Europa, una grande occasione da non sprecare
di Germano Bosisio

Ormai ci siamo!
Per chi da sempre ritiene che questa Europa attuale non sia quella dei Popoli, come giustamente prevista e propugnata dai suoi Padri Fondatori, ma solo o in gran parte un enorme contenitore di interessi soprattutto economici pesantemente condizionato da regole neoliberiste, è questo il momento per dimostrare che possa essere realmente riformabile.
Lo stesso establishement da tempo sostiene, forse solo strumentalmente, che l'Europa così com'è non funzioni ma poi al lato pratico balbetta su percorsi certi di cambiamento che possano incidere realmente su quello che di fatto sta condizionando pesantemente la vita dei suoi cittadini. Cittadini su cui gravano ricette di una solo presunta austerità che finisce non casualmente col dare più importanza alle quadrature dei bilanci che alla vita della popolazione, soprattutto quella più marginalizzata.
In nome di un'economia senza un volto veramente umano (per dirla come papa Francesco) si rischia di far passare come interesse collettivo in realtà ciò che avvantaggia sempre più pochi.
Il modello (di sviluppo ?) neoliberista planetario che la sovrasta ha corroso sinora dalle fondamenta quello che dovrebbe caratterizzare una convivenza civile e sociale degna di tale nome. Basti pensare all'aumento delle diseguaglianze o alla questione climatica oltre che alla graduale usura della componente solidaristica sociale (welfare state) che era una della caratteristiche peculiari del nostro continente, intaccato sempre più dal credo individualista e competitivista.
In particolare la questione dei debiti sovrani è stata utilizzata come un cappio per imporre, agli Stati più esposti alla speculazione dei cosiddetti Mercati Finanziari, ricette solo presuntivamente risolutive ma invece foriere di ulteriori squilibri tra Stati e all'interno di essi.
Ora tutto questo è stato reso molto più stridente dalla sopraggiunta crisi pandemica che ha scoperto i nervi più critici e contraddittori di questo sistema planetario e, al contempo, ha prodotto a livello Ue ciò che, sino a poco tempo fa, era ritenuta un'eresia : il mettere in discussione il dogma del patto di Stabilità ed i suoi collegati (allentamento dei deficit, riduzione vincoli in materia di aiuti di Stato ecc. ecc.).
Tutto questo renderebbe possibile per la prima volta rovesciare i paradigmi su cui sinora si è cercato di costruire la convivenza civile europea e planetaria orientando finalmente il cosiddetto sviluppo su indicatori umani, e non solo contabili, quali quelli del diritto ad un lavoro dignitoso, ad un ambiente salubre e durevole, ad una qualità della vita non misurabile su parametri economici spesso solo al servizio dei più forti (sarà molto interessante al riguardo seguire a novembre ad Assisi i lavori del convegno “L'economia di Francesco”).
Niente a vedere coi vari nazionalismi populisti intrisi dalle stesse logiche che ci hanno portato a questa disastrosa situazione sistemica ma in realtà solo apparentemente differenti perché esclusivamente ripiegati sulle proprie convenienze.
Altro che denunciare, come fanno certi professionisti del tormentone della “responsabilità a senso unico”, il presunto lassismo nei confronti dei conti in disordine che finirebbero per scaricarsi sulle generazioni future ecc. ecc. . Una responsabilità a senso unico che scarica invece, guarda caso, quasi sempre i sacrifici sulle “ultime ruote del carro” senza mai mettere in discussione le regole fatte apposta per tutelare “i piani alti” (paradisi fiscali, trappola dei debiti sovrani, agenzie di rating, primato dei mercati sulle democrazie, pareggio di bilancio secondo ricette prestabilite, il feticcio della crescita illimitata, il libero mercato a vantaggio dei più forti, la presunta “libera concorrenza ...asimmetrica”, una fiscalità effettiva alla Robin Hood rovesciata …).
Ed allora ben vengano le scelte graduali di un'Europa che giustamente si interroga su come si possa uscire da questa crisi pandemica in modo solidale e rilanciando il futuro, cambiando finalmente le regole inique e in realtà asimmetriche che si era data.
Ed anche sull'eterna questione degli Stati “cicala e formica” basterebbe nella realtà riconoscere la ragionevolezza della verifica dell'effettiva destinazione degli aiuti comunitari senza però vincolare le libere scelte di risanamento degli Stati a ricette e condizionalità prestabilite da altri, che si chiamino BCE, CE, FMI o quant'altro).
Quindi come primo passo, ripeto, ben vengano i previsti prestiti a tasso agevolatissimo e soprattutto gli aiuti a fondo perso, come anche soluzioni ( ce ne sono) che non gravino come “tagliole a tempo” sui bilanci degli Stati. Non è un caso che finalmente comincino a circolare anche negli ambienti dei cosiddetti esperti ipotesi di condoni parziali ( sotto varia forma) dei debiti sovrani, perlomeno quelli “contratti” con la BCE.
E l'Italia, in questo senso, potrebbe ben essere, assieme ad altri, un' “apripista” , come in effetti sembra stia cercando di fare, alla faccia dei soliti bastian contrari.
Intanto occorrerebbe perlomeno riconoscere al presidente Conte, pur con tutti i suoi limiti ma anche i suoi pregi, l'esplicita volontà di provarci seriamente. Come anche riconoscergli le oggettive enormi difficoltà e reticenze, anche di sistema, che ha di fronte.
Germano Bosisio