Preoccupazione

Pioggia e termometro a picco. "Incognita pesante sulla riapertura dei ristoranti"

Le basse temperature della settimana e il costante rischio di piogge mettono in predicato la ripresa dell’attività ristorativa, con nuove e pesanti ricadute anche per l’agroalimentare made in Lario

Pioggia e termometro a picco. "Incognita pesante sulla riapertura dei ristoranti"
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Escludendo i tre mesi estivi, nelle due province di Como e Lecco l’85% degli incassi di bar, ristoranti e agriturismi deriva dal servizio al bancone e al tavolo negli spazi interni dei locali. È quanto stima la Coldiretti in riferimento alla richiesta delle Regioni al Governo di consentire nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza, l'effettuazione dei servizi di ristorazione sia al chiuso che all'esterno, senza differenze di trattamento con riguardo agli orari di somministrazione (pranzo, cena).

Pioggia e termometro a picco. "Incognita pesante sulla riapertura dei ristoranti"

Una richiesta che ben 360mila realtà diffuse lungo tutta la Penisola drammaticamente provate dalle chiusure che hanno pesato sui bilanci e sui livelli occupazionali. Ma a beneficiare delle riaperture al chiuso e all’aperto – continua la Coldiretti interprovinciale lariana – sarebbe a cascata l’intera filiera agroalimentare del nostro comprensorio, soprattutto per le difficoltà oggettive dei locali nel poter lavorare solo con le aperture outdoor, stante la particolare connotazione climatica di queste settimane: “Giungiamo da un inverno freddo, che non risparmia colpi di coda – rimarca Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco - con temperature che, ancora questa settimana, alla sera caleranno fino a 5-6 gradi, raggiungendo i 16 in pieno giorno: impensabile pensare di poter cenare all’aperto in questa stagione, quindi, senza contare il costante rischio di pioggia. Guardando il meteo, solo nel prossimo mese di maggio si potrà contare su un’inversione di tendenza per quanto riguarda il clima”.

1,1 milioni le tonnellate di cibi e di vini invenduti dall’inizio della pandemia

A livello nazionale sono state 1,1 milioni le tonnellate di cibi e di vini invenduti dall’inizio della pandemia. Si stima che 330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino – sottolinea la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili. Complessivamente, nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolte 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che – conclude Coldiretti – vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale. 

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