Virus e lavoro

Rimodulazione dell'orario di lavoro a pari salario? Confindustria Lecco dice no

Riva: "Una proposta di questo genere, quando già prima dell’emergenza Coronavirus il Paese aveva gravi problemi di produttività, apporterebbe solo ulteriori danni al sistema delle imprese"

Rimodulazione dell'orario di lavoro a pari salario? Confindustria Lecco dice no
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L’ipotesi di una riduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro a parità di salario accompagnandolo con ore dedicate alla formazione, che si è recentemente affacciata nel dibattito fra Governo e imprese, trova contrario il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva.

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Rimodulazione dell'orario di lavoro a pari salario? Confindustria Lecco dice no

“All’ipotesi di riduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro a parità di salario, anche utilizzando risorse pubbliche per la formazione, diciamo chiaramente no – evidenzia Lorenzo Riva. Una proposta di questo genere, quando già prima dell’emergenza Coronavirus il Paese aveva gravi problemi di produttività, apporterebbe solo ulteriori danni al sistema delle imprese e ci farebbe tornare indietro agli slogan di almeno 40 anni fa, con ripercussioni negative generalizzate. Non è certo di questo che abbiamo bisogno in un quadro dove le aziende stanno sì riaprendo, ma facendo i conti con un calo della domanda che ancora non siamo in grado di quantificare, e che si avvicina molto al 50% rispetto all’anno precedente, oltre che con l’aumento dei costi che si impongono per lavorare in completa sicurezza”.

No a soluzioni improvvisate

“Non saranno le soluzioni improvvisate a farci uscire da una crisi economica che si annuncia gravissima - conclude Lorenzo Riva - e se diciamo no a proposte inapplicabili nel nostro sistema economico, siamo invece convinti che sarebbe questo il momento giusto per avviare un ragionamento e un confronto su una diversa rimodulazione del calendario lavorativo, per verificare la possibilità di una nuova organizzazione dei periodi di pausa sul modello di altri Paesi, anche europei. Ovviamente mi riferisco ad una riflessione che tenga conto delle esigenze di tutto il Paese, a partire dalle famiglie e dalla scuola, oltre che dalle imprese. Di questo sentiamo ad esempio la necessità e non certo di proposte estemporanee e insensate in un momento di grande preoccupazione non solo per i fatturati, ma anche per la tutela dei posti di lavoro”.

 

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