Cgil Lecco: "La Legge di Bilancio si accanisce sulla sanità e aumenta il divario tra i lavoratori del comparto"
"Nonostante i tanti slogan si tagliano ancora una volta le pensioni, in particolare proprio le pensioni dei pubblici dipendenti"
Di Cgil Lecco
La FP CGIL Lecco, attraverso la Segretaria generale Teresa Elmo, critica decisamente una proposta di Legge di Bilancio che non soltanto non fornisce soluzioni concrete al travaso delle professioni sanitarie dal pubblico al privato, ma finisce per individuare “fasce di beneficiari” di un ipotetico incremento tabellare che finiranno per aggiungere ulteriore divario tra i lavoratori e le lavoratrici che operano nel SSN.
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Nel dettaglio, la bozza di Finanziaria prevede che la regione di residenza definisca annualmente una quota di compartecipazione economica da applicare, dal 2024, al salario netto percepito da chi lavora in Svizzera ma abita in Italia. Tale quota, riversata sul bilancio di ciascuna regione interessata, dovrebbe essere destinata al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine e prioritariamente a beneficio del personale medico e infermieristico, quale trattamento accessorio. A differenza di chi si sta impegnando nell’approfondire i margini di incremento economico derivanti dall’applicazione di tale norma, come FP CGIL Lecco “riteniamo che questa non dia risposte alla ormai strutturale carenza di organici, che sta depotenziando il nostro servizio sanitario nazionale, l’unico in grado di garantire il diritto universale alla prevenzione e alla cura”, dichiara Elmo.
La fuga del personale sanitario all’estero è determinata da due fattori: salario (gli stipendi riconosciuti al personale che opera in Svizzera risultano mediamente superiori di tre volte rispetto a quelli italiani) e condizioni di lavoro dignitose (flessibilità oraria, riposo, ferie). Non solo la proposta di Legge non affronta l’ipotesi di un incremento del Fondo Sanitario Nazionale per un piano di assunzioni straordinario in sanità, unico vero strumento in grado di garantire adeguate risposte alla copertura dei servizi sanitari pubblici in affanno e al personale che quei servizi sta cercando strenuamente di erogarli, ma, addirittura, aggrava il fenomeno dell’emorragia di medici e infermieri verso la Svizzera, allargandolo ai comuni frontalieri: il rischio concreto è che, per migliorare le proprie condizioni economiche, medici e infermieri, oltre a valutare il trasferimento in Svizzera, si spostino dagli attuali territori di appartenenza alle province di Como, Varese e Sondrio (che rispettano il requisito della distanza di venti chilometri dalla frontiera). Condizione che mette a serio rischio anche l’ASST Lecco che, non rientrando nei requisiti richiesti per essere considerato un territorio di frontiera, non potrà garantire al proprio personale premi/indennità aggiuntive; la conseguenza potrebbe essere, dunque, lo sviluppo di un fenomeno migratorio che coinvolge i professionisti sanitari che lavorano a Lecco ma risiedono a ridosso delle provincie di Como, Sondrio e Varese: attratti da un tabellare superiore potrebbero, infatti, decidere di migrare verso le strutture sanitarie di quei territori, aggravando la condizione di un sistema già fortemente compromesso a livello territoriale. “Non è questa la soluzione”, continua Elmo. “Il miglioramento delle condizioni economiche delle lavoratrici e dei lavoratori parte da incrementi salariali sanciti dai Contratti Nazionali di riferimento, ed è per questo che la nostra mobilitazione continuerà, a sostegno di un rinnovo efficace dei contratti pubblici, che dia risposte concrete alla necessità di adeguare le retribuzioni all’inflazione e alla perdita del potere d’acquisto.”
È questo un provvedimento che, tra l’altro, dando priorità al personale medico e infermieristico, non riconosce pari dignità di diritto alle altre professioni che operano all’interno del SSN (es. tecnici della riabilitazione, tecnici di laboratorio, oss, amministrativi, assistenti sociali…), finendo per creare divari interni inaccettabili. Inoltre, non viene considerata l’esigenza di una maggiore conciliazione dei tempi di vita-lavoro richiesta a gran voce dal personale, laddove autorizza a incrementare le tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive svolte dal personale medico e sanitario fino al 31 dicembre 2026.
Anche sul lato previdenziale il giudizio è negativo. Diego Riva, Segretario generale della CGIL Lecco: “Nonostante i tanti slogan si tagliano ancora una volta le pensioni, in particolare proprio le pensioni dei pubblici dipendenti. Numeri alla mano, la modifica delle aliquote arriverà a produrre tagli di oltre 4mila euro all’anno, una cifra che proiettata fino all’attesa di vita media raggiunge un mancato guadagno pari a 70mila euro. Si tratta di un inaccettabile attacco ai diritti acquisiti che colpisce la metà del personale medico attualmente in servizio.” Oltre a ciò, il Governo prevede una riduzione della spesa sanitaria, che si attesta al 6,2% del PIL per il 2024 per poi scendere ulteriormente fino al 6,1% nel 2026: il valore più basso degli ultimi decenni, e la conferma della volontà politica di proseguire nello smantellamento del SSN e nella privatizzazione della salute.
“Con questi presupposti”, concludono Elmo e Riva, “la nostra mobilitazione non potrà che continuare.”
Cgil Lecco