Premio letterario Antonia Pozzi: la Rosa d'argento a Marco Termenana
Per il libro "Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli"

"Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli", il libro di Marco Termenana ha vinto la Rosa d’Argento, il riconoscimento simbolo della città di Roseto degli Abruzzi attribuito in occasione della nona edizione del Premio Internazionale di Letteratura "Per troppa vita che ho nel sangue – Antonia Pozzi".
Premio letterario Antonia Pozzi: la Rosa d'argento a Marco Termenana
Al vincitore che si è distinto con un’attività o un’opera di alto contenuto sociale viene assegnata la Rosa, un tributo prestigioso in passato andato a personaggi come Papa Wojtyla, Gino Strada e Roberto Vecchioni.
Il concorso, ideato dalla poetessa Caterina Silvia Fiore e patrocinato dal Comune di Pasturo, quest’anno ha ospitato cinque sezioni che spaziano dalla poesia alla narrativa edita. Le opere sono state giudicate da una prestigiosa Giura presieduta da Ave Comin, scrittrice, ricercatrice e studiosa di Alda Merini e Antonia Pozzi, una delle voci poetiche femminili più importanti del primo Novecento.
Ieri, sabato 21 giugno 2025, si è svolta la cerimonia di premiazione al Teatro Colombo di Pasturo, con esecuzioni di brani musicali al pianoforte dell’artista Antonietta Incardona e letture dell’attrice Chiara Turrini.
"Mio figlio", da luglio 2021 ad oggi ha ottenuto 70 riconoscimenti in tutta Italia. Continua a girare tra i banchi di scuola, con gli studenti che, dopo averlo letto, incontrano e dibattono con l’autore, di solito collegandosi da remoto. Diverse amministrazioni comunali hanno anche invitato Marco Termenana per tenere serate per famiglie e adulti. A novembre 2023 il libro è stato opzionato (lo studio di fattibilità per tradurre il testo in pellicola, n. d. r.) dalla Società di produzione cinematografica Zoorama srl di Roma ed è attualmente in corso la definizione del budget di produzione.
L’autore
Con lo pseudonimo di El Grinta, Marco Termenana ha già pubblicato "Giuseppe". La storia racconta del vero suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli quando, in una notte del marzo 2014, apre la finestra della sua camera, all'ottavo piano di un palazzo a Milano e si lancia nel vuoto. Il volume propone una lucida testimonianza di un papà che scrive delle difficoltà della famiglia alle prese con il mal vivere di chi si è sentito sin dall'adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, suo alter ego femminile. Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori. Dall’epigrafe sulla targa consegnata ieri dalla Giuria all’autore e a firma del sindaco di Roseto, Mario Nugnes, si legge infatti molto esplicitamente: "[…] al racconto di un padre che scopre il dolore di non capire".
"Non sono uno scrittore ma un papà che ha scritto solo per ritrovare Giuseppe perché il dolore era (ed è) atroce e non si sopravvive senza un adeguato meccanismo compensativo, che ho trovato nella scrittura - le parole di Marco Termenana - La mia disperazione viene sempre scambiata per coraggio o per incoscienza, ma, sta di fatto, che sono solo un 'testimone oculare involontario'. Credo poi che quello che sto vivendo in questi anni con "Mio figlio", più che un successo letterario, sia il chiaro segnale della voglia di tutti noi di riflettere, migliorarsi e, in definitiva, capire di più i nostri figli".
L’autore è contattabile attraverso la sua pagina Facebook "Marco Termenana".