La nuova sfida di Technoprobe: creare un polo di eccellenza in Italia
L’azienda apre due nuovi sedi (a Cernusco e Agrate) e assume 100 nuovi addetti
«Vogliamo creare un polo tecnologico di eccellenza in Italia». E' questo il sogno di Roberto e Cristiano Crippa, azionisti di maggioranza di Technoprobe di Cernusco Lombardone, la multinazionale tascabile leader nella produzione di apparecchiature per testare i chip dei colossi dell’hi-tech mondiale. Una splendida realtà che negli ultimi dieci anni ha decuplicato il proprio fatturato, passando da 20 a 190 milioni di euro, mentre l'organico è progressivamente cresciuto fino a raggiungere gli attuali 1.200 addetti.
La nuova sfida di Technoprobe: creare un polo di eccellenza in Italia
E il nuovo stabilimento che verrà costruito su un'area di 4.000 mq ubicata proprio di fronte al headquarter di Cernusco, inaugurato solo a fine 2017, è un tassello strategico per raggiungere questo nuovo e ambizioso obiettivo. Un progetto per gettare la basi di una Silicon Valley in Brianza. «A giugno sono iniziati i lavori di demolizione di un vecchio capannone che avevamo acquistato - ci ha confidato l'imprenditore meratese - Il nuovo complesso si svilupperà su un solo piano e qui vi trasferiremo alcune produzioni ma soprattutto saremo in grado evadere tutte le richieste dei nostri clienti che oggi non riusciamo a soddisfare. L'impresa sta lavorando giorno e notte con l'obiettivo di consegnare il nuovo stabilimento, completo di tutti gli impianti, comprese le camere bianche, per fine febbraio».
Questo investimento testimonia una volta di più la scelta di mantenere il "cervello" di Technoprobe in Brianza.
«Sì, non abbiamo mai avuto dubbi. Siamo fortemente motivati a realizzare un polo tecnologico di eccellenza in Italia. Continuiamo fare le stesse cose: testiamo i microchip, ma vogliamo offrire nuovi prodotti e nuovi servizi ai clienti, soprattutto quelli che operano nel settore della telefonia. Stiamo investendo su cose nuove e proprio per questo motivo stiamo acquistando nuove competenze per riportare in Italia nuove tecnologie. Ad oggi abbiamo 502 brevetti tra attivi e pendenti e ogni anno ne registriamo dai 30 ai 40 grazie a un bel team di ricercatori, ingegneri e tecnici che risolvono le sfide che ci vengono proposte».
Un'azienda tecnologica e molto innovativa che vuole restare in Italia non rappresenta la regola...
«Lo diciamo da sempre: nonostante tutti i limiti in Italia si può investire e crescere. Negli ultimi anni abbiamo investito qualcosa come 60 milioni di euro, anche grazie a provvedimenti come Industria 4.0. Realizzare una nuova sede da noi, ad esempio, costa molto meno rispetto alla Silicon Valley. Per il nuovo capannone che abbiamo acquistato a Agrate Brianza abbiamo investito 2,5 milioni, se lo avessimo dovuto fare la stessa operazione in California avremmo dovuto spenderne 12».
Dopo il complesso di Cernusco pensate di aprire un nuovo stabilimento anche ad Agrate?
«Sì. E' stata un'occasione che non potevamo lasciar perdere: l'edificio si trova in un'area di circa 4.000 mq, in una posizione strategica, vicino all'autostrada. Abbiamo da poco presentato in Comune un progetto per ristrutturare il vecchio complesso e trasferire in questa sede le nuove produzioni; sono due anni che lavoriamo a questi nuovi progetti e contiamo di mettere a punto i primi prototipi entro fine anno per poi metterli in produzione nel nuovo plant di Agrate. Contiamo di averlo operativo per l'inizio della primavera 2021. Con l'Amministrazione comunale di Agrate, come del resto avviene da anni a Cernusco, abbiamo instaurato un buon rapporto e incontrato una positiva collaborazione. Vale la pena di restare in Italia, anche per questi motivi».