Crisi energetica, vera emergenza a Lecco: la testimonianza degli imprenditori
Importante momento di discussione ieri durante la prima tappa del roadshow regionale
La crisi energetica è «la contingenza» devastante, l’emergenza nazionale cui il mondo produttivo tiene sempre più drammaticamente botta denunciando l’inerzia anzitutto dell’Europa. Ma occorre focalizzarsi oltre, «individuare, nel dialogo con le istituzioni, filoni e prospettive, contenuti strutturali che ci permettano guardare alle linee di superamento della situazione attuale». Perché «ne verremo fuori, dobbiamo essere convinti di questo»: Plinio Agostoni, presidente di Confidustria Lecco Sondrio, ha introdotto con questo spirito la prima tappa del roadshow regionale «50 Traguardi per la Lombardia». E’ partita ieri, mercoledì 14 settembre 2022 da Lecco l’iniziativa itinerante organizzata in collaborazione con le associazioni territoriali di Confidustria Lombardia per avvicinare le istanze di imprese e territori ai rappresentanti politici di Regione Lombardia, approfondendo tematiche strutturali (capitale umano, digitalizzazione e innovazione, infrastrutture, transizione ecologica, welfare e sanità).
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Crisi energetica, vera emergenza a Lecco: la testimonianza degli imprenditori
Alla tavola rotonda nella sede di Confindustria Lecco Sondrio, l’assessore regionale allo Sviluppo economico Guido Guidesi ha discusso il tema delle filiere produttive. Interlocutori tre imprenditori, titolari di aziende che rappresentano l’eccellenza territoriale: Gianluca Brenna, della «Stamperia di Lipomo», storica impresa tessile; Elena Maria Carla Torri di «Icma» che a Mandello, dal 1933, «nobilita» la carta producendo packaging per le aziende del lusso; Giuseppe Ghelfi , terza generazione della «Ghelfi Ondulati» di Buglio in Monte, scatolificio leader in Italia e in Europa nel settore degli imballaggi.
Ineludibile punto di partenza, l’emergenza energetica. Dario Voltattorni, segretario generale di Confidustria Lombardia, ha citato il dato che fotografa il momento: nel 2019 la spesa sostenuta dall’industria lombarda per l’energia era di 2,8 miliardi di euro, nel 2022 siamo già 25 miliardi. La ricaduta è anzitutto sulla competitività delle imprese, a livello europeo non solo internazionale: «Dobbiamo partire dagli stessi blocchi di partenza, invece rispetto ad altri Paesi comunitari siamo 25 passi indietro». E «da soli non si va da nessuna parte, solo nel dialogo si riesce a costruire qualcosa».
A moderare l’incontro la giornalista del Sole24Ore Chiara Piotto.
Il primo giro del tavolo ha scandagliato la preoccupazione degli imprenditori
«C’è il timore forte di un rallentamento dei consumi conseguente alle difficoltà economiche delle famiglie - ha esordito Brenna, filiera del tessile - Non capisco perché per la pandemia si sia subito dichiarata l’emergenza nazionale e per lo stato di guerra in cui versiamo adesso no».
Ghelfi, portavoce della filiera della carta alle prese con il costo triplicato delle materie prime, oltre che dell’energia, ha però subito indicato una rampa di uscita: «Bisogna ripartire dalle persone, che ci sono. Senza piangerci addosso. Bisogna cambiare metro, modo di lavorare». Investire nel futuro, come ha pur fatto la «Icma», 90 anni di storia, che ante pandemia ha puntato a certificare la propria filiera all’insegna della sostenibilità green. vero è che oggi «i nostri fornitori ci comunicano che chiuderanno perché i costi sono troppi alti. La domanda però resta e si sposta ad approvvigionarsi da un’altra parte, dai nostri “vicini di casa” che rispetto a noi sono avvantaggiati».
Guidesi ha messo sul tavolo metodo e risultati ottenuti da Regione Lombardia per fronteggiare le emergenze, a partire da quella pandemica sanitaria: «Si è fatto sistema, difficile spiegarlo all’estero, ma anche a chi non è lombardo. E’ la capacità di svestirci dei panni politici e darci una mano l’un l’altro. L’abbiamo fatto a volte subendo la contestazione di travalicare le nostre competenze, e allora si è cercato di portare soluzioni e proposte a chi doveva decidere».
Con il problema energetico la china è in salita
«Ci hanno considerati allarmisti quando abbiamo detto che pure questa era una pandemia, da trattare come tale per permettere alle nostre aziende di competere. Chiedendo che la Ue faccia da regolatore del mercato, perché tutti si parta dagli stessi blocchi e si vinca grazie a creatività, capacità di innovazione, flessibilità del servizio, qualità in cui i lombardi eccellono». Regione Lombardia ha messo a disposizione strumenti per l’efficientamento energetico e per il credito alle imprese. «Dove la nostra competenza finisce, cercheremo di mantenere l’atteggiamento propositivo - ha dichiarato Guidesi - Il nostro limite è nella capacità di ascolto e considerazione del problema: le non risposte da parte dell’Europa sono eclatanti. L’atteggiamento sovranista di alcuni Paesi è evidente». Che fare? «Abbiamo fatto scelte che determinato grandi cambiamenti, messe a terra il 98% delle risorse che avevamo disponibili. Un lavoro di squadra andato nella giusta direzione. Usciremo dall’emergenza insieme, ancora una volta, bisogna alzare un po’ il tono di voce».
Ma quali le strategie adottano in extremis le imprese per tener botta? Delocalizzare?
«Siamo una piccola azienda famigliare, imbullonata al territorio - ha detto Brenna - Non vediamo il nostro futuro da un’altra parte. Per questo abbiamo bisogno di un rapporto stretto con le istituzioni. Necessitiamo di dialogo e vicinanza. A suo tempo abbiamo spinto le nostre aziende ad investire sulla sostenibilità, ma oggi queste stesse aziende sono alle prese con la loro sopravvivenza. Ho sentito colleghi che pensato di sostituire il gas con il pericolosissimo gpl. Se non si agisce tempestivamente, le aziende fanno quello che possono per salvarsi, anche le scelte più temerarie. Non sono gli onesti che vanno avanti, ma i banditi, che non hanno paura a far correre rischi alle proprie strutture produttive e ai collaboratori. Chiedo decisioni tempestive, per permettere a aziende di rifocalizzarsi su temi che insieme abbiamo lanciato». Ghelfi ha tenuto il punto: «La nostra è una azienda piccola, 110 milioni di fatturato, ma molto attenta alla sostenibilità. Si riparte dalle persone, che sono la base delle aziende. Purtroppo siamo in Italia. In Francia e in Spagna hanno costi più bassi. Non so quanto le istituzioni possano aiutarci ora come ora. Ci vorrebbe un’Europa più unita. Non dobbiamo però piangerci addosso. A costo di perdere soldi andiamo avanti. Abbiamo 28 brevetti che ci fanno risparmiare. La digitalizzazione può permetterci di eliminare dalla filiera tutti gli sprechi. A volte abbiamo i mezzi ma non li usiamo».
La Imca ha investito nel fotovoltaico e punta all’indipendenza energetica. «Abbiamo installato gli ultimi pannelli un anno fa, aspettiamo che ci accendano la corrente. Oltre a questo ci siamo chiesti cosa potessimo fare meglio. Cerchiamo di capire come ottimizzare i processi per essere più efficienti, e focalizzare di conseguenza gli investimenti. E’ un percorso avviato alcuni anni fa, accelerato dalla pandemia e dalla crisi energetica, e non si fermerà quando quest’ultima finirà. E’ un cambio di paradigma e l’occasione per schiacciare il piede sull’acceleratore».
Al tavolo si è toccato anche il tema delle «comunità energetiche».
Il Consiglio regionale lombardo ha approvato all’unanimità una legge al riguardo, andando allo scontro con il governo centrale
«Abbiamo messo una struttura tecnica a disposizione per accompagnare il processo, nonché risorse, con un bando per i Comuni sotto i 5mila abitanti - ha ricordato Guidesi - Ma mancano i decreti attuativi del Governo. Da dieci mesi il Ministero della transizione ecologica tergiversa».
Mentre le aziende chiedono di essere messe nelle condizioni di poter programmare il proprio futuro: «Questa la cosa che principalmente manca oggi per i costi della energia. E’ certo che non si può lavorare in perdita, ma le aziende lombarde sono disposte a qualunque cosa pur di conservare le quote di mercato». Aziende che nel loro sviluppo tecnologico sono sempre molto più avanti della norma: «Lasciamole allora più libere di agire. Dobbiamo avere la flessibilità di aiutarle non in base all’indicazione che diamo noi, ma a quello che ci dicono loro».
Crisi energetica: obiettivo dipendere meno dalle importazione estere
Regione Lombardia sta cercando, con un bando, di sostenere i progetti di economia circolare grazie ai quali si potrebbe dipendere meno dalle importazione estere: «Non è questione di sovranismo, ma di indipendenza economica - ha rivendicato Guidesi - Abbiamo poi un grande potenziale non ancora sviluppato, quello della interconnessione dei knowout delle aziende. Aziende che potrebbero fare sistema, mettere insieme strategicamente le loro progettualità, ma che non si parlano».
Domanda secca agli imprenditori: se avessero un bonus da 100mila euro a disposizione che farebbero?
Brenna: «A prescindere dalla contingenza, continuerei sul piano degli investimenti nella digitalizzazione che ha permesso a imprese di riorganizzarsi e riposizionarsi con apparati produttivi moderni e efficienti».
Ghelfi: «Non è vero che “piccolo è bello”. Da solo il piccolo è morto. Se non ci aggreghiamo, verremo cancellati perché i cambiamenti oggi sono veloci. Incrociare i dati, le informazioni per una filiera è essenziale. Possiamo andare avanti tutti insieme».
Torri: «Investirei nell’innovazione e ottimizzazione dei processi, cosa che il mercato mi chiedeva già prima. Occorre essere attenti a gestire le esigenze contingenti, ma senza perdere di vista la direzione del mercato. Investirei in informazione».
Cosa chiedere al futuro ministro dello sviluppo economico?
Brenna: «Non c’è bisogno di tanti ingredienti per fare buon piatto, ma di una direzione. Chiederei di aiutarci nel percorso della sostenibilità che è il driver del futuro».
Ghelfi: «E’ nella provincia, nel rapporto con il territorio, che si evolve e si fa l’Italia. Il Governo dovrebbe cercare di emulare quello che fa un imprenditore italiano che fa del territorio la sua forza e nel territorio ridistribuisce la ricchezza della sua attività. Gli imprenditori che conosco non dormono per la responsabilità che sentono per i loro dipendenti».
Torri: «Dobbiamo fare in modo che nostre aziende siano attrattive per i nostri dipendenti. Non possiamo farlo da soli. Occorre una vera condivisone con il territorio, da cui arrivano forza lavoro, maestranze, competenze».
Guidesi: «Consiglierei al futuro ministro dello sviluppo economico di ascoltare di più i territori. Il Lavoro non si sostiene se non si sostiene chi lo genera. Ovvero le imprese. E’ così che funziona. I nostri servizi vengono messi a disposizione attraverso tasse che le imprese pagano»