valmadrera

"Quale sanità e servizi sociali per il nostro territorio?": ieri sera la conferenza promossa dal Pd

Carenza cronica di personale medico, aumento della durata media della vita e quindi delle condizioni di cronicità e mancato dialogo con i Comuni: queste le problematiche principali

"Quale sanità e servizi sociali per il nostro territorio?": ieri sera la conferenza promossa dal Pd
Pubblicato:
Aggiornato:

Si è discusso del delicato e complesso tema della sanità sul territorio nella serata di ieri, lunedì 22 aprile 2024, al centro culturale Fatebenefratelli di Valmadrera, durante l'incontro promosso dal Circolo Pd di Valmadrera, Malgrate e Civate, di cui era presente il segretario Eugenio Carnazza, che ha visto come ospiti Gianmario Fragomeli, consigliere regionale del Pd, Salvatore Monteduro, segretario Uil Lombardia con delega al Welfare e Filippo Galbiati, sindaco di Casatenovo e medico primario.

"Quale sanità e servizi sociali per il nostro territorio?": ieri sera la conferenza promossa dal Pd

Durante l'incontro, moderato dalla giornalista Lorenza Pagano, Fragomeli ha illustrato la proposta di legge di iniziativa popolare per la quale il Pd sta raccogliendo le firme: "Sono necessarie 5000 firme affinché la legge venga discussa da Regione Lombardia; noi ci siamo posti l'obiettivo di raccoglierne 50mila in tutte le province lombarde: più firme raccogliamo e più pressione esercitiamo". Questi i 4 principi che la proposta di legge vuole portare avanti: l'universalità dell'accesso alle cure; la promozione delle attività di prevenzione, che hanno subito una diminuzione soprattutto dopo il covid; lo stanziamento di risorse sulla sanità territoriale, in particolare per le case di comunità, livello intermedio tra ospedale e medico di base; la corretta gestione e programmazione delle risorse sanitarie da parte di Regione Lombardia, per far fronte al problema delle liste d'attesa infinite.

Gianmario Fragomeli

Solo il 39% dei ricoveri dei residenti nel distretto di Lecco sono stati effettuati all'interno di Ats Brianza

Il consigliere regionale ha quindi illustrato alcuni dati relativi alla sanità nell'ambito territoriale di Lecco: nel 2023, il 60% dei ricoveri dei cittadini residenti nel distretto di Lecco che fa a capo ad Ats Brianza sono stati effettuati al di fuori della stessa Ats, mentre solo il 39% sono stati effettuati all'interno di Ats Brianza. In particolare, solo il 27,9% dei ricoveri sono stati effettuati all'ospedale Manzoni di Lecco, mentre l'85,5% dei residenti nel distretto di Lecco si sono rivolti ad altre strutture (al primo posto il Niguarda, seguito dal San Raffaele). Inoltre il numero totale di ricoveri di pazienti residenti nel distretto di Lecco in strutture pubbliche o private accreditate da Regione Lombardia è sceso dagli oltre 37mila del 2018 ai 33.800 del 2023. Al Manzoni il 47% dei pazienti ricoverati sono residenti nel distretto di Lecco, mentre il 53% no: dunque la maggioranza. "Negli ultimi 20 anni Regione Lombardia ha perso 9000 posti letto a fronte di un aumento della popolazione - ha concluso Fragomeli - L'assessore al Welfare Guido Bertolaso ci aveva promesso che avremmo avuto il centro unico di prenotazione nel 2024, per far fronte al problema delle liste d'attesa, mentre ora ha affermato che sarà pronto nel '26/7 e questo è un limite".

Il problema principale: la carenza cronica di personale medico

Il problema principale della sanità lombarda, come ha spiegato Monteduro, è la carenza cronica di personale medico, al quale vengono richieste sempre più ore di lavoro, di fronte ad uno stipendio non certo allettante e ad una condizione già presente di stress e born out. "I medici di famiglia in Lombardia nel 2013 erano 6500, nel 2022 erano 5500: 1000 in meno. Questo significa che il 61% dei medici di base ha un numero di assistiti che va oltre quello stabilito. Quindi le difficoltà della sanità lombarda derivano principalmente dalla carenza cronica di operatori. Nel 2011 gli operatori che si dimettevano dal servizio sanitario lombardo erano circa 700; nel 2022 il dato parla di 2800 operatori che lasciano il servizio: questo significa che è quadruplicato il numero di  lavoratori che lascia il servizio perchè non ce la fa più. Questo ovviamente genera ricadute perchè, in assenza degli operatori, anche i servizi vengono meno. A Lecco sono previste 8 case di comunità e 3 ospedali di comunità, ma se non ci sono gli operatori saranno cattedrali vuote nel deserto. Quindi la soluzione non è quella di andare in Paraguay per portare qui infermieri: io credo che varrebbe la pena fare una formazione adeguata ai giovani per motivarli e farli restare qui, ad esempio con la possibilità di borse di studio, come si faceva una volta per coloro che intraprendevano gli studi infermieristici; non è possibili neanche pensare che un medico faccia 11 anni di specializzazione senza borse di studio. Quei 60 milioni di euro per le liste d’attesa servono per pagare gli straordinari, ma sono straordinari richiesti a chi già non ce la fa più".

Salvatore Monteduro

La modifica della piramide demografica e il protrarsi delle cronicità

Un dato allarmante e al quale nessuno sembra dare troppa attenzione, come ha sottolineato il sindaco Galbiati, è la modifica della piramide demografica: "Noi siamo dentro un salto d'epoca e forse proprio per questo facciamo fatica a comprenderlo: assistiamo al cambiamento della piramide demografica, il cui vertice non è più un apice, ma si sta allargando: i giovani non riusciranno più a far fronte ai bisogni della popolazione anziana in aumento. Nelle famiglie si lavora tutti altrimenti non ci si mantiene, quindi non c'è nessuno che si possa occupare in casa degli anziani. Inoltre sta avvenendo qualcosa di clamoroso nella medicina: l'allungamento delle cronicità, che si protraggono sempre di più perchè, grazie alle cure, gli anziani possono vivere diversi anni anche se presentano problemi di salute. L'Italia, insieme al Giappone, è il Paese con l'età media più alta. Se si dilatano i tempi della cronicità e si allunga la durata media della vita, allora si ha un cumulo di dipendenze di anziani cronici che vivono più a lungo e devono essere assisti più a lungo. L’universalismo del sistema sanitario è qualcosa che probabilmente andrà in crisi: stiamo andando verso una divaricazione della forbice sociale per cui la gente si potrà curare solo se avrà le possibilità economiche per farlo. Le riforme non si fanno con le parole, ma spostando capitoli di bilancio: se si vuole far funzionare le case di comunità, allora bisogna garantire medici almeno fino alle 20, ma chiedete ai medici se riescono a farlo: è impossibile. Inoltre tenete conto che tanti medici sono degli anni Sessanta e fra qualche anno li salutiamo". Infine, Galbiati ha evidenziato la necessità di trovare un raccordo tra sanità e sociale: "Penso che le case di comunità potrebbero non servire se ci fosse un dialogo tra la parte sociale e la parte sanitaria. Se l’Italia non riparte dal protagonismo dei comuni allora non ci sono riforme che tengano in questo paese perchè sono tutte risorse calate dall’anno. Bisogna avere cura degli enti del terzo settore che hanno sviluppato delle competenze anche sul piano della pianificazione e della programmazione".

Filippo Galbiati

Infine, spazio alle domande da parte del pubblico. A portare la propria testimonianza anche alcuni dipendenti del sistema sanitario, tra cui Flavio Passerini, membro del Consiglio direttivo del Circolo Pd di Valmadrera, Malgrate e Civate e presidente della Banca del Tempo: "Porto la mia esperienza come tecnico di radiologia: al Manzoni 12 tecnici non ci sono più, il born out vi assicuro che lo faccio e quando ti chiedono di aumentare le prestazioni... Chi entra e fa il mio lavoro all'inizio prende 1400 euro al mese, questo per turni che prevedono di lavorare anche di notte: è una cosa impossibile; è necessario finanziare il sistema sanitario se no l'utente non avrà mai prestazioni sufficienti. Solo facendo sentire la nostra voce possiamo dare un segnale".

Flavio Passerini
Seguici sui nostri canali