Estenuanti liste d'attesa nella sanità: lanciata una petizione
Otto proposte del Partito democratico
Otto proposte per abbattere i tempi estenuanti delle liste d'attesa nella sanità lombarda. La petizione, lanciata dal Pd per indurre la Regione a cambiare un sistema che non risponde ai bisogni dei cittadini, è stata presentata ieri, giovedì 14 luglio 2022, anche a Lecco. Ad illustrare l’iniziativa il consigliere regionale Raffaele Straniero con il segretario provinciale Manuel Tropenscovino e la responsabile Welfare e Salute Pd Lecco Ausilia Fumagalli.
Estenuanti liste d'attesa nella sanità: lanciata una petizione
Nel Lecchese la raccolta firme parte online. Da settembre si prevede una campagna con gazebo e banchetti nelle piazze. "Prima è salute", questo lo slogan dell’iniziativa, parte dal fatto che migliaia di utenti del servizio sanitario riscontrano ogni giorno nel momento in cui, con l’impegnativa in mano, si trovano a dover prenotare una visita specialistica, un esame o una prestazione sanitaria: il primo appuntamento utile nelle strutture pubbliche va alle «calende greche», con un tempo di attesa che per talune prestazioni supera l’anno solare. "Più tempo passa, più la salute di ognuno di noi è a rischio" chiosa il Partito democratico. Ben diversa la tempestività della risposta se si opta per visite a pagamento presso strutture private.
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I fondi stanziati? Briciole
Contestato l’approccio finora messo in campo dal Welfare Regionale: lo scorso febbraio la Giunta regionale ha approvato lo stanziamento di 84 milioni di euro per per attuare il «Piano annuale delle liste d'attesa' in sanità», con l’obiettivo raggiungere e superare per ogni trimestre i livelli del 2019, ovvero prima dell'impatto della pandemia Covid. Metà delle risorse, 40 milioni, sono destinate alle strutture private convenzionate accreditate, ingaggiate con una manifestazione di interesse. «Si tratta di briciole rispetto al necessario quantificato in 3 miliardi di spesa per le prestazioni erogate annualmente - ha detto Tropenscovino - Noi chiediamo di investire di più sul pubblico. Già prima della pandemia due milioni di italiani rinunciano alle cure a causa dei tempi di attesa, quattro desistevano per incapacità economica la situazione è peggiorata: nel 2020 oltre il 58% degli italiani ha rinunciato a curarsi».
"La Regione ha le sue responsabilità"
"E’ vero che il problema è di carattere nazionale - ha ammesso Straniero - Ma la Regione, alla quale compete il Welfare, ha le sue responsabilità. Al Pirellone a volte di assiste a un dibattito surreale, dove le colpe vengono tutte attribuite al Governo. Letizia Moratti, con quanto ha messo in campo, sta ottenendo qualche miglioramento negli ultimi mesi. Ma sono anni che noi battiamo sul chiodo".
Otto le proposte per cambiare avanzate con la petizione
La prima è di realizzare una rete di medicina territoriale con almeno 500 Case di comunità, una ogni 20mila abitanti, «che non siano solo scatole vuote». Secondo punto: il medico di famiglia deve poter prescrivere le prestazioni per l’intero percorso di cura, senza che ci debba essere una ricetta per ogni esame e visita. Terzo: «Che Il fascicolo sanitario elettronico sia accessibile facilmente da tutte le figure sanitarie, per evitare lungaggini e la ripetizione di accertamenti già compiuti». Quarto: «Che con una sola telefonata o un click sull’apposito sito web o sull’app del fascicolo sanitario elettronico si possa accedere a tutte le opzioni di prenotazione di un particolare esame, nelle strutture pubbliche e in quelle private convenzionate». Quinto: «Che la sanità privata abbia pari doveri di quella pubblica e la Regione possa decidere quali prestazioni debbano fare i privati per abbattere i tempi di attesa». Sesto: «Investire risorse per pagare e potenziare il personale disponibile a fare visite ed esami anche il pomeriggio, la sera e nei weekend». Settimo: «Disporre che in ogni ospedale sia possibile ottenere gli esami nei tempi indicati nelle prescrizioni e, in caso contrario, che si riduca lo spazio lasciato ai professionisti per le prestazioni in libera professione, a pagamento, in favore di quelle pubbliche». Ottavo: «Consentire a tutti gli ospedali, qualora non si riesca a rispettare la tempistica prevista dai tempi di urgenza della prescrizione, l’erogazione delle prestazioni in regime di libera professione ma a carico del Ssn».