Economia lecchese: la crescita ahimè rallenta

Lorenzo Riva: "Un quadro non confortante, anche se nelle a prevalere è ancora la stabilità e i segnali di rallentamento sono per il momento meno marcati"

Economia lecchese: la crescita ahimè rallenta
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Economia lecchese: la crescita ahimè rallenta. E' quanto emerge dai dati dell’Osservatorio rapido sul mese di novembre, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Unindustria Como, tracciano un quadro in rallentamento rispetto ai livelli del mese di ottobre, in coerenza con le rilevazioni effettuate dal Centro Studi Confindustria a livello nazionale.

Qualche ombra sull'economia lecchese

Per tutti gli indicatori, ad eccezione di quello associato al fatturato, il giudizio prevalente continua ad essere la stabilità. Tuttavia, si registra anche un’elevata quota di indicazioni di diminuzione che sono più del doppio rispetto ai casi di aumento. Gli ordini sono stabili per oltre quattro imprese su dieci, ma risultano in frenata sia sul fronte domestico (39,4%), maggiormente penalizzato, sia sul versante estero (34%). L’attività produttiva si mantiene stabile per il 53,5% del campione, mentre è in contrazione per una realtà su tre (32,3%). Diverso l’andamento del fatturato, che evidenzia una prevalenza di giudizi di diminuzione (45,1%), più diffusi rispetto alle indicazioni di stabilità (32,4%) e a quelle di aumento (22,5%).La capacità produttiva impiegata dalla imprese del campione si attesta a quota 78,6%, sostanzialmente in linea con quanto esaminato a settembre (76,2%). Eterogeneo l’andamento delle imprese del campione, con differenze collegate al settore merceologico di appartenenza. Se in linea generale si registra un rallentamento degli indicatori, la contrazione colpisce in modo diverso realtà metalmeccaniche (meno colpite), aziende tessili (più penalizzate) e imprese degli altri settori.

Ritardi nei pagamenti

Le situazioni di insolvenza e di ritardo dei pagamenti che continuano ad interessare oltre quattro imprese su dieci (41,7%), unitamente alla fase di aumento dei costi delle materie prime (rilevato dal 30,1% del campione), restano alcune delle principali criticità per le realtà di Lecco, Sondrio e Como. A questi si aggiunge il limitato orizzonte di visibilità sugli ordini, che per quasi quattro imprese su dieci (37,7%) non raggiunge il mese.

I rapporti con le banche

Dall’esame dei giudizi riguardanti il rapporto tra le imprese del campione e gli Istituti di credito emergono condizioni stabili, come indicato dall’87,4% del campione. Stabili anche i giudizi riguardanti lo scenario occupazionale, così come le aspettative formulate per le prossime settimane.

Il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva

 

“Il nostro territorio rispecchia in linea di massima le rilevazioni del Centro Studi Confindustria che, riguardo al periodo finale dello scorso anno, segnalano una domanda interna debole accompagnata da fiducia delle imprese manifatturiere in peggioramento e previsioni di export negativo per il quarto trimestre dell’anno - evidenzia il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva. Un quadro non confortante, anche se nelle nostre province a prevalere è ancora la stabilità e i segnali di rallentamento sono per il momento meno marcati. Sul territorio, infatti, i dati rilevati sono disomogenei, influenzati anche dalle diverse dinamiche settoriali, ma è inevitabile osservare che anche se i livelli occupazionali sono ancora stabili i segnali di ripresa si stanno progressivamente riducendo. Sicuramente il nostro livello di attenzione resta alto e, ancora una volta, dobbiamo portare l’attenzione sul fatto che solo quando l’impresa verrà messa al centro delle politiche economiche saremo in grado di recuperare e guardare al futuro con maggiore fiducia”.

Giulio Sirtori, direttore generale

“Sicuramente - evidenzia il Direttore Generale di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori - le imprese non stanno comunque ferme, in attesa di essere tenute in maggiore considerazione nell’ambito di un piano di sviluppo complessivo del Paese, e continuano ad investire per mantenersi competitive. Tuttavia, la mancanza di risorse umane formate in ambito tecnico-industriale è ancora un nodo critico. Proprio per questo lo scorso anno abbiamo investito molto nei progetti dedicati all’ambito education e allo sviluppo del rapporto fra scuola e imprese: un percorso avviato già da tempo che ci vedrà sicuramente impegnati anche per il futuro”.

 

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