Cisl Monza Brianza Lecco

Skill mismatch, "Fondamentale colmare il gap tra le competenze richieste dalle imprese e quelle in possesso dei lavoratori

"Nel nostro Paese oltre 4 aziende su 10 non riescono a trovare i profili ricercati"

Skill mismatch, "Fondamentale colmare il gap tra le competenze richieste dalle imprese e quelle in possesso dei lavoratori
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Non solo pandemia: Mirco Scaccabarozzi, segretario generale Cisl Monza Brianza Lecco, ricorda come il nostro territorio si trovi ormai da tempo a fare i conti anche con lo skill mismatch: «Per la crescita autentica è fondamentale colmare il gap tra le competenze richieste dalle imprese e quelle in possesso di lavoratrici e lavoratori. Quanto più è ampia tale discrepanza, tanto maggiore è il suo impatto negativo su mercato del lavoro e Pil».

Skill mismatch, "Fondamentale colmare il gap tra le competenze richieste dalle imprese e quelle in possesso dei lavoratori

L’emergenza Covid, con la pervasiva diffusione di lavoro smart e da remoto, ha fatto esplodere il problema: «A suffragare l’affermazione ci sono i dati recenti offerti dal Sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal - ha continuato Scaccabarozzi - secondo cui durante la pandemia il disallineamento esistente tra domanda e offerta avrebbe raggiunto il 43% per le professioni intellettuali, scientifiche ed a elevata specializzazione, il 43,5% per professioni tecniche e il 43,6% per gli operai specializzati. In altri termini, nel nostro Paese oltre 4 aziende su 10 non riescono a trovare i profili ricercati. Dato assai inquietante, dal momento che il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 29,5%, superando di oltre 10 punti la media dell’area Euro».

Che cosa sta succedendo?

«Nonostante le pretese normative ad oggi purtroppo l’Italia non possiede ancora un autentico sistema duale che consenta dopo i sedici anni una sorta di duplicità di status, studente e lavoratore, entro una cornice tracciata di obiettivi formativi, garanzie, remunerazione adeguata e non da ultimo responsabilità. Va tuttavia chiarito, specie al mondo dell’impresa, che un incremento delle competenze deve accompagnarsi alla valorizzazione delle persone che fanno il proprio ingresso nel mercato del lavoro. Una politica aziendale di riduzione di costo a discapito della produzione di valore non è accettabile e porta alla precarizzazione delle vite dei giovani, senza migliorare produttività e competitività. Analoga considerazione può essere svolta anche per la condizione delle donne lavoratrici, laddove tutti i dati confermano che sono penalizzate soprattutto dalla difficile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro»

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