L'intervista

Ugolini, neo presidente dei Falchi Lecco... "E pensare che odiavo la corsa"

Il lecchese classe 1987 ha raccolto il testimone di Mauro Esposito: canottiere da giovane, ha praticato anche il triathlon

Ugolini, neo presidente dei Falchi Lecco... "E pensare che odiavo la corsa"
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Dal pensiero riservato, quasi schivo dell’uscente Mauro Esposito a quello strabordante e autoironico di Filippo Ugolini. Basta un accenno al nuovo presidente dei Falchi, nato a Lecco l’8 gennaio del 1987, per raccontarsi a tutto tondo.

Ugolini, neo presidente dei Falchi Lecco... "E pensare che odiavo la corsa"

«Sono tornato a vivere a Lecco dopo tre anni nel varesotto, dove facevo il frontaliere a Stabio. Due ore in auto tutti i giorni, rientravo a Lecco nei week end. Il cordone ombelicale non si è mai spezzato il lockdown mi ha fatto respirare ancora di più l’aria di casa. Mi sono detto: che sto facendo, stare in macchina non fa per me. E ho cambiato lavoro». Trovandolo circa sei mesi fa alla Eldor di Orsenigo - «Sono ingegnere meccanico, è una nuova esperienza» - per cui è già stato due settimane in Turchia «per avviare la produzione massiva di prototipazione di un motore elettrico». Eldor che fra l’altro è un marchio da sempre molto legato allo sport. «Organizzano anche delle corse, ho trovato subito affinità. Quando il clima lo permetteva andavo avanti e indietro in bici, mi hanno dato un armadietto per gli indumenti».

 

Il tuo approccio alla corsa?

«Sulla scia dei miei genitori, molto sportivi, ho praticato sci, tennis e anche calcio da piccolo, ma non ero molto brillante né molto appassionato. Intorno ai 14 anni, come socio in Canottieri Lecco, ho provato assieme a mio cugino il canottaggio, scelto rispetto ai corsi di canoa, perché mi pareva più completo per l’utilizzo delle gambe. Mi è piaciuto e mi sono tesserato, cominciando per la prima volta l’attività agonistica. Si è formato un bel gruppo, con cui ho condiviso tante esperienze».

Per un po’ rema, poi prevale «l’età della stupidera che non è più passata», scherza Filippo. «Ho iniziato a divertirmi più che a fare allenamenti mirati. Sono anche andato agli Italiani sul 4 di coppia con un compagno della Canottieri e due della Moto Guzzi, ma allenarsi sette giorni su sette, anche al mattino presto prima di andare a scuola, al Liceo Grassi di Lecco, non riuscivo più. A quell’età fai la compagnia ti diverti, tant’è vero che la terza superiore mi è piaciuta molto, tanto che l’ho ripetuta due volte...».

La bocciatura gli regala un’altra passione, meno salutare. «Per punizione i miei genitori mi hanno mandato a lavorare al bar della Canottieri. Avevo mollato il canottaggio ma vedevo i miei compagni che venivano a trovarmi dopo l’allenamento. Per 4/5 anni lo sport diventa un hobbie saltuario, da partitella a calcio o a tennis con gli amici».

Così la bilancia prende il sopravvento

«Pesavo 93 chili. Dovevo cambiare lo stile di vita, avvenuto proprio in corrispondenza della scoperta della celiachia quando ero donatore di sangue. Mi sono messo a dieta, accantonando pane, pasta e birra. Mangiando correttamente ho ripreso ad andare in montagna e a fare qualche corsetta che, per inciso, avevo sempre odiato. Ma da lì ad avvicinarmi alla corsa in montagna ce ne voleva».

L’approccio passa dal triathlon, praticato per quasi tre anni alla Pratogrande. L’approccio allo skyrunning avviene assieme ad alcuni amici del canottaggio. «Mi sono affiliato per la prima volta con l’Evolution Sport Team di Calolzio fondato da Cristian Mandelli che prima era in Protogrande. Correvo anche con Paolino Bonanomi, già di un altro livello e con Giona Girola, che lavorava in Kapriol. Conoscevamo anche Carlo Ratti e Mauro Esposito: l’idea di chiedere di poter entrare nei Falchi ci era balenata, ma all’epoca avevo il pregiudizio che in tanti hanno, cioè che loro fossero troppo forti e non ci avrebbero accettato. Ci siamo fatti coraggio e abbiamo mandato la mail di presentazione e richiesta che fu approvata dal consiglio, anche perché ormai li avevamo conosciuti partecipando alle gare di zona, come la ResegUp e la Monte Barro Running. Capendo che a prevalere nella loro decisione non era la prestazione atletica ma la persona».

Ora sarai tu a dover valutare le richieste. Com’è nata la tua candidatura?

«Abbiamo seguito il regolamento. Dopo i quattro anni più uno per il covid perché non potevamo rinnovarlo da remoto visto che sarebbe stato antipatico, il consiglio vecchio di cui non facevo parte si è ritrovato. Nell’occasione Mauro ha comunicato l’intenzione di non ricandidarsi per i tanti impegni».

Ti sei proposto?

«Sì e no. Specie negli ultimi anni mi coinvolgevano nell’organizzare le trasferte come la gita sociale al Giglio e curare le iscrizioni oppure creare le divise. Anche la recente festa del ventesimo anniversario alla Cascina Don Guanella l’ho organizzata assieme a Paolino. Nella riunione di dicembre sono stati votati i consiglieri, proprio la settimana prima avevo scoperto di dover andare in Turchia. Ho partecipato da remoto e con una linea instabile, l’ipotesi della mia candidatura è stata ventilata, ma solo il giorno dopo dopo ho scoperto di essere stato il più votato con 19 voti, davanti ad Antonella Crucifero, mentre proprio Mauro Esposito era il primo degli esclusi».

Nel nuovo consiglio, assieme a Filippo Ugolini e Crucifero ci sono Carlo Ratti, Riccardo GhislanzoniStefano Del LungoSimone Turrisi e Paolino Brambilla. «Ci siamo ritrovati fra l’altro proprio a casa mia, perché la nostra sede alla Bonacina non ha il riscaldamento e per prima cosa, abbiamo accettato la bella proposta di Antonella e Carlo di istituire la figura del past president, ruolo che spetta a Mauro, doveroso dopo i suoi nove anni di presidenza».

Che con Ratti ha un rapporto fraterno.

«Nelle riunioni da remoto non riusciva mai a seguire la scaletta del discorso preparato, perché veniva sempre interrotto», ricorda divertito.

Al momento dell’elezione Ugolini dà la sua disponibilità ma precisa a tutti che il ruolo spetterebbe a Carlo Ratti. «E’ il nostro capitano ed è sempre stato motore trainante dei Falchi, oltre ad affiancare Mauro. Ma ha declinato l’invito per i tanti impegni personali, anche di famiglia visto che adesso segue e sfida anche il figlio che gioca a tennis».

L’ufficialità è dei primi giorni di gennaio, un mandato che arriva in un periodo speciale.

«E’ un momento difficile certo, ma c’è anche voglia di ripartire da parte di tutti».

Alla festa del ventesimo i due ultimi presidenti, Riccardo Ghislanzoni e Mauro Esposito avevano espresso due desideri per il futuro. Dare vita a una squadra giovane dei Falchi composta anche dai figlia dei protagonisti della prima generazione e portare sulle vette quanti, meno fortunati, non posso farlo con le proprie gambe. «Sono in linea con il loro pensiero. Mi piacerebbe rinvigorire il nostro gruppo con gente giovane che abbia voglia di partecipare e dare il proprio contributo. Non siamo più solo un gruppo di nicchia, visto che siamo cresciuti a 60 tesserati, accettando l’ingresso di sei nove atleti, di cui cinque molto giovani, nati negli anni 97/98. Fra loro anche due ragazze, Marta Rusconi e Martina Parenti, poi Lorenzo PassoniLorenzo AlippiSimone Valsecchi e Roberto Pozzoli, il meno giovane che già a metà anno aveva mandato la sua richiesta. L’altro aspetto riguarda la nostra identità e anima più sociale, perché tutte le nostre iniziative hanno lo scopo di aiutare gli altri devolvendo il denaro in beneficenza, tramite la famiglia Morganti della Kapriol che sostiene il Gims che favorisce progetti in Eritrea».

Inevitabile pensare al Trofeo Spreafico che non si disputa da due stagioni. «Proprio ieri (lunedì, ndr) ci siamo riuniti per cominciare a programmarlo. Probabilmente lo faremo sul tracciato vecchio (con arrivo al rifugio Marchett, ndr), proponendo il nuovo percorso (più lungo e traguardo in zona arrivo della funivia, ndr) per la decima edizione e poi con cadenza quinquennale, come special edition. Nell’ambito della manifestazione Lecco ama la montagna, già l’anno scorso abbiamo partecipato portando disabili su carrozzina in montagna, appoggiandoci alle associazioni Goccia e Casa Orizzonti con cui collaboriamo. A luglio vorremmo rifarlo nella zona del Pialeral mettendo loro i pettorali, anche se lo scopo primario resta quello di far respirare aria di montagna».

Altre iniziative?

«Mettere a posto la sede di Bonacina, che resta un fiore all’occhiello ma ha bisogno di una tinteggiata e di una stufa a pellet per non essere adibita solo a sporadici aperitivi. E poi continuare la collaborazione con Team Pasturo e Gsa cometa con cui organizziamo fra l’altro ai Resinelli lo Snow man diventato Snow Run per cui va dato il maggior merito organizzativo ad Alberto Zaccagni affiancato da Daniel Antonioli. La mancanza di neve ci ha obbligato a rivedere il format: si svolgerà su un giro da 14 km con 650 metri di dislivello, ma non abbiamo abbandonato l’idea dell’edizione in formato triathlon con lo sci alpinismo e la mtb. Pensa che all’epoca quei due matti di Carlo Ratti e Max Tonetti (vice presidente del Gsa Cometa, ndr) erano intenzionati ad acquistare un cannone per produrre la neve».

Dario Saccabarozzi

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