In Valle San Martino Jurij Ferri, un pezzo di storia della birra artigianale italiana VIDEO

Fondatore di Almond '22, birraio abruzzese... ma anche un po' scandinavo.

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In Valle San Martino Jurij Ferri, un pezzo di storia della birra artigianale italiana VIDEO
Jurij Ferri (secondo da sinistra) con il "clan" Galati

In Valle San Martino, un pezzo di storia delle birra artigianale italiana: Jurij Ferri, birraio di Almond '22.

In Valle San Martino, all'Abbazia

"Ci avete visto pochissimo nei festival, al massimo a Rimini... oggi è la 900esima volta in tanti anni che mi trovo in una situazione come questa a raccontare il mio birrificio, Almond '22"

E' successo esattamente sette giorni fa all'Abbazia di Sherwood di Caprino Bergamasco, domenica 2 dicembre 2018, tra l'altro mentre era in corso la tappa “Le bire de Nadal” del campionato italiano per homebrewer promosso da MoBi (Movimento birrario italiano) e quindi il locale era stipato di appassionati della produzione casalinga di birra.

Un po' di storia della birra artigianale

Michele Galati

Subito una premessa, per gli abruzzesi che s'imbatteranno in questo articolo: non crediate che sia una delle "tante" valli bergamasche... la Valle San Martino è sì terra orobica, ma un po' particolare... incastonata al confine con Lecchese (s'affaccia infatti a sua volta su un'altra valle, quella dell'Adda) e almeno brassicolmente parlando è importante perché accoglie un vero e proprio "tempio" per la birra di qualità, ovvero l'Abbazia di Sherwood di Caprino Bergamasco gestita ormai da ben 17 anni da Michele Galati, riconosciuto come uno dei publican (ed esperto del settore) più importanti d'Italia.

Jurij Ferri di Almond '22

Ma anche il birraio che ha varcato la soglia del locale, domenica scorsa, non scherza, in quanto a "lignaggio" birrario: quando ancora la birra artigianale era faccenda per "quattro gatti" e i primi microbirrifici si contavano sulle dita, il suo Almond '22 (nato sempre nel 2002) era fra i tre soli impianti esistenti fra centro e sud lungo lo stivale (gli altri due erano Svevo in Puglia e Turbacci a Roma, tutti gli altri stavano invece nel "cappello"). Fa impressione, considerando che oggi i birrifici artigianali in Italia con impianto sono circa 700 e che negli ultimi anni nel centro-sud in particolare è stata una vera e propria primavera... guardate ad esempio la mappa delle realtà andate a medaglia nel 2016 a Rimini al premio Birra dell'anno (considerando che quest'anno sono state ancora di più):

Comunque, Jurij Ferri, 49 anni, nato a Stoccolma, passato sotto il Vesuvio e poi approdato in Abruzzo, vanta anche il primato d'aver dato il La ad almeno quattro stili birrari poi diventati un must per gli appassionati. Ma sentiamolo raccontato direttamente dalla sua viva voce.

"Gli altri birrai miei preferiti, le IPA e... Leonardo"

Jurij Ferri

Insomma, Ferri ha "inventato" nel 2003 la prima IPA italiana ("Sì, ma se la bevevano gli anziani che bevono genziana... infatti poi l'abbiamo trasformata in una Extra special bitter"), ma anche la prima birra tricolore a base di farro (Farrotta) e anche la prima birra torbata a livello continentale. Non è finita, perché nel 2005 ha dato vita anche alla prima IGA, ovvero italian grape ale, unico stile (insieme alle birre alla castagna) totalmente made in Italy e che prevede l'aggiunta nel mosto di uva (o suoi derivati in forme anche molto creative).

Jurij Ferri ad ogni modo le IPA, ovvero india pale ale (birre nate in Inghilterra, di media gradazione ma molto luppolate, negli ultimi anni in voga soprattutto in versione americana con luppoli fruttati e intensi) non le ama particolarmente (e del resto confessa di essere un bevitore di lager di qualità...):

"E' come una volta la Corona col limone... stessa roba le IPA, vanno di moda: è facile entrare in un locale e chiedere una IPA senza sapere cosa ci sta intorno...".

E, infatti, dei birrifici italiani più giovani il birraio di Almond preferisce realtà se vogliamo meno convenzionali: MC77 (Mc), Hilltop (Vt) e Foglie d'Erba (Ud).

Ad ogni modo Ferri ha anche ammesso che il "colpevole" in Italia dell'esplosione della moda delle IPA è sicuramente Leonardo Di Vincenzo, fondatore di Birra del Borgo (ora di proprietà della multinazionale Ab-Inbev) e creatore della prima IPA "di massa", la ReAle:

Leonardo l'ho conosciuto nei concorsi per homebrewer... ho aperto tre anni prima di lui... era talmente secco che lo mettevi in un libro come segnalibro... evidentemente è cambiato qualcosa negli ultimi anni.

La filosofia: take it easy...

"Se riesco a fare birre per le quali non ci vuole una biblioteca per capirle... è l'universalità della birra, ognuno può apprezzare".

L'incontro con Michele Galati

"Perché le mie birre non le compri? Mandamele, mi ha risposto Michele! E' l'approccio delle persone che amano davvero quello che fanno senza scrivere ogni 5 minuti su Facebook che sono i più bravi..."

 

daniele.pirola@netweek.it

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