Lettere al Giornale

25 Aprile, il doveroso ricordo dei soldati deportati nel Reich

di Angelo Faccinetto

25 Aprile, il doveroso ricordo dei soldati deportati nel Reich
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Gentile direttore, 

il 25 Aprile, festa della Liberazione, celebriamo la Resistenza contro i nazifascisti e la rinascita democratica dell’Italia. Ricordiamo i partigiani che salirono a combattere in montagna, i deportati nei campi di sterminio, gli antifascisti della prima ora costretti a marcire per anni in galera o al confino, gli operai protagonisti degli scioperi per la pace e per il pane. Negli ultimi anni si è cominciato anche a sottolineare il sacrificio di quei militari, soldati e ufficiali, che rifiutandosi di combattere a fianco dei tedeschi, dopo l’8 settembre 1943, furono deportati nel Reich.

Giusto. Anzi, sacrosanto.

Non hanno invece, a mio avviso, il giusto riconoscimento coloro che, sparsi sui diversi fronti, all’indomani di quell’8 settembre, nel rifiuto della pretesa degli ex alleati di aggregarli alla Wehrmacht, hanno impugnato le armi contro le truppe tedesche impegnandosi in una violenta quanto disperata lotta. 

A questa schiera di militari, di cui la storiografia si è poco o niente occupata, appartiene anche mio zio materno, Angelo Aondio, lecchese di San Giovanni, tenente medico del 3° Alpini, btg. Pinerolo. Imbracciate le armi contro i tedeschi, il 14 settembre 1943, durante un violento combattimento, cadde presso l’aeroporto di Gruda in Montenegro nella convinzione che questo fosse il suo dovere. 

Per questo atto, nel 1949, gli venne conferita la medaglia di bronzo al valor militare (alla memoria). Personalmente, anche se indossava la divisa del regio esercito, non lo considero un semplice caduto: lo annovero tra i primi partigiani. 

Grazie per l’attenzione

Angelo Faccinetto

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