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La Paranza al Giglio per raccontare la rinascita del rione Sanità: "6 ragazzi, un prete folle e tanta cultura"

La cooperativa che investe per un futuro di crescita umana e professionale, strappando i giovani alla strada e alla camorra

La Paranza al Giglio per raccontare la rinascita del rione Sanità: "6 ragazzi, un prete folle e tanta cultura"
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Nel pomeriggio di oggi, giovedì 21 marzo 2024, sono stati ospiti del Giglio di Pescarenico i ragazzi della cooperativa "La Paranza", che opera nel quartiere Sanità di Napoli e che investe per un futuro di crescita umana e professionale, strappando i giovani alla strada e alla camorra.

La Paranza al Giglio per raccontare la rinascita del rione Sanità: "6 ragazzi, un prete folle e tanta cultura"

La cooperativa La Paranza nasce nel 2006 dalla volontà di un gruppo di ragazzi di riscattare il proprio quartiere, un quartiere che - si sottolinea - conta ben 32mila abitanti in soli 2 chilometri quadrati. Nel 2008 il gruppo ha partecipato ad un bando per la riqualificazione di un monumento abbandonato che potesse creare occupazione, proponendo le Catacombe di San Gennaro, che erano gestite con difficoltà dal Vaticano. Così nasce l'avventura della cooperativa: partendo da un gruppo di 6 persone, che si sono moltiplicate e ora sono oltre 70, tutte con un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato. In 16 anni la cooperativa ha fornito 44 posti di lavoro e ha recuperato 13 mila metri quadri di patrimonio artistico, passando dal contare 5000 turisti a ben 260mila visitatori l’anno, permettendo anche il fiorire di attività commerciali come bar, ristoranti e B&B.

I ragazzi della cooperativa si sono presentati, raccontando ai presenti la loro storia e il motivo che li ha spinti ad entrare a far parte della cooperativa, a partire da Emanuele, nato proprio nel rione Sanità, diplomatosi e laureatosi con una tesi sulle Catacombe di San Gennaro: "Questo luogo meraviglioso mi ha colpito il cuore, così ho deciso di lasciare un mio curriculum... Non mi aspettavo che mi avrebbero richiamato: ora faccio il lavoro dei miei sogni". C'è poi Diana, adottata da una famiglia residente nello stesso quartiere, che ha scoperto la cooperativa dopo la pandemia, attraverso l'esperienza del servizio civile, proprio come Chiara: "Fare la guida significa affermare anche che Napoli non è solo camorra: siamo qui per rompere le barriere". Infine c'è Rita, con la sua toccante testimonianza: "Paranza mi ha salvato la vita: quando ero piccola la mia sessualità non era quella giusta, con loro mi sono sentita me stessa, io li considero una famiglia".

Rita, Emanuele, Chiara e Diana

"Un movimento partito dal basso" sulle orme di padre Antonio Goffredo

Come ha spiegato Emanuele, il primo spiraglio di luce si ebbe nel 2001 con l'arrivo di padre Antonio Goffredo, che decise di entrare nel circolo dei ragazzi e di farseli amici, organizzando con loro diversi viaggi, tra cui uno in Terra Santa: qui i giovani si resero conto che quella stessa bellezza culturale era presente anche nel loro quartiere, e così decisero di diventare guide: "Sei ragazzi, un prete folle e tanta cultura bastano per salvare un quartiere", ha riassunto in modo efficace Emanuele, che ha poi sottolineato: "Il nostro ponte è l’unico ponte che separa: è stato costruito nel 1806 da Gioacchino Murat per unire i due palazzi reali, così il quartiere è stato tagliato fuori dal tessuto cittadino. Poi però i nobili lo hanno abbandonato, e così è aumentata la fame e, di conseguenza, la criminalità".

"Il nostro è un movimento partito dal basso e sostenuto dal basso, dalla popolazione che ci ritiene una forza: ci sono addirittura alcuni genitori che si rivolgono a noi chiedendo che i figli possano entrare nella cooperativa perchè temono che possano intraprendere una strada sbagliata - ha spiegato Diana - Il nostro sostegno arriva dai turisti e dai fondi privati: lo Stato e il Vaticano non ci hanno mai sostenuto". La ragazza ha poi sottolineato come il "modello Sanità" sia stato studiato anche all'università di Oxford. La cooperativa ha anche vinto un premio a livello europeo, essendo stata segnalata come esempio da seguire. Inoltre è stata omaggiata anche della visita da parte dell'Unesco: "Se tutto va bene potete immaginare il finale...", ha chiosato Emanuele.

Non solo guide turistiche...

Non solo guide turistiche: tra le file dei dipendenti della cooperativa si contano manutentori, impiegati nel reparto amministrativo, gestori di B&B, staff del bar, ragazzi del servizio civile... "Abbiamo un’orchestra, una palestra dove i ragazzi si allenano con le Fiamme Oro, una nostra etichetta discografica e un'accademia della canzone napoletana", ha spiegato Emanuele, che ha poi raccontato, a proposito della palestra, che don Antonio allestì un ring nella sagrestia della parrocchia e invitò i poliziotti. Quando arrivarono i ragazzi, la loro reazione fu subito quella di rifiutarsi di fare sport con gli "sbirri". Ora gli stessi giovani sono vincitori di medaglie d'oro alle olimpiadi.

E proprio i ragazzi della cooperativa saranno ricevuti nei prossimi giorni dalla Commissione europea, a Bruxelles, dove sono stati invitati in quanto esempio replicabile in Europa.

Tante le domande da parte del pubblico, tra cui una: "C'è la possibilità che siate contagiosi?". I ragazzi lo sperano: "Il rione Sanità fa parte di Napoli. I cambiamenti sono lenti, ma noi siamo giovani e speranzosi!", la chiosa di Chiara.

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