Bianche avventure fra i monti di Vilminore di Scalve

Foto: Nuvole e montagne dal Pizzo di Petto (@Enrico Visinoni)
Il nostro viaggio nell’abbraccio candido della Val di Scalve (provincia di Bergamo) continua, preparate ciaspole e sci e pronti a partire in direzione di Vilminore di Scalve!
Nonostante il paese sia famoso soprattutto per la presenza dei ruderi della Diga del Gleno (sapete che nel 2023 ricorre il centenario del Disastro?), non mancano le occasioni di avventura sulle grandiose cime che osservano dall’alto Vilminore e le sue frazioni.
Un’escursione adatta a tutti – ma soprattutto perfetta per chi è alle prime armi con le gite sulla neve – è la salita (su dislivello e lunghezza piuttosto moderati) al Passo della Manina (1796 m). Si parte dalla caratteristica frazione di Nona: non potrete perdevi una piccola passeggiata fra le antiche vie, con uno sguardo all’antica fontana.

Anche l’ascesa sarà un tuffo nella storia, in quanto percorrerete la strada utilizzata fino agli anni ’70 per il trasporto del materiale estratto dalle Miniere della Manina. Dopo circa un’ora, la valle del torrente Nembo comincerà ad allargarsi, ampliando i vostri orizzonti su paesaggi da togliere il fiato, con vedute sui versanti settentrionali della Presolana e del Barbarossa. Per colore e dimensioni non vi sfuggirà la struttura delle Case Rosse, dove i minatori soggiornavano durante la stagione lavorativa.
Ma la nostra escursione prosegue: ancora una mezz’ora di impegno per raggiungere il Passo, dove la Cappella della Madonna Pellegrina vi offrirà i suoi scaloni per una meritata pausa e una dovuta ammirazione del panorama sia sul versante scalvino che su quello seriano, entrambi incorniciati da cime tanto austere quando meravigliose.

La prossima meta è un’escursione leggermente più impegnativa, ma ancora fattibile per ciaspolatori o scialpinisti in erba: ci troviamo nella frazione di Teveno per cominciare l’ascesa al Monte Barbarossa. Dopo un primo tratto su mulattiera, il percorso si immerge fra i boschi di sempreverdi addobbati di neve, e con pendenze variabili si continua a salire fino a sbucare nell’ampia apertura della Malga Bassa del Barbarossa prima, e nella Malga Alta dopo. D’estate popolate da mucche che si godono l’erbetta e il panorama, d’inverno si incontrano manti di neve intonsa, forse con qualche lieve avvallamento in coincidenza delle pozze pronte, nel momento giusto, a riempirsi di cielo.
Da ora, si ingrana una marcia più intensa per raggiungere la cima: insomma, in un paio di ore raggiungerete la sommità (2148 m) che ripagherà ampiamente la fatica con viste uniche.

Infine, una cima vilminorese dedicata ai più esperti – soprattutto scialpinisti – è il Pizzo di Petto (2262 m), da cui si accede però dalla località Carbonera di Colere. Salendo a fianco dell’antica contrada, si prosegue affiancando e poi attraversando (con attenzione) la pista di discesa, arrivando in località Polzone, la prima stazione degli impianti di risalita.
Dopo una breve pausa contemplativa del paesaggio, si riparte lungo l’evidente traccia per scialpinisti e si sale zigzagando fino alla Val Conchetta. Da qui inizia la traversata che arriva fino a un ampio avvallamento sotto la vetta. Ancora una breve salita e l’impegnativa escursione di circa 4 ore sarà premiata con viste meravigliose sulla valle sottostante e sulle cime circostanti!
Oltre che sulla via della andata, per ritornare al punto di partenza si può prendere una piccola deviazione in direzione del Monte Ferrante…
Ma di questa e delle altre meraviglie della Presolana ne parleremo al prossimo appuntamento.
RICORDATEVI SEMPRE: La presenza di ghiaccio e l’eventuale rischio valanghe richiedono massima prudenza, massima attenzione e attrezzatura e abbigliamento adeguati.
Inoltre, prima di un’escursione è buona abitudine consultare il meteo e il bollettino valanghe, nonché contattare l’Ufficio Turistico locale.
Contenuto realizzato nell’ambito del progetto “Val di Scalve 4x4: 4 Comuni per 4 Stagioni” finanziato da Regione Lombardia con il bando “Viaggio InLombardia – III edizione”.
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