Economia

Moda animal e cruelty-free: Nicolas Bargi racconta il suo brand al webinar di Confindustria Lecco-Sondrio e Como

Nell'ambito del progetto “Io ci sarò! Prendiamoci cura del nostro futuro, insieme”.

Moda animal e cruelty-free: Nicolas Bargi racconta il suo brand al webinar di Confindustria Lecco-Sondrio e Como
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“Io ci sarò! Prendiamoci cura del nostro futuro, insieme”, con l’obiettivo di sollecitare le imprese a immaginarsi nel futuro. Così Confindustria Como insieme a Confindustria Lecco e Sondrio hanno intitolato il progetto volto a prendersi cura “del futuro insieme”.

Mercoledì pomeriggio il webinar

Oggi, mercoledì 2 dicembre, il webinar ha avuto come tema la sostenibilità e come ospite Nicolas Bargi, che ha raccontato il percorso che lo ha portato a costruire un brand di respiro globale, sinonimo di moda animal e cruelty-free.

Il primo a prendere la parola è stato il presidente comasco Aram Manoukian: “Come possiamo prenderci cura del nostro futuro? Ne parliamo da qualche tempo nei nostri incontri e questa sera vogliamo soffermarci soprattutto sul concetto della sostenibilità, con Nicolas Bargi, fondatore e Ceo di Save the Ducks”. A introdurre l’ospite è stato Andrea Bignami, Business e Economics Reporter per Sky News Italy.

Il racconto di Nicolas Bargi

“Nel 2012 ho rifondato l’azienda di famiglia dando vita a Save the Duck, utilizzando plumtech al posto della piuma: dal 2015 abbiamo quindi salvato più di 20.000.000 anatre. Abbiamo dato un’alternativa tecnologica al mondo del fashion, utilizzando un logo e un nome che potessero anche creare empatia, che è molto importante per invitare la gente ad acquistare. Negli anni ho poi aderito alle regole di Lav e proteggendo gli animali ho anche vinto numerosi premi”. Bargi ha poi spiegato come è riuscito a trovare un prodotto sostenibile e vendibile: “La cultura della sostenibilità ha influenzato da sempre tutta la nostra filiera. Parallelamente ci siamo occupati del discorso della chimica e dell’energia: abbiamo lavorato quindi a 360 gradi. Devolviamo anche l’1% del fatturato in Charity e anche questo serve per migliorare il mondo”.

Temi importanti per il fondatore di Save the Ducks sono da sempre “la trasparenza, la responsabilità e il rispetto. Dobbiamo raccontare con molta onestà al consumatore finale dove siamo e cosa stiamo facendo per rimanere sostenibili. Bisogna farlo responsabilmente e con il rispetto per il lavoro e per l’ambiente. Il consumatore finale qualche volta non capisce le sigle che ci sono sul cartellino quindi è nostro compito farlo. Abbiamo studiato alcune immagini che mettono in evidenza come noi salviamo gli animali, ricicliamo e puliamo gli oceani: un ciclo continuo per salvaguardare l’ambiente, che in futuro avrà anche nuovi processi. Tutto questo per far capire al cliente finale quello che facciamo noi. Poi sarà lui a decidere cosa vuole fare”. Nel luglio 2019, dunque, Save the Ducks diventa la prima azienda fashion italiana a ottenere il riconoscimento B Corp, potendo quindi misurare l’impatto aziendale. Nel 2020 nuovi passi in questa direzione, fino all’adesione al “Carbon Neutrality 2030”.

Le domande

Vogliamo dire qualcosa del periodo che stiamo vivendo?

“Io ho preso il rischio di confermare le consegne che avevamo in programma e per fortuna ho azzeccato la strategia. Chiuderemo l’anno con un -7 che è molto meglio del -30 del settore, quindi possiamo dire di aver azzeccato la strategia”.

Quale sarà però l’impatto del Covid sul consumatore, che potrebbe avere meno soldi? La sostenibilità è un costo, ma rimarrà importante?

“Sicuramente sì. Noi non abbiamo aumentato i prezzi nonostante l’aumento dei costi. Nel prossimo anno i prezzi nostri saranno allineati a quelli soliti”.

Quanto crede davvero nell’ecologia?

Per chiudere Bargi ha spiegato come la sua azienda sia tecnologicamente molto avanzata, visto che ha prodotto l’imbottitura sintetica dell’abbigliamento che è stato usato da alpinisti sopra i 6.000 metri.

“Io nasco con questo tipo di sensibilità. Quando ancora non si parlava di questo nell’abbigliamento io già l’avevo in mente. Ho creato questa azienda in tempi non sospetti per tutte le persone che la pensavano come me”.

Quanto sono importanti le certificazioni?

“Servono sempre. Uno può essere serio e onesto ma le certificazioni servono per capire anche dove sono arrivato e cosa ho ancora da fare. E’ un effetto domino: io parto per primo e contagio tutta la catena di chi lavora con me. E così via a cascata…”.

Quanto siamo sicuri che nel mondo post Covid non ci saranno extra costi che potranno essere scaricati sul prezzo?

“Alla fine quello che conta è vendere, quindi bisogna cercare di moderare l’aumento del prezzo perchè altrimenti si frena la crescita. Sono convinto che si tornerà alla normalità e anzi a un mondo migliore di prima. E’ un momento, in cui è necessario moderare, ma che rimarrà un momento”.

Lei produce in Cina. C’è qualche aspetto al loro approccio al lavoro che potremmo usare anche in Italia?

“Innanzi tutto bisogna smettere di pensare che il made in China ha uno standard basso. Anche lì come in tutto il mondo ci sono diversi livelli di qualità. Io ho scelto la Cina quando nessuno la sceglieva, ma dipende tutto dai livelli che si vogliono toccare”.

Chi compra il suo prodotto lo fa anche perchè sposa le sue idee. Tutte le aziende, però, stanno andando in questa direzione e non sarà più l’unico. Ha già pensato al futuro?

“La mia azienda ha valori che sono riconosciuti da chi acquista i nostri prodotti e credo che difficilmente questi clienti ci tradirebbero. Detto questo, credo che la diversificazione ci sarà sempre e ci sarà spazio per tutti i brand”.

Il presidente lecchese

A chiudere l’interessante serata il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva: “Dobbiamo arrivare a essere imprenditori che comincino a pensare non solo a produrre ma anche a come produrre. Condivido molto il concetto dell’educazione dei nostri clienti, perchè molto poi dipende da noi. E’ stato un ciclo di incontri molto interessante: il nostro obiettivo era quello di farci pensare e ragionare, aprendo le nostre teste a un mondo che sta cambiando e penso che ci siamo riusciti. Oggi ci ha portato in un mondo straordinario, quasi delle favole, ma anche in un mondo dove i sogni si possono realizzare”.

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