Metalmeccanico: nel Lecchese 23 aziende in crisi

Si tratta di realtà che hanno oltre 400 dipendenti.

Metalmeccanico: nel Lecchese 23 aziende in crisi
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In assenza di efficaci politiche industriali, la ripresa dell'industria metalmeccanica lombarda stenta a decollare. Lo evidenzia il 45° Rapporto sulle situazioni di crisi dell'Osservatorio della Fim Lombardia, relativo al 1° semestre 2018, presentato questa mattina nella sede regionale Cisl di via Vida a Milano. Sono ancora 8.448 i lavoratori lombardi coinvolti da cassa integrazione, soprattutto straordinaria, e mobilità, nel primo semestre 2018. A Lecco, in particolare ci sono  23 aziende in crisi.  Il report dell’Osservatorio sulle crisi della Fim Cisl Lombardia conferma la contrazione delle imprese coinvolte da situazioni di crisi. Il dato, infatti, è pressoché stabile a 324 imprese, mentre si riduce dell’8,18% il numero dei lavoratori complessivamente coinvolti.

23 aziende in crisi nel Lecchese

A Lecco sono 23 e aziende del settore in crisi che occupano, in generale 409 lavoratori. I territori maggiormente coinvolti nel semestre sono quelli di Milano (39,49%), Brianza (19,63%), Varese (7,62%) e Bergamo (7,03%). Seguono Brescia e Cremona con il 6% circa.

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I dati mostrano la preponderanza dell’intervento di cassa integrazione ordinaria e la sua distribuzione nei diversi territori. Nella nostra provincia sono 296 i lavoratori in cassa ordinaria

La situazione in Lombardia

Nel 1° semestre 2018 sono state colpite dalla crisi 325 aziende (323 nel semestre precedente) e 8.448 lavoratori (9.201 nel periodo precedente). Resta stabile il numero delle imprese coinvolte dalla cassa integrazione ordinaria, 267 aziende contro le 263 del semestre precedente, e diminuisce, seppur di poco, il numero di lavoratori coinvolti (6.402 contro i 6.847 del semestre precedente). Più decisa la riduzione della cassa integrazione straordinaria, quasi dimezzata, utilizzata in 23 aziende (42 nel semestre precedente) con un conseguente calo del numero di lavoratori coinvolti che scende a quota 1.190 (1.961 nel semestre precedente). Cresce, invece, il ricorso alla mobilità che sale a quota 35 aziende (22 il semestre precedente) con un conseguente incremento del numero di licenziamenti che si attestano a 856 (383 nel semestre precedente), mantenendosi su livelli di guardia.

Cassa straordinaria e licenziamenti

Il 10% degli interventi di cassa integrazione straordinaria è rappresentato dalla cig in deroga, il provvedimento straordinario che vale per i lavoratori delle piccole aziende privi della copertura di ammortizzatori sociali, che cala rispetto al 2015 ma solo a causa della maggiore selettività dei requisiti. Resta alto il numero dei licenziamenti, in aumento rispetto al semestre precedente, che si attesta a quota 856 aggiungendosi alle migliaia dei semestri precedenti. Negli ultimi 4 semestri i lavoratori licenziati sono stati complessivamente 4.160, una conferma del persistere della crisi e della deresponsabilizzazione di diverse aziende rispetto all’impatto sociale.

Contratti di solidarietà

Diminuisce il numero dei contratti di solidarietà che passano dai 14 dello scorso semestre agli 8 di quello attuale, e si riduce il numero dei lavoratori interessati da questo ammortizzatore che scendono da 1.097 a 320, confermando il trend di riduzione. Il totale degli accordi stipulati negli ultimi 4 semestri è pari a 73 per un totale di 6.507 lavoratori. Numeri che, seppur in calo, fanno totalizzare oltre 2.000 posti di lavoro salvati a conferma della bontà di uno strumento di solidarietà e redistribuzione del lavoro vero, che si aggiungono alle migliaia di posti di lavoro salvati nei semestri precedenti durante gli anni di crisi.

Donegà

"Se consideriamo il calo degli interventi di cigs in riferimento alla ripresa decisa della mobilità, possiamo dedurre che alcune imprese abbiano finito il periodo di utilizzo degli ammortizzatori sociali conservativi e si trovano, quindi, nelle condizioni di dover procedere a riduzioni del personale”, osserva il segretario generale della Fim Cisl Lombardia, Andrea Donegà. “E’ evidente che sebbene si registri una conferma della riduzione del ricorso agli ammortizzatori, le aziende metalmeccaniche lombarde faticano ad agganciare la ripresa ed occorre quindi che a livello regionale e nazionale si ritorni a fare politica industriale - aggiunge -. Preoccupano, inoltre, le ripercussioni dello stallo della vertenza Ilva e dei dazi di Trump sul tessuto industriale lombardo”.

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