Riforma dei centri per l'impiego: 26 persone rischiano il posto tra Lecco e Merate
L'appello dei dipendenti dei Centri per l’Impiego della Provincia di Lecco.
I dipendenti dei Centri per l’Impiego della Provincia di Lecco si sono riuniti in assemblea con i rappresentanti sindacali di categoria per discutere in merito al progetto di legge regionale che modifica la normativa sull’organizzazione dei servizi al lavoro in Lombardia. In particolare, a detta degli stessi dipendenti, sarebbero 26 i posti di lavoro a rischio. Senza dimenticare il servizio offerto a chi un lavoro lo cerca....
La riforma dei centri per l'impiego
La legge 205/2017, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018, ha previsto il trasferimento delle funzioni e del personale dei Centri per l’Impiego alle Regioni e Province Autonome dal 1 gennaio 2018 e ha dato tempo fino al 30 di giugno (fase transitoria) per gestire il passaggio. Le Regioni si sono mosse in tal senso scegliendo di assumersi direttamente in capo funzione e dipendenti oppure per il tramite di Agenzie Regionali già esistenti alla data del 31.12.2017.
Il disegno di legge
"Regione Lombardia, unica in Italia, interviene con un disegno di legge, che verrà portato in Consiglio per l’approvazione il prossimo 26 giugno" spiegano una nota ufficiale i dipendenti dei Centri per l’Impiego della Provincia di Lecco. Si tratta di un disegno di legge "che disattende le disposizioni dello Stato, tiene per sé il ruolo di regia e programmazione mentre delega le funzioni gestionali relative ai procedimenti amministrativi connessi alla gestione dei Centri per l’Impiego alle Province e alla Città Metropolitana, lasciando il personale nei ruoli delle stesse".
Le conseguenze
"Le conseguenze di questa scelta sono dirimenti nei confronti del personale e dei servizi erogati dai CPI" si legge ancora nella nota. M in pratica cosa cambierebbe?
- Il personale resterebbe inserito sul portale nazionale quale personale “in esubero”, non essendo una funzione fondamentale per le Province;
- Il personale a tempo determinato non potrebbe essere stabilizzato e condividerebbe la situazione di precarietà dei lavoratori a termine delle Province;
- I vincoli delle Province in materia di assunzione non consentirebbero il potenziamento dei CPI, oggetto di specifici finanziamenti nazionali, e nemmeno la sostituzione nei casi di maternità, aspettativa o malattia di lunga durata;
- Vengono soppressi gli organismi di rappresentanza territoriale provinciale che definivano le linee di indirizzo delle politiche del lavoro sulla base dei bisogni rilevati nei territori;
- Regione, in virtù del suo ruolo di regia, può intervenire sul numero e sulla collocazione dei Centri per l’Impiego, con relativo spostamento del personale;
- Non potranno essere garantiti i servizi attualmente offerti dai Centri per l’Impiego, con impatti negativi nei confronti dell’utenza
La "cattiva pubblicità"
"I lavoratori dei Centri per l’Impiego sono a conoscenza della campagna negativa e strumentale a livello nazionale nei propri confronti (“uffici che danno occupazione solo a chi ci lavora e non ai disoccupati” oppure “collocano solo il 3% dei disoccupati) e della scarsa informazione sulla qualità e sui risultati dei servizi erogati, nonostante l’impegno profuso sia nel luogo di lavoro sia nel tempo libero con un aggiornamento continuo" aggiungono i dipendenti lecchesi e meratesi. "La carenza di personale e di risorse per le spese di gestione non hanno impedito finora l’erogazione di servizi di qualità vicini ai cittadini, ma questa riforma decreterebbe la fine dei servizi pubblici per l’impiego".
L'appello
E’ per questo che i lavoratori dei Centri per l’Impiego chiedono al Presidente della Provincia e al Consiglio Provinciale, a tutte le forze politiche e ai rappresentanti politici territoriali in Regione di farsi partecipi dei problemi evidenziati presso il Presidente e la Giunta Regionale, per la modifica del progetto di legge e l’inserimento negli organici regionali del personale dipendente, come fatto da tutte le altre Regioni italiane. Chiedono, altresì, ai rappresentanti politici eletti in Parlamento di farsi carico a livello nazionale della situazione di disparità che si verrebbe a realizzare in Lombardia con questa legge".