Mediaworld, continua lo stato di agitazione

Dopo le due giornate di protesta del 2 e 3 marzo, prosegue la mobilitazione indetta dai sindacati.

Mediaworld, continua lo stato di agitazione
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Continua lo stato di agitazione a Mediaworld. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno dichiarato ulteriori 8 ore di sciopero da programmare a livello territoriale "in modo articolato e improvviso".

Crisi Mediaworld

Dopo le due giornate di protesta del 2 e 3 marzo, prosegue la mobilitazione indetta dai sindacati contro la decisione unilaterale della società di distribuzione di elettronica di consumo Mediamarket di chiudere i punti vendita di Grosseto e di Milano Stazione Centrale e di trasferire i lavoratori della sede di Curno nel bergamasco a Verano Brianza e dei 17 punti vendita Mediaworld di Cosenza, Sassari, Molfetta, Genova, Roma, Torino, Caserta e Napoli coinvolti dal contratto di solidarietà in scadenza il prossimo 30 aprile. A Lecco  i dipendenti della sede di via Bruno Buozzi  avevano organizzato un presidio proprio il 3 marzo.

"Comportamento inaccettabile

"Riteniamo  il comportamento di Mediamarket inaccettabile" -hanno denunciato i sindacati in un comunicato congiunto. "Dietro ai trasferimenti si cela la volontà di spingere i lavoratori alle dimissioni. All’arroganza dell’azienda è necessario rispondere duramente, quindi dopo lo sciopero del 2 e 3 marzo e di questa proclamazione, seguiranno ulteriori mobilitazioni".

Spada di damocle su 700 lavoratori

La funzionaria sindacale della Fisascat Cisl Elena Maria Vanelli rilancia l’allarme occupazione per oltre 700 addetti del gruppo della grande distribuzione organizzata: "La crisi aziendale deve essere affrontata con misure straordinarie condivise con le rappresentanze dei sindacati volte al mantenimento dei posti di lavoro attraverso un serio piano di rilancio industriale capace di risollevare le sorti dei negozi del retail e di fronteggiare la crescita esponenziale del comparto e-commerce".

Tavolo di confronto al Ministero

A breve la vertenza sarà discussa al ministero del Lavoro. La data non è stata ancora stabilita, ma c’è la disponibilità da parte del ministro nell’aprire un tavolo di confronto.

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