Economia

Fumagalli: "Il futuro è nelle piccole imprese"

Presentato venerdì sera il libro scritto da Cesare Fumagalli e dalla figlia Michela, dedicato alle aziende

Fumagalli: "Il futuro è nelle piccole imprese"
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«Credo che il filo conduttore di questo libro sia il provare a cercare uno sviluppo sostenibile, il quale possa far crescere le imprese del territorio, aumentando non solo il benessere economico ma anche quello sociale». Così Cesare Fumagalli descrive in poche parole il suo libro “Piccola impresa, indicativo futuro. L’intelligenza del polpastrello”, scritto insieme alla figlia Michela, edito da Guerini e Associati.

 

Fumagalli: "Il futuro è nelle piccole imprese"

Dopo 16 anni di segreteria generale della Confartigianato, oggi membro della segreteria nazionale del Partito Democratico con il ruolo di responsabile dello sviluppo economico, terzo settore e missione PMI, Fumagalli conosce molto bene le esigenze e le problematiche delle piccole imprese sul territorio, precisando che la credenza “più grande è meglio è” non è sempre la soluzione. «Quello che è successo negli ultimi anni è che il nostro modello di sviluppo si è adeguato a modelli stranieri, che rispondevano ad interessi poco legati al territorio lecchese e lombardo. È senza ombra di dubbio vero che la dimensione delle imprese è determinata dal mercato, ma non sono d’accordo su, per esempio, stimoli fiscali che tendono a concentrare le aziende, dato che il raggruppamento non indirizza in ogni caso verso una maggiore produttività. Pensiamo alla manifattura, la nostra piccola e media impresa ci permette di stare tra i primi cinque Paesi del mondo che più guadagnano nell’export, questo non è un caso». Fumagalli riflette inoltre sui due anni appena trascorsi di Pandemia, definita da molti come la tempesta perfetta per la sopravvivenza delle imprese territoriali, «ma se andiamo a guardare i dati del Censis, le imprese fino a 5 dipendenti a febbraio 2022 sono in numero maggiore rispetto al 2019. Questa crescita è simbolo di resilienza, che potrà essere sostenuta nell’ambito del PNRR, perfezionando per esempio le tecnologie applicate in azienda. Ma questi dati in controtendenza ci dicono come il modello di sviluppo basato sulla piccola impresa diffusa sul territorio non è da consegnare al passato, ma è un ponte per il nostro futuro, che ha permesso al territorio di superare le crisi devastanti degli ultimi anni ed è per questo che va tenuto stretto».

Il "caso Premana"

In dialogo con Giancarlo Ferrario, direttore editoriale Netweek, Fumagalli cita un passaggio contenuto nel libro riferito a Premana, «distretto con una pessima logistica per via anche delle difficili vie di comunicazione e collegamenti esterni, ostacoli teoricamente proibitivi per portare avanti un sistema produttivo. Eppure, grazie alle capacità che si sono stratificate sul territorio con la fusione di sapere tra gli imprenditori, Premana oggi conta fabbricazione di lame che solo la tecnologia non riuscirebbe a fare, dimostrando che l’intelligenza del polpastrello è più che mai fondamentale».

Il legame tra industria e intelligenza del polpastrello

Il legame tra industria e intelligenza del polpastrello è al centro del libro, reso più emblematico da un aneddoto legato alla Lamborghini. Fumagalli racconta come “nella fabbrica principale in Emilia-Romagna vi sia una catena di montaggio incredibile, con tecnologie di ultimo livello. Nonostante ciò, all’ultimo step del processo non c’è nessun macchinario, ma soltanto un uomo che col tatto prova a identificare le minime imperfezioni. Questo è un tempio per l’intelligenza del polpastrello, straordinario pezzo d’Italia”.

Questa eccezionale caratteristica, prosegue Fumagalli, non è però al centro di una vera e propria comunicazione. «Come Paese ci consideriamo troppo indietro, per questo ci viene facile accodarsi in scia. Credo però che con le risorse del PNRR si riuscirà a fare leva sulla necessità di avere imprese diffuse sul territorio, ed è per questo che è necessario diffondere tale convincimento anche ai governi che verranno».

Il mondo delle PMI italiane

La mancanza di una comunicazione adeguata è, inoltre, una delle cause per cui oggi i giovani non siano attratti dal mondo delle PMI italiane. «L’aspetto formativo è al centro del dibattito da ormai molti anni e poco si è fatto. Negli ultimi tempi con la formazione duale si è imboccata la giusta strada, ma purtroppo penso che questo rimanga il vero punto debole. La piccola azienda deve investire in attrazione, aiutata se serve dalle amministrazioni pubbliche, affacciandosi al mondo scolastico e universitario per evitare una dispersione di sapere e conoscenza».

L’opera, ci tiene a specificare Fumagalli, «non è rivolta con malinconia ad un passato che non esiste più, ma si rivolge verso nuovi modelli di impresa che devono essere in sintonia col territorio, il quale ha una capacità unica di modellare distretti produttivi. Questo legame è parte integrante della storia umana che consente di far vivere in armonia comunità e imprese, condizione necessaria per avere sviluppo economico, sociale ed ambientale».

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