Elezioni regionali Lombardia le pagelle al team Gori

Tutti i nomi a corollario della candidatura, un voto a ogni politico del Centrosinistra.

Elezioni regionali Lombardia le pagelle al team Gori
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Elezioni regionali Lombardia: abbiamo dato i voti ai frontman del centrosinistra.

Elezioni regionali Lombardia: la candidatura

E così Giorgio Gori è «andato a cominciare», come recitava il manifesto sul palco dell’auditorium LaVerdi di Milano sabato 18 novembre. Da lì il sindaco di Bergamo ha ufficializzato la sua candidatura alla poltrona di governatore della Regione Lombardia. Sarà lui il candidato del centrosinistra. Pardon, del Pd e di qualche altro movimento di centro e di sinistra, perché in realtà Mdp ancora non s’è deciso. Niente di nuovo insomma sul fronte Elezioni regionali Lombardia.

“Goriani”, “Pisapiani” e…

Per il grande evento, durato circa tre ore (ci permettiamo: tantino), si è deciso di far parlare un po’ di persone vicine a Giorgio più che a Gori, per poi lasciare spazio al candidato in chiusura di convention. Da segnalare la partecipazione del pubblico: 1.300 persone in platea, con anche la acclamata partecipazione (silente) di Piero Fassino e Maurizio Martina. I presenti, equamente divisi tra giovani e meno giovani, i primi “goriani” puri (camicia bianca sbottonata il giusto e giacchina casual) e i secondi più “pisapiani” (tra loro il maglioncino vintage tira ancora un sacco), hanno assistito agli interventi in (poco) rapida successione di: Beppe Sala, Anna Scavuzzo, Ilaria Dallatana, Niccolò Carretta, Sergio Gandi, Emilio Del Bono, Gad Lerner, Maurizio Carrara, Pia Locatelli, Piero Bassetti, Giuliano Pisapia e Alessandro Alfieri, prima di poter ascoltare il corposo intervento di Gori stesso. E siccome il cosa hanno detto, francamente, interessa fino a un certo punto, ci concentriamo sul come lo hanno detto, dando un voto a ogni intervento.

 

Le nostre pagelle

Beppe Sala

Beppe Sala: 6,5
Il sindaco di Milano, da buon padrone di casa, sfodera un’invidiabile padronanza della scena. Dopo aver sottolineato come «Giorgio si prende un bel rischio, ma è il miglior candidato possibile», saluta e lascia spazio. Senza infamia e senza lode.

Anna Scavuzzo

 

Anna Scavuzzo: 7
La vicesindaco meneghina, per un pomeriggio, veste i panni della presentatrice e lo fa con la stessa preparazione con cui ogni giorno si fa carico delle rotture di scatole della città. Belle le sue parole per Gori: «Non stiamo candidando san Giorgio da Bergamo, ma una persona preparata, che non ha paura della leadership. Non è autoritario ma sa costruire autorevolezza». Polivalente.

 

 

Ilaria Dallatana: 7
L’ex socia di Gori in quel di Magnolia rappresenta la quota imprenditoriale della convention. Elegante, in queste Elezioni regionali Lombardia regala immagini del Gori che fu: un giovane e stimato imprenditore instancabile e sempre aperto al nuovo. Dopo averne elogiato la tenacia, l’ottimismo e l’ostinazione, ne sottolinea finanche l’aspetto giovanile, instillando un dubbio nel pubblico: ma non è che Gori si tinge i capelli?

Niccolò Carretta

Niccolò Carretta: 5,5
Il consigliere comunale di Bergamo è la quota giovani che si è giocato Gori. Bravo, appassionato e preparato, il buon Niccolò si lascia un po’ prendere dall’emozione e non si rende protagonista di un intervento memorabile. Interessante comunque il paragone tra la sfida bergamasca, vinta nel 2014, e quella regionale odierna: è in contesti simili, ovvero in cui molti lo danno per sconfitto, che Gori dà il meglio di sé.

Sergio Gandi

Sergio Gandi: 7,5
Mentre sale sul palco, le più giovani mormorano: «Ma che bel tipo…». E le madri annuiscono. Il vicesindaco bergamasco, del resto, è proprio un bell’uomo. E, camicia bianca d’ordinanza e jeans informali, regala anche uno dei migliori interventi. Senza falso buonismo, ammette di non aver accolto bene Gori nel Pd bergamasco, ma di aver anche cambiato idea conoscendolo. «Pensavo fosse arrogante, invece l’arrogante ero io – ha detto (e giù applausi) -. Avevamo poco in comune: lui sosteneva Renzi, io l’attuale capo di Mdp. E dirlo mi fa un po’ impressione. Oggi, però, in Giunta è il nostro punto di riferimento. È sempre presente, anche troppo (ride, ndr), ma soprattutto è sempre un passo avanti». Molto più di un sex symbol.

Emilio Del bono

Emilio Del Bono: 6
Elezioni regionali Lombardia: il sindaco di Brescia sale sul palco a rappresentare quei sindaci lombardi vicini al centrosinistra che per primi hanno pensato di lanciare Gori verso la Regione. Il suo discorso non spicca certo per contenuti, ma serve a capire quale parte della politica, oggi, guarda con piacere alla candidatura del primo cittadino orobico. Necessario.

Gad Lerner

Gad Lerner: 6,5
A sorpresa, il noto giornalista sale sul palco (vestito di maglioncino vintage d’ordinanza) come bandiera di quella sinistra che, davanti all’aria radical chic e poco proletaria di Gori, si sentiva un po’ spaesata. Con lucida ironia, espone alcuni buoni motivi per cui «la sinistra deve appoggiare Gori»: il coraggio avuto nell’abbandonare il successo per gettarsi in politica; l’autonomia dimostrata nel non aver accettato il ruolo di spin doctor del renzismo («a cui sarebbe servito»); il fatto che non cavalchi la demagogia; l’umiltà con cui si mette in gioco. «È il candidato più competitivo e innovativo che il centrosinistra potesse avere – chiosa Lerner -. Il partito lo prenda a modello in queste Elezioni regionali Lombardia».

Maurizio Carrara

Maurizio Carrara: 5
Niente di personale. Il voto non è certo legato alla polemica della Lega, che non vede di buon occhio il suo doppio ruolo di presidente del Pio Albergo Trivulzio e del comitato elettorale a sostegno di Gori («Se vuole fare politica, lasci l’incarico al Trivulzio» ha tuonato il vice capogruppo del Carroccio in Consiglio regionale Fabio Rolfi). Semplicemente, Carrara ha l’ingrato compito di dover raccogliere soldi. E di doverli chiedere. Purtroppo per lui, però, di soldi ce ne sono pochi.

Pia Locatelli

Pia Locatelli: 6,5
L’intramontabile Locatelli, sul palco dipinge un quadro del giovane Gori, che appena adolescente faceva parte dei Css (Collettivi degli studenti socialisti) bergamaschi e vestiva gli inediti panni del giornalista de Il Morbillo, giornale proprio dei Css e dal titolo non casuale «volendo significare di essere puntini rossi (loro) in una provincia bianca, quella di Bergamo, tradizionalmente democristiana». Meravigliosa la chiusa del suo intervento: «Ce la farai, Giorgio, ce la faremo se saremo capaci di lavorare tutti insieme. Noi del Psi ci siamo». Sono rimasti in due, ma meglio che niente.

Piero Bassetti

Piero Bassetti: 7,5
Ecco la quota “Prima Repubblica”. E l’intervento dello storico democristiano primo presidente della Lombardia dimostra una volta in più come quei politici fossero almeno tre spanne sopra questi politici. Dopo aver raccontato con invidiabile lucidità il quadro politico attuale, Bassetti consiglia a Gori di «prendere un po’ le distanze dai partiti, se vuole vincere». Detto da lui, vale doppio.

Giuliano Pisapia

Giuliano Pisapia: 5,5
L’intervento più atteso era il suo. Perché l’ex sindaco di Milano, pur essendo uscito dal Pd, non ha mai nascosto di apprezzare Gori; ma anche perché, a livello nazionale, la sua mediazione tra Pd e sinistre varie ha assunto sempre più importanza. E infatti, più che su Gori, il suo intervento si concentra su Mdp: «Il mio è un appello – ha detto l’ex “sindaco gentile” -. Mi ha chiamato anche il professor Prodi per dirmi di continuare a insistere. Uniamoci, solo così possiamo vincere». Grandi applausi per lui, ma il tanto fumo nasconde un misero arrostino.

Alessandro Alfieri

Alessandro Alfieri: 5
Ma non era una convention pro Gori? No, perché l’intervento del segretario regionale del Pd è parso un comizio anti Maroni. Per carità, va bene tutto, ma in un pomeriggio del genere ne avremmo fatto volentieri a meno. L’impressione è che il buon Alfieri si sarebbe visto bene al posto di Gori e così, piuttosto che parlare di lui, ha preferito vestire i panni logori del politicante d’assalto. Già visto, già sentito. Che barba.

Giorgio Gori

Giorgio Gori: 6,5
E alla fine parlò Gori. Dopo quasi due ore di interventi, eccolo prendersi la scena e gli applausi. Gori ci prende gusto e non smette più di parlare, vivisezionando il suo programma. Tutto interessante, ma un’ora di discorso dopo altre due ore di discorsi risulta un po’ dura da digerire. Peccato, perché i contenuti ci sono. Ma tenersi qualche cartuccia per le prossime occasioni piuttosto che spararle tutte subito sarebbe stata una buona idea. Uomo avvisato…

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