Industria in crisi, dazi e incertezze globali: Lecco a rischio frenata
"Per la CISL i conti pesanti che il nostro Paese rischia di pagare in più settori economici strategici, non possono ridursi a una sorta di compensazione delle perdite"

Dopo i timidi segnali di ripresa registrati ad aprile, con un +0,9% nella produzione industriale dopo oltre due anni consecutivi di calo, i dati Istat di maggio (-0,7%) hanno riportato un brusco risveglio. Le speranze di una vera ripartenza, sbandierate dal Governo, si scontrano con una realtà ben più fragile. Nelle aree produttive di Lecco e della Brianza, i segnali di allarme si moltiplicano. La "denuncia" arriva dalla Cisl.
Industria in crisi, dazi e incertezze globali: Lecco a rischio frenata
La manifattura italiana si muove su un crinale sempre più instabile. Alcuni casi emblematici – STMicroelectronics, Peg Perego, Riello – mostrano come anche aziende storicamente solide siano esposte a rischi concreti, soprattutto in termini occupazionali. Il tessuto industriale di Lecco e della Brianza, da sempre trainante per l’economia lombarda e nazionale, oggi si trova a fare i conti con un contesto globale incerto e penalizzante.
I principali responsabili? Le tensioni commerciali internazionali, in particolare la guerra dei dazi. La politica economica degli Stati Uniti, sotto la spinta dell’ex presidente Trump, ha innescato un effetto a catena: da una parte, le merci europee diventano meno competitive per via dell’apprezzamento dell’euro (+13% sul dollaro e su diverse valute asiatiche); dall’altra, i prodotti cinesi, respinti dal mercato americano, invadono l’Europa, creando squilibri e concorrenza sleale.
A risentirne è anche il turismo interno, con una vitalità che si affievolisce: il calo del potere d’acquisto spinge sempre più italiani a scegliere mete estere più economiche, a discapito delle economie locali.
Anche se alcuni indicatori sembrano positivi – inflazione stabile al 2%, crescita dei consumi famigliari nel primo trimestre (+1,2%), occupazione su livelli ancora alti – la ripresa stenta a decollare. Prevale l’attendismo. Aumenta la propensione al risparmio e si rafforza l’incertezza.
Il nodo centrale resta quello salariale. I contratti sono da rinnovare, i salari stagnano, e il costo dei beni essenziali – come certificato dall’aumento del 3,1% del “carrello della spesa” – continua a crescere oltre l’inflazione. Senza un cambiamento deciso, gli investimenti rischiano di bloccarsi e con essi il lavoro.
Mirco Scaccabarozzi, Segretario Generale della CISL Monza Brianza Lecco, lancia l’allarme:
“L’annuncio di un accordo tra UE e USA sui dazi, seppur da approfondire nei dettagli, impone riflessioni serie. Il nostro Paese rischia di pagare un prezzo altissimo in settori strategici. Non possiamo limitarci a compensare le perdite. Serve una revisione profonda del modello produttivo”.
La Segretaria Generale Daniela Fumarola ribadisce:
“Bisogna ridurre la dipendenza dall’export e rilanciare la domanda interna, con salari e produttività in crescita. Senza questo, la ripresa sarà solo una chimera”.
Scaccabarozzi conclude:
“Ai sovranisti diciamo basta illusioni: l’isolazionismo porta solo ai margini. Italia ed Europa devono puntare su nuovi mercati, investire in innovazione e formazione. Serve un grande patto sociale per sostenere produzione, occupazione e partecipazione. Diversamente, resteremo ostaggio della retorica, mentre il lavoro e l’economia reale soffrono”.