di noi adulti che non dobbiamo sottrarci alle nostre responsabilità pur sapendo che il grido di accusa e il senso di colpa non sono la voce gentile dello spirito santo. Quante volte anche San Giuseppe si sarà sentito inadeguato a far da padre a Gesù. Chiediamo anche a lui, di cui oggi ricorre la festa di aiutarci in questo doloroso momento con la sua dolce e silenziosa paternità.

Le letture che abbiamo ascoltato e che sono state scelto con i genitori di Beatrice sono come i cartellini su un sentiero che porta verso la cima, un sentiero di comunità che improvvisamente si presenta in salita. Non dobbiamo dire che Dio non ci conosca o non ci ami, nemmeno nei giorni più bui della  nostra esistenza. Gesù ha preparato certamente un posto per Beatrice che oggi salutiamo e certamente non dimenticheremo. Via, verità, vita dice Gesù. Queste parole vanno tenute insieme. La vita necessita  la ricerca della verità, spesso assai faticosa. Ma che è sempre via della vita, mai della morte. La memoria di Beatrice rimanga viva in quanti l'hanno amata e la nostra preghiera continui ad affidarla alla misericordia di Dio. Conservare la memoria non sarà per noi solo struggersi di lacrime e lamento ma fare tesoro della storia di questa nostra figlia e amica, intelligente, profonda e gentile. La sua immagine rimane viva e ci invita a procedere con la stessa profondità nel percorso della nostra esistenza. Non possiamo che affidare Beatrice e noi stessi a Dio che conosce i nostri dolori, li conosce perchè li ha vissuti tutti, li ha attraversati tutti, mostrandoci la via della vita che è più forte della morte, la vita di Cristo.

Il papà: "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Se avrà i tuoi in quell'ora, non avrò paura"

Al termine della cerimonia, sul pulpito è salito il papà che, occhi fissi alla bara bianca, ha parlato alla sua Beatrice.

Ciao cucciola
Non voglio dire quanto mi mancherai immensamente, voglio dire della persona bellissima che sei, intelligente, acuta, capace di cogliere i lati strani delle cose, con un forte senso di giustizia e di capacità di includere. Ognuno di noi può raccontare almeno una cosa speciale che ci ha uniti a te. Per me sono le battute e i giochi di parole che solo noi capiamo e che solo a noi fanno ridere. E le letture, anche se di generi diversi. Per altri un messaggio in un momento di fatica, o una canzone o la nutella con i biscotti o la Kinder fetta pinguina come la chiamavi tu. E tanti altri modi di dedicare un'attenzione speciale e questo dono di fare sentire tutti un po' speciali. Dolce, gentile ma decisa. Capace di difendere le tue idee, i tuoi ideali di inclusione, giustizia ed equità. Spesso pensavo che questo sarebbe diventato il tuo futuro. Sensibile tanto, forse anche  troppo. Ho imparato tanto da te e te ne sono grato.

Trattengo nel mio cuore una quantità immensa di doni e di ricordi che parlano di te. Qualcuno buffo, qualcuno. Ma tutto è profondo, qualcuno faticoso. Ma tutto è te ed è bello conservarlo. L'amore che hai portato non si perde. Lo coltiveremo. Oggi sei in cielo, ti immagino a fare i nostri giochi di parole e poi fare quel finto broncio divertito. E oggi so che quando passerò dall'altra parte troverò te ad accogliermi  con il tuo sorriso e una battuta già pronta. Ci ritroveremo come fosse passato un solo giorno. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi scrisse Cesare Pavese: Se avrà i tuoi, in quell'ora, non avrò paura. Ti voglio bene per sempre e sono fiero di te e della persona che sei.

 

 

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