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Sciopero generale, Cgil Lecco e Uil Lario: "Torna l'austerità e la pagano i lavoratori"

Il 29 novembre a Lecco corteo e presidio contro la manovra di Bilancio

Sciopero generale, Cgil Lecco e Uil Lario: "Torna l'austerità e la pagano i lavoratori"
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"Ancora una volta i conti li pagano i soliti lavoratori e pensionati, mentre le grandi ricchezze e i proventi dell’evasione fiscale non vengono intaccati". Non ha dubbi Diego Riva, segretario generale della CGIL Lecco: la manovra del Governo Meloni sarà penalizzante per i ceti medio bassi e questo non è accettabile.  Per questo la Camera del Lavoro di Lecco, insieme alla Uil del Lario il prossimo 29 novembre 2024 aderirà allo sciopero generale. I motivi di questa mobilitazione, che a Lecco si articolerà  con un corteo che partirà da Largo Caleotto alle 9 e poi giungerà in piazza Diaz, davanti al Municipio di Lecco dove ci sarà il presidio, sono stati illustrati oggi, mercoledì 20 novembre 2024, da Riva e dal coordinatore Uil Dario Esposito.

 

Sciopero generale, Cgil Lecco e Uil Lario: "Torna l'austerità e la pagano i lavoratori"

"Il giudizio della CGIL sulla Legge di Bilancio 2025, illustrata qualche giorno fa dal Ministro dell’Economia Giorgetti, è negativo. Diverse sono le criticità riscontrate nella manovra, definita “seria e di buon senso” dalla presidente Meloni quando in realtà si tratta di un provvedimento pesantemente condizionato dall’accordo siglato tra il Governo e la Commissione Europea che prevede un aggiustamento strutturale del bilancio pari a 13 miliardi l’anno per i prossimi 7 anni. In altre parole, un nuovo Patto di Stabilità che prevede il ritorno dell’austerità fondata su vincoli fiscali e contrazione della spesa e degli investimenti pubblici, essenziali per fermare un calo della produzione industriale che dura ormai da 19 mesi consecutivi - ha spiegato Riva - Della tanto decantata tassa sugli extraprofitti delle banche, ad esempio, non c’è più traccia, sostituita da un contributo di solidarietà stimato nell’ordine dell’1-2% degli utili conseguiti negli ultimi 12-24 mesi; una cifra irrisoria rispetto a quanto accumulato dagli istituti bancari grazie al fortissimo aumento dei tassi di interesse, che addirittura non sarebbe un “regalo” ma un prestito che lo Stato dovrebbe restituire alle banche stesse tra il 2027 e il 2029, sotto forma di sgravi fiscali".

All'interno della manovra poi si prevedono tagli medi del 5% al budget di alcuni ministeri, inclusi quelli della cultura, dell’istruzione, dell’università e dei trasporti. "Questo significa che molte delle risorse destinate a servizi essenziali per i cittadini saranno ridotte, andando a impoverire ulteriormente il welfare pubblico e penalizzando così le famiglie. Il Governo giustifica questi tagli spiegando che le risorse risparmiate serviranno a finanziare interventi a beneficio di imprese e cittadini, tra i quali la proroga del taglio del cuneo fiscale; una evidente presa in giro, dal momento che l’aumento del reddito netto in busta paga sarà finanziato dalla riduzione di quei servizi che per i lavoratori rappresentano una forma di salario indiretto".

Secondo Riva quindi  il  Governo prepara la strada al ritorno delle politiche di austerità "una ricetta già realizzata in passato e che si è rivelata disastrosa sul piano salariale, occupazionale e di finanza pubblica.  A dispetto delle roboanti dichiarazioni di Meloni, la spesa per il Sistema Sanitario in rapporto al PIL rimane tra le più basse degli ultimi vent’anni. Tutto ciò è stato deciso senza neppure convocare chi rappresenta lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, che pagheranno il prezzo di una lunga stagione di austerità scaricata per intero sulle loro spalle.”

Dello stesso avviso Esposito della Uil. "Abbiamo bisogno di un Governo che riesca a garantire una società che non lascia indietro nessuno, ma ad oggi non è così. Basti pensare che tra il 2021 e il 2023  l'inflazione è  cresciuta mediamente del 17% con punte del 22%. Una situazione questa che colpisce  lavoratori e pensionati. Il Governo dovrebbe individuare delle priorità e dare delle risposte, ma in realtà si si dimentica della redistribuzione della ricchezza e della progressività della tassazione prevista dalla nostra Costituzione. Questo ci costringe e a scendere in campo e a e ad aderire allo sciopero generale. Ricordo a chi denigra lo strumento dello sciopero che così facendo non denigra il sindacato, ma il progresso e la storia del nostro Paese".

 

 

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