tra parole e musica

Diodato si racconta al Festival Treccani: "Scrivo canzoni per conoscere me stesso"

Il dialogo del cantante con Valentina Farinaccio

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Antonio Diodato - in arte Diodato - si è raccontato al numeroso pubblico che nella serata di ieri, giovedì 21 settembre 2023, ha riempito l'auditorium "Casa dell'economia" di Lecco, attraverso un dialogo con la giornalista e scrittrice Valentina Farinaccio. L'iniziativa fa parte della rassegna "Tra parole e musica", organizzata all'interno del Festival Treccani della lingua italiana che, inaugurato ieri, si concluderà domenica 24, offrendo laboratori, lezioni magistrali e incontri musicali, proprio come quello di ieri sera.

 

 

"Stupore, il motore del mio percorso"

"A cosa colleghi la parola stupore?": questa la prima domanda che Valentina Farinaccio ha rivolto a Diodato, riferendosi alla parola chiave di questa VI edizione del Festival Treccani della lingua italiana.

 

 

"Stupore è una parola che mi ha cambiato la vita - ha raccontato il cantante - Se mi sono avvicinato al mondo dell'arte è proprio grazie allo stupore che provavo nel vedere gli artisti esibirsi sul palco. Lo stupore è stato il motore che mi ha permesso di percorrere questa strada e mi ha fatto sperare di riuscire a far provare stupore agli altri, a mia volta, attraverso le mie canzoni. Ricordo anche lo stupore di mio padre che, dopo un mio concerto, mi disse: caspita a papà, ma sei proprio bravo!". "Io associo lo stupore alla luce - ha concluso Diodato - Come se illuminasse una zona d'ombra, rendendo improvvisamente tutto più chiaro: una sorta di illuminazione".

 

 

L'artista ha poi cantato, accompagnato dalla chitarra, il brano grazie al quale nel 2020 ha vinto il prestigioso David di Donatello per la miglior canzone originale: "Che vita meravigliosa".

 

 

"Mi sono reso conto che, attraverso la musica, gli altri mi vedevano per la prima volta"

L'artista si è raccontato a tutto tondo, parlando anche dei difficili anni di gavetta, quando il conto era sempre in rosso. Di quando gli amici gli dicevano che doveva fare musica più in linea con gli standard contemporanei, che così non andava. Ma lui ha tirato dritto per la sua strada, senza compromessi, e sicuramente la sua costanza è stata ripagata. "Fin da piccolo ero interessato agli esseri umani; ero fin troppo profondo: da fuori sembravo pacifico, ma dentro vivevo lotte interiori - ha confidato il cantante - A scuola mi sono reso conto che, attraverso la mia musica, gli altri per la prima volta mi vedevano: non mi sentivo più invisibile. Così ho iniziato a pensare alla musica come ad un potere da approfondire. Ho capito che l'arte non era un capriccio, ma qualcosa che serviva alla società; qualcosa che serviva alla gente non solo per lasciare una traccia, ma per vivere meglio".

 

 

L'artista ha quindi cantato "Fai rumore", brano con il quale ha vinto il Festival di Sanremo del 2020: "E' diventata la canzone del Covid, è stata usata come canto di liberazione da alcune persone - ha spiegato Diodato - Quando scrivi una canzone speri sempre che possa diventare un ponte, che gli altri possano immedesimarsi in quel testo: è un sogno che si avvera".

 

 

"Ho sempre usato la musica per conoscermi"

"Io scrivo le canzoni per me stesso: è una sorta di indagine personale - ha confidato l'artista - Quando riesci ad andare in profondità crei un collegamento con gli altri, forse perchè stai cercando di esprimere la tua verità. Ho sempre usato la musica per conoscermi: quando scrivi devi cercare di essere sincero. All'inizio è faticoso, scrivevo le canzoni con il sangue, mi vergognavo di cantare cose personali che parlavano di me. Con il tempo impari a togliere, a spogliarti: è un lavoro di connessione con qualcosa che ti porti dentro".

 

 

A fine serata la professoressa di Linguistica, nonché condirettrice delle ultime due edizioni del Nuovo Treccani, Valeria Della Valle, ha consegnato all'artista un dizionario Treccani, perchè Diodato sa usare la musica e anche le parole, in una combinazione magica ed emozionante.

 

 

Diodato ha concluso il suo racconto con un'ultima perla: "Una cosa che mi ha salvato è la condivisione: ha arricchito la mia vita, le ha dato un senso: da soli non si va da nessuna parte".

 

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