IL PERSONAGGIO

Torna in sella e vince a distanza di trent'anni: "Nonostante l'età se c'è la volontà di migliorarsi le cose succedono"

La storia di Michele Cereda, istruttore federale di mountain bike e vincitore quest'anno nella stagione del downhill

Torna in sella e vince a distanza di trent'anni: "Nonostante l'età se c'è la volontà di migliorarsi le cose succedono"
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Ha riattaccato il numero di gara in sella alla sua bicicletta a distanza di trent’anni dall’ultima volta. Così, quasi per gioco. Una scommessa per provare a stupirsi e capire se di quella passione, che da sempre custodisce, potesse regalarsi ancora un’emozione: il brivido della vittoria.

Torna in sella quasi per prova e poi...

E i risultati di questa stagione danno proprio ragione a Michele Cereda. Il 59enne ha praticamente quasi vinto tutto quello che c’era da vincere nel downhill: campionato regionale, Trofeo Lombardia, Coppa Italia e un secondo posto ai Campionati italiani nella categoria Master. “Nonostante l’età se c’è la volontà di migliorarsi le cose succedono”, racconta Cereda, nella vita di tutti i giorni istruttore federale di mountain bike nonché collaboratore del team Ktm Protek Elettrosystem di Monticello Brianza offrendo consulenza agli atleti che competono in Coppa del Mondo. “Ho iniziato per scherzo, pensando di provare a fare una garetta per vedere come andava. Vista l’età non mi sono preso troppo sul serio, ho cercato di tenermi in forma senza pensare a tutta la stagione, poi però il gusto di riprovare l’ebbrezza di una gara e il mettermi alla prova con me stesso mi hanno accompagnato tutto l’anno. Se la testa funziona, il corpo segue. Un grande grazie va sicuramente anche al mio Team Ktm Protek Elettrosystem di Torrevilla che mi ha sempre aiutato e supportato con tanta passione ed amicizia”. Madesimo e Bormio le tappe più emozionanti. “La prima grande gioia è stata a Madesimo perché ho vinto nonostante fosse una gara difficile, bagnata con un terreno insidioso. Lì ho preso consapevolezza. Bormio è anche la gara di casa essendo che svolgo anche il ruolo di guida in mountain bike nel Parco nazionale dello Stelvio”.

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Salti e discese impugnando il manico della sua bicicletta sono di lunga data. “Ho iniziato nel downhill tanti anni fa, ero anche riuscito a vincere un campionato regionale e rifarlo a distanza di tutti questi anni è stata una forte emozione. Sono un istruttore della federazione dal 2005 e inoltre svolgo il ruolo di coaching nel Parco nazionale dello Stelvio. Mi occupo di seguire sia gli atleti junior, gli under, le donne e anche i ragazzi più giovani che si avvicinano alla disciplina. L’approccio è chiaramente diverso ma alla base di tutto deve esserci il divertimento: a tutti i livelli è importante trovare piacere, gli stimoli per migliorarsi ma deve esserci soprattutto la volontà. Essere atleta e istruttore ha molte sinergie: il mio valore aggiunto è riuscire a trasmettere oltre al gesto tecnico, a come si affronta una curva o un salto, mettere nelle condizioni ottimali l’atleta anche nella gestione delle sue emozioni. Il mio motto con i ragazzi è “zero stress”, ovviamente cerchiamo di fare tutto per gradi e sicurezza perché la mountain bike è uno sport dove, se sei impreparato, ti fai male”.

"Approcciare lo sport a quest'età ti insegna a dare il massimo"

A sessant’anni sui podi italiani e regionali. Può rappresentare un nuovo punto di partenza? “Alla mia età sembra qualcosa di strano ma devo essere sincero: ho deciso di fare anche la prossima stagione. Ho la fortuna di stare in mezzo ai giovani e da loro ho solo che da imparare. Approcciare lo sport agonistico, seppur amatoriale, dopo una certa età ti insegna a dare sempre il massimo e a non dare nulla per scontato. Nella vita ci creiamo delle zone di comfort zone che in gara non conosci. Le condizioni meteo che variano, l’adrenalina prima di una gara sono tutti fattori che aiutano a fortificare la consapevolezza che se ci credi ce la fai. Questa consapevolezza l’avevo persa da tempo e posso dire che le gare hanno ampliato i miei orizzonti”.

Michael Tassone

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