È notizia dei giorni scorsi che l’ex sede della Deutsche Bank di piazza Garibaldi a Lecco sarebbe stata venduta. Ad acquistare l’immobile – di proprietà della Lariana Iniziative Immobiliari, che fa capo ad alcuni privati come l’imprenditore Marco Frigerio, figlio del compianto Severino ed ex presidente Api – sarebbe un fondo americano, intenzionato a trasformarlo in un maxi albergo di lusso da oltre 100 stanze, con ristorante e terrazza panoramica. Si tratta di un edificio di grandi dimensioni, con una superficie coperta pari a 8.134 metri quadri.
Ex Deutsche Bank di piazza Garibaldi: polemica sul futuro dell’immobile
Sul caso è intervenuto anche il candidato sindaco della Lega, Carlo Piazza. “Che l’ex sede della Deutsche Bank non potesse restare ancora per molto tempo nello stato di degrado in cui si trova è evidente a tutti. Riqualificare quell’angolo centrale e simbolico della città è giusto e necessario. Ma attenzione: dietro l’apparenza scintillante di un hotel di lusso, con oltre cento stanze, ristorante e terrazza panoramica, non vedo una visione strategica, vedo un’operazione tutta da chiarire”.
Piazza ricorda che in passato l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Mauro Gattinoni aveva ipotizzato di acquistare l’intero edificio per farne la nuova sede comunale, per oltre 11 milioni di euro.
“Una scelta discutibile, presa in modo unilaterale, senza alcun confronto pubblico – rimarca il leghista – e oggi, secondo indiscrezioni, l’immobile sarebbe stato venduto a un fondo privato per una cifra più bassa di quella che avrebbe speso il Comune. È lecito domandarsi con quale logica si stesse per impegnare una cifra così ingente di denaro pubblico”.

I rapporti con l’API e il sindaco Gattinoni
Il candidato del Carroccio solleva poi un ulteriore nodo. “C’è poi una questione che è stata accuratamente evitata per troppo tempo, come se solo nominarla potesse far tremare gli equilibri di Palazzo Bovara. Una parte della proprietà dell’ex Deutsche Bank è riconducibile alla famiglia dell’ex presidente dell’API, l’associazione di categoria che assunse l’attuale sindaco proprio come responsabile dell’ufficio stampa. Il punto non è se tutto ciò sia lecito – lo è perfettamente – ma se sia stato opportuno. È davvero stato prudente – per non dire accorto – che il Comune, sotto questa guida, valutasse di destinare oltre 11 milioni di euro a un immobile collegato, anche solo indirettamente, a una realtà tanto vicina alla biografia lavorativa del sindaco Gattinoni?”.
Fondi PNRR e dimissioni Bonacina
Piazza ribadisce inoltre che “che per inseguire quella scelta il Comune ha rinunciato a 7 milioni e 200mila euro di fondi del PNRR, già destinati alla realizzazione del secondo lotto del nuovo municipio in via Marco d’Oggiono. Una decisione che portò alle dimissioni della presidente del Consiglio comunale, Francesca Bonacina. Se si fosse partiti subito, oggi parleremmo di un municipio nuovo, efficiente e sicuro. Invece restiamo fermi tra promesse vaghe e ipotesi di “torri” che nessuno ha mai davvero visto, né spiegato nei costi e nei dettagli”.
Le incognite sul futuro di piazza Garibaldi
Secondo Piazza, ora il Comune sembra intenzionato ad affidarsi a un progetto privato per rilanciare piazza Garibaldi. “Ma anche qui le incognite non mancano: dove si realizzeranno i parcheggi necessari per un hotel di quelle dimensioni? Si parla di un’autorimessa sotto la piazza, ma scavare a due passi dal lago è tutt’altro che semplice, come insegnano le difficoltà incontrate in altri cantieri cittadini. E poi: quanto tempo rimarrà bloccata la piazza? Quali saranno le ricadute sul teatro, sugli eventi, sulla vita del centro? Nessuna risposta, solo slogan – chiosa il candidato sindaco della Lega per la città di Lecco – Infine, una questione fondamentale: questa Amministrazione, ormai al termine del proprio mandato, ha il diritto di decidere in solitaria il destino urbanistico di un pezzo così importante della città? O non sarebbe più corretto coinvolgere l’intero Consiglio comunale, ascoltare la città, condividere le scelte? Lecco ha bisogno di serietà, non di improvvisazione. Di trasparenza, non di decisioni prese nelle stanze chiuse. Non siamo contrari al cambiamento, ma pretendiamo visione e responsabilità. Non ci basta l’apparenza: vogliamo sostanza”.